C’è stato un altro attacco americano in Iraq?
È una notizia che circola da questa notte, ripresa da siti internazionali e da molti giornali italiani, ma è stata smentita sia dall'Iraq sia dagli Stati Uniti
Nella notte tra venerdì e sabato ha cominciato a circolare la notizia di un nuovo attacco compiuto dagli Stati Uniti in Iraq contro un convoglio di auto delle milizie sciite irachene filo-iraniane, simile a quello che la notte precedente aveva ucciso il potente generale iraniano Qassem Suleimani. Secondo le prime informazioni, riprese da diversi giornali internazionali e ancora in grande evidenza questa mattina sui siti di news italiani, nel bombardamento sarebbe stato ucciso un importante miliziano alleato dell’Iran. Dopo ore di notizie confuse, però, e dopo la smentita degli Stati Uniti di avere avuto a che fare con un altro attacco aereo, l’esercito iracheno ha detto che non c’era stato nessun bombardamento.
Capire cosa è successo è importante per il delicatissimo momento che stanno attraversando le relazioni tra Stati Uniti e Iran. Dopo l’uccisione di Suleimani ci si aspetta infatti una ritorsione iraniana, che potrebbe portare a un aumento significativo della tensione, o anche a una nuova guerra. Un altro attacco statunitense in Iraq, dopo l’uccisione di Suleimani e di alcuni leader delle milizie sciite irachene, significherebbe un notevole aumento della tensione: per questo è necessaria prudenza.
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La notizia che ha cominciato a circolare questa notte, e che è ancora online su diversi siti di news italiani, sosteneva che ci fosse stato un altro attacco americano in Iraq contro il convoglio di una milizia sciita irachena filo-iraniana: l’attacco, si diceva, era avvenuto vicino alla città irachena di Taji, a nord di Baghdad, e aveva ucciso sei membri delle Forze di mobilitazione popolare (note anche con la sigla PMU), organizzazione che riunisce sotto di sé una quarantina di milizie per lo più sciite e considerate molto vicine all’Iran e alle Guardie Rivoluzionarie iraniane, il corpo militare a cui apparteneva Suleimani. Le stesse PMU avevano confermato il bombardamento, per ragioni ancora non chiare.
La notizia del presunto coinvolgimento degli Stati Uniti era stata raccontata da una televisione irachena ed era continuata a circolare anche dopo la smentita del portavoce della coalizione militare in Iraq guidata dagli Stati Uniti, il colonnello Myles Caggins III, che aveva negato il coinvolgimento della coalizione nel bombardamento.
FACT: The Coalition @CJTFOIR did NOT conduct airstrikes near Camp Taji (north of Baghdad) in recent days.
— OIR Spokesperson (@OIRSpox) January 4, 2020
Un’altra informazione falsa era stata quella dell’uccisione nell’attacco di un importante miliziano iracheno filo-iraniano, Shibl al Zaydi, leader della milizia sciita Kataib al Imam Ali, parte delle PMU. Al Zaydi aveva però già detto questa notte di essere vivo, con un messaggio pubblicato su Twitter.
L’eventuale uccisione di altri leader miliziani iracheni sciiti da parte degli Stati Uniti potrebbe provocare una serie di conseguenze importanti anche nei rapporti tra governo americano e governo iracheno, diventati molto tesi con l’uccisione di Suleimani e di Abu Mahdi al Muhandis, importante leader all’interno delle PMU. Le milizie sciite irachene, infatti, oltre a essere molto legate all’Iran, dal 2018 fanno parte ufficialmente dell’esercito iracheno. Negli ultimi anni hanno combattuto insieme alle forze regolari irachene contro l’ISIS in Iraq, acquistando influenza e potere, sia militare che politico.