L’ex terrorista dei NAR Gilberto Cavallini è stato condannato all’ergastolo per concorso nella strage di Bologna
Gilberto Cavallini, ex terrorista dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), organizzazione terroristica neofascista attiva in Italia tra gli anni Settanta e Ottanta, è stato condannato all’ergastolo dai giudici della Corte d’Assise di Bologna per concorso nella strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, in cui morirono 85 persone.
Cavallini è stato condannato per aver aiutato Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini – condannati in via definitiva come esecutori materiali dell’attentato – ospitandoli nella sua casa a Villorba di Treviso prima della strage e procurando loro documenti falsi e un’auto.
Cavallini era stato arrestato nel 1983 e condannato a diversi ergastoli per banda armata e per gli omicidi commessi tra il 1979 e il 1981. Attualmente è detenuto a Terni, in regime di semilibertà provvisoria. Così come anche Mambro e Fioravanti, pur ammettendo di aver compiuto diversi omicidi e attentati terroristici quando faceva parte dei NAR, Cavallini ha sempre negato il suo coinvolgimento nella strage di Bologna.
Lo ha ribadito anche oggi, prima della sentenza: «Sono in carcere dal settembre ’83, oltre 37 anni. Sono anni di galera che mi sono meritato, li ho scontati tutti e dovrò scontare ancora. Ho meritato condanne. Ma non accetto di dover pagare quello che non ho fatto, sia in termini carcerari sia di immagine. Tutto quello che abbiamo fatto come NAR lo abbiamo fatto alla luce del sole, a viso scoperto, rivendicando ogni azione. Ci siamo resi conto che quello che abbiamo fatto è stato inutile o comunque sbagliato […] Non accetto la falsificazione della nostra storia. Tutto il resto non ci appartiene. Abbiamo lasciato in mezzo alla strada molte vite umane, anche di nostri camerati e amici. Se voi pensate che dei ragazzini di poco più di 20 anni siano gli esecutori di ordini di gruppi di potere come la P2 o la mafia, fate un grosso errore», sono state le parole di Cavallini, riportate da Repubblica.