L’epoca d’oro dei lanciatori
La nuova straordinaria frequenza dei fuoricampo sta cambiando il baseball; i lanciatori che si sono adattati hanno ottenuto i contratti più ricchi di sempre
A dicembre i New York Yankees, la squadra di baseball più ricca e famosa al mondo che non vince le World Series – le finali della Major League – da undici anni, hanno ingaggiato il lanciatore partente Gerrit Cole, il più ambito giocatore senza contratto del campionato. È stato un trasferimento significativo, sotto diversi aspetti. Cole, tifoso degli Yankees fin da bambino, ha ottenuto il contratto più ricco mai firmato da un lanciatore nella storia della lega: 324 milioni di dollari in nove anni, quasi 100 milioni in più del precedente contratto più ricco per un lanciatore, firmato soltanto pochi giorni prima da Stephen Strasburg con i Washington Nationals.
Cole e Strasburg hanno ottenuto due ricchissimi contratti, dopo essersi affermati come i lanciatori più bravi dell’ultima stagione, per come hanno saputo adattarsi in modo efficace a una nuova epoca del baseball, quella dei fuoricampo. Escludendo il periodo precedente allo scandalo doping che costrinse la MLB a proibire l’uso di steroidi, quattro delle prime cinque stagioni con il più alto numero di fuoricampo sono avvenute infatti negli ultimi cinque anni. Nella stagione conclusa in autunno ne sono stati contati 6.776, un nuovo record e addirittura 2.590 in più del 2014.
Il colpo più spettacolare del baseball sta diventando quindi sempre più frequente e più importante, con evidenti ripercussioni sul gioco. Rischia infatti di far perdere al baseball tante delle sue sfumature, rendendo importante il singolo colpo decisivo rispetto alle tante e complesse dinamiche di accumulo dei punti in una partita: in pratica le squadre sarebbero più concentrate a ottenere punti velocemente servendosi appunto dei fuoricampo.
Leggi anche: L’epoca dei fuoricampo
Da tempo la MLB sta cercando di individuare una spiegazione completa a questo tipo di fenomeno, e di recente sembra essersi avvicinata. I metodi di preparazione più efficienti e la cosiddetta “Statcast Era”, il periodo attuale del baseball che prende il nome da un avanzato sistema di misurazioni istantanee che ha aumentato la mole di dati a disposizione degli analisti, hanno avuto sicuramente un certo peso. Ma tanti lanciatori in attività sostengono che tutti questi fuoricampo potrebbero essere motivati anche dal cambiamento delle manifatture delle palle da baseball, prodotte ancora tramite molti processi manuali e con materiali naturali.
Per cercare di venirne a capo, la Major League ha istituito un comitato di ricerca composto da otto persone, tra professori universitari e dirigenti della Rawlings, l’azienda che produce le palle dal 1977. Lo studio ha chiarito come prima cosa che non ci sono stati cambiamenti nei procedimenti di fabbricazione, come invece pensavano alcuni giocatori, e che le palle usate continuano a essere tutte diverse le une dalle altre per via dell’uso di materiali naturali e non sintetici. L’unica variazione riscontrata riguarda le cuciture, leggermente più strette che nel passato: questo le ha rese sì più aerodinamiche, ma soltanto del 35 per cento.
Secondo gli studi effettuati, le cuciture più strette hanno comportato il 60 per cento dell’aumento dei fuoricampo. Il comitato ha concluso ammettendo di non essere riuscito a individuare con precisione i fattori che hanno determinato l’altro 40 per cento, anche se uno dei componenti, Alan Nathan, professore di fisica all’Università dell’Illinois, ha suggerito che il nocciolo della questione sta “nelle variazioni delle condizioni di lancio”. Dati alla mano, si lancia sempre più forte e si cerca di colpire in modo altrettanto forte, senza più accontentarsi di colpi deboli utili solo a far guadagnare qualche base o qualche punto.
In sintesi, colpire una palla da baseball è sempre più difficile, e quando lo si fa, si cerca di farlo con più forza possibile, considerando anche le variazioni che riguardano l’aerodinamica. La MLB ha promesso di continuare a studiare il fenomeno e monitorare i processi di produzione delle palle, oltre a invitare giocatori e appassionati ad accettare i cambiamenti, dato che questi non sono imputabili alla lega.