Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto al parlamento di garantirgli l’immunità dalle accuse di truffa e corruzione
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto al parlamento di garantirgli l’immunità dalle accuse di truffa e corruzione mosse contro di lui dalla procura nazionale in relazione a tre casi giudiziari distinti. L’immunità nell’ordinamento israeliano non è automatica per i parlamentari (Netanyahu lo è, oltre a primo ministro), ma può essere richiesta in determinati casi. Garantisce la sospensione del processo, ma deve essere approvata da più della metà dei parlamentari.
Attualmente Netanyahu non ha una maggioranza che lo sostenga, ma indipendentemente dal fatto che gli venga concessa il suo processo non potrà cominciare con la richiesta di immunità pendente. E per una serie di ragioni legate alle procedure parlamentari è praticamente impossibile che il parlamento si esprima prima delle elezioni nazionali previste per marzo. Quella di Netanyahu è quindi principalmente una strategia per guadagnare tempo ed evitare il coincidere del processo con la campagna elettorale.
Nonostante le difficoltà giudiziarie e politiche, Netanyahu ha da poco stravinto le primarie del suo partito, il Likud, con il 72,5 per cento dei voti e lo guiderà quindi alle elezioni di marzo, le terze in un anno. Le accuse mosse contro di lui — che Netanyahu nega categoricamente — sono arrivate alla conclusione di indagini su tre casi diversi: secondo la procura, Netanyahu avrebbe favorito l’azionista di maggioranza di una grande società di telecomunicazioni in cambio di una copertura mediatica favorevole; poi avrebbe ricevuto regali da centinaia di migliaia di dollari da un produttore di Hollywood e da un miliardario australiano in cambio di agevolazioni fiscali; e infine avrebbe indebolito la concorrenza di un quotidiano sempre in cambio di un trattamento mediatico favorevole.