Il disboscamento illegale in Romania è una cosa violenta
E pericolosissima per le foreste vergini del paese, le più ampie d'Europa: forse però qualcosa si sta muovendo
La Romania ospita più della metà delle rimanenti foreste vergini d’Europa, cioè quelle che finora non sono sostanzialmente state intaccate dall’attività umana. Creano un ecosistema unico, dove vive circa il 30 per cento dei grandi carnivori europei, come orsi, lupi e linci, e paragonabile soltanto alle grandi foreste polacche. Ma sono seriamente minacciate dal disboscamento illegale, attività che ogni anno produce una quantità di legname superiore a quella prodotta dal disboscamento legale, e che in Romania ha assunto i contorni di una vera e propria mafia, come hanno raccontato di recente Guardian e BBC News.
Dal 2014, infatti, sei guardiaparco sono stati uccisi mentre sorvegliavano le foreste romene: due soltanto negli ultimi mesi del 2019. L’ultimo in ordine di tempo si chiamava Liviu Pop, era padre di tre figli ed è stato ucciso a colpi di fucile mentre stava indagando su un caso di disboscamento illegale nel distretto di Maramureș, nel nord del paese. Il suo omicidio ha provocato delle grandi proteste in Romania, verso la fine di ottobre, organizzate da Greenpeace Romania e altre associazioni ambientaliste, che hanno chiesto al governo di trovare i responsabili delle aggressioni e degli omicidi, e di rafforzare i controlli sul disboscamento illegale.
Il Guardian ha raccontato le storie di Ilie e Dumitru Bucșă, due abitanti del piccolo paese di Deia, nel distretto di Suceava, emarginati dalla comunità per aver denunciato ripetutamente casi di traffico di legname. Sono stati pestati, ed è stato versato dell’antigelo nel piccolo stagno della loro proprietà, che ha ucciso metà dei pesci che ci vivevano.
Negli ultimi mesi, le aggressioni contro i civili che hanno minacciato i trafficanti e contro i guardiaparco si sono intensificate, dopo che alcune leggi hanno complicato gli affari nel mercato nero di legname, provocando a loro volta un aumento di violenze e intimidazioni da parte di chi su quel mercato ci guadagnava. In totale gli attacchi ai guardiaparco sono stati 184 negli ultimi cinque anni: dopo le recenti proteste il parlamento romeno ha approvato una legge che permette alle guardie forestali di portare con sé una pistola sul lavoro. Crețu Ionuț, un guardiaparco che lo scorso ottobre era stato aggredito e la cui famiglia è stata minacciata, ha raccontato al Guardian che adesso cerca di non lavorare mai da solo.
Ma le organizzazioni ambientaliste locali avvertono che non è una questione di guardie forestali incorruttibili contro trafficanti di legname: molti infatti sono complici del disboscamento illegale, e ricevono laute tangenti in cambio del loro silenzio. Un guardiaparco che ha voluto rimanere anonimo ha spiegato al Guardian che lo fanno praticamente tutti, e che quando ha provato a segnalarlo ai superiori è finito nei guai.
Gheorghe Oblezniuc, un taglialegna, ha raccontato di aver lavorato nel traffico illegale di legname, disboscando in quantità superiori a quelle dichiarate nei documenti ufficiali e ottenendo poco più di 6 euro per metro cubo. «C’è stata una consegna per cui avevamo il permesso di tagliare 400 metri cubi, e ne abbiamo tagliati in realtà 2.400. I capi erano in combutta con le autorità locali e i guardiaparco. Tutti hanno ottenuto la loro parte» ha raccontato al Guardian.
Secondo un rapporto commissionato dal governo, ogni anno vengono disboscati illegalmente 20 milioni di metri cubi di legname, cioè più della quantità disboscata legalmente. Il governo è finora sembrato totalmente impreparato alle dimensioni del fenomeno, tanto che la stima sul disboscamento illegale è stata accettata ufficialmente soltanto dopo anni, dal nuovo ministro dell’Ambiente Costel Alexe. Ha spiegato che è un problema sia per l’ambiente sia per lo stato, che ci perde molti soldi, e che vuole approvare una misura – a lungo richiesta dagli ambientalisti – che cambi il modo in cui il governo assegna i lotti di foresta alle società che disboscano, in modo da controllare direttamente la quantità di legname prodotta.
Alexe sembra però piuttosto disilluso sulle reali possibilità del governo di fermare i disboscamenti illegali, che non sono responsabilità soltanto di pochi imprenditori criminali, ma di uno stratificato sistema di complicità e omertà. In gran parte è dovuto all’estrema povertà delle comunità rurali che vivono vicino alle foreste, i cui abitanti vengono facilmente assoldati dai trafficanti in cambio di pochi soldi in più, o di prezzi più economici sulla legna per scaldarsi d’inverno.
Ciprian Găluşcă, rappresentante di Greenpeace Romania, ha detto che il governo romeno, guidato dal Partito Nazionale Liberale di centrodestra, sembra aver adottato un nuovo approccio al mercato nero di legname, e che c’è qualche segnale incoraggiante. Finora si stima che soltanto il 2 per cento dei casi di disboscamento illegale sia stato sanzionato, ma sembra che la magistratura romena stia provando a perseguirli con maggiore convinzione. Il mese scorso, per esempio, Ilie Bucșă è stato convocato a Bucarest perché testimoniasse davanti alla procura nazionale sul crimine organizzato. Questa settimana, è stata annunciata una nuova indagine contro un guardiaparco accusato di aver rubato l’equivalente di oltre mezzo milione di euro in legname.