Forse il volo EgyptAir non precipitò per un attentato
Ma per la scarsa manutenzione dell'aereo, nascosta dalle autorità egiziane: lo ipotizza l'indagine francese sull'incidente del 2016
Nelle prime ore del 19 maggio 2016 un aereo Airbus A320 di EgyptAir, in viaggio da Parigi verso il Cairo, precipitò nel mar Mediterraneo orientale con 66 persone a bordo, per lo più egiziane e francesi. Secondo le indagini egiziane sul disastro, l’aereo precipitò a causa di una bomba: un attentato terroristico. Da un’indagine francese, condotta tra molte difficoltà a causa del rifiuto dell’Egitto di condividere le prove con gli investigatori francesi e tuttora in corso, è emerso invece che la cattiva manutenzione dell’aereo e i problemi di sicurezza di EgyptAir (che appartiene all’Egitto ed è una delle più grandi compagnie aeree del Medio Oriente) avrebbero messo in pericolo la sicurezza del volo. Lo ha raccontato il Wall Street Journal dopo aver consultato alcuni documenti dell’indagine non diffusi pubblicamente e mettendo insieme i fatti, in parte già spiegati dal quotidiano Le Parisien ad aprile.
Questa ricostruzione – incompleta – dice che, negli ultimi cinque voli dell’A320, l’aereo ebbe seri problemi meccanici, e che sia i piloti della compagnia aerea sia il personale tecnico dell’aeroporto del Cairo ignorarono i messaggi automatici d’errore del velivolo. Il giorno prima della strage l’aereo volò tra il Cairo e Asmara, in Eritrea, e ritorno, e tra il Cairo e Tunisi, in Tunisia, e ritorno: in questi viaggi, secondo un rapporto del 2018 commissionato dai giudici francesi, ci furono dei problemi ai rilevatori di fumo dei bagni, a un interruttore e al sistema che usa l’aria scaldata dal motore dell’aereo per controllare la temperatura e la pressione nella cabina dei passeggeri. Altri due problemi ci furono durante il volo che portò l’aereo dal Cairo a Parigi. Due operazioni di manutenzione sul sistema che fa arrivare l’ossigeno alla cabina di pilotaggio furono eseguite tre giorni prima della strage, ma gli investigatori francesi non sono riusciti a trovare molti dettagli.
Secondo uno dei documenti dell’indagine, prima di decollare dal Cairo per Parigi in quello che sarebbe stato il suo penultimo volo, «l’aereo avrebbe dovuto essere controllato e non avrebbe dovuto lasciare il Cairo dopo la comparsa di ripetuti malfunzionamenti». Gli investigatori inoltre hanno il dubbio che il tecnico di EgyptAir che ispezionò l’aereo a Parigi – che ha raccontato di non essere stato avvertito da nessuno dei problemi avuti dall’aereo nei cinque voli precedenti – non fosse adeguatamente qualificato per eseguire quel tipo di controlli in Europa.
Nella registrazione sonora fatta dagli strumenti della cabina di pilotaggio durante il volo tra Parigi e Il Cairo, l’ultimo dell’A320, si sente il rumore di quella che secondo gli investigatori francesi è una perdita di ossigeno in pressione. Poi si sente la voce del capitano che dice che è scoppiato un incendio. Secondo i dati di volo, i passeggeri andarono verso il fondo dell’aereo per allontanarsi dall’incendio, che si era sviluppato vicino alla cabina di pilotaggio, e poco dopo l’aereo precipitò.
L’indagine francese non è arrivata a una conclusione definitiva: con le informazioni a disposizione, non si può dire per certo che i problemi tecnici che l’aereo ebbe nei giorni precedenti alla strage ne furono la causa. Tuttavia è possibile che causarono un più grande problema all’impianto elettrico durante il volo. Inoltre secondo i periti che hanno eseguito il rapporto tecnico chiesto dai giudici francesi, l’A320 non sarebbe dovuto decollare il 19 maggio 2016.
In base alle regole internazionali sulla sicurezza aerea, l’indagine sulle cause della strage fu affidata all’Egitto, che si occupò del recupero dei resti dell’aereo e dei corpi delle vittime. Sei mesi dopo l’inizio dell’indagine, le autorità egiziane dissero di aver trovato tracce di tritolo sui corpi, prova del fatto che sull’aereo ci sarebbe stata una bomba, e aprirono un’indagine penale. Secondo gli investigatori francesi però è improbabile che sui corpi fossero rimaste tracce di tritolo dopo numerose settimane in acqua: il mare avrebbe dovuto rimuovere tracce di esplosivo. E infatti quando i corpi delle vittime francesi furono restituiti alla Francia non ne furono trovate.
Ci è voluto tanto perché gli investigatori francesi facessero questa ricostruzione, perché gli investigatori egiziani non hanno mai davvero condiviso le prove raccolte nella propria indagine con la Francia con la motivazione che farlo avrebbe violato la segretezza prevista dalle indagini sugli atti di terrorismo. Nel maggio del 2018 agli investigatori francesi fu permesso di vedere i resti dell’aereo, ma non di toccarli. Chiesero di poter avere accesso alla registrazione sonora fatta dagli strumenti della cabina di pilotaggio, ma l’Egitto si rifiutò di condividerla.
La ottennero solo perché anche il Bureau d’Enquêtes et Analyses (BEA), l’agenzia francese che indaga sugli incidenti aerei, ne aveva una copia: l’aveva conservata dopo averla estratta dalle scatole nere dell’aereo per conto degli egiziani. Per mesi il BEA si rifiutò di consegnare quei dati al giudice che li aveva chiesti, con la motivazione che consegnandoli senza l’autorizzazione egiziana avrebbe violato i trattati internazionali che regolano il trasporto aereo. Nell’ottobre 2018 infine il giudice ottenne un mandato di perquisizione per la sede dell’agenzia.
EgyptAir è tuttora una delle più importanti compagnie aeree mediorientali e la sua divisione tecnica si occupa dei lavori di manutenzione per molte altre compagnie aeree della regione. A novembre Boeing l’ha scelta per occuparsi della manutenzione e del servizio ricambi per tutti i suoi clienti mediorientali. Dalla strage dell’A320 del 19 maggio 2016 però l’Unione Europea ha sottoposto a maggiori controlli la compagnia, secondo una fonte del Wall Street Journal.
Né la compagnia aerea né il governo egiziano hanno accettato di commentare l’articolo, ma in passato il ministero dell’Aviazione Civile egiziano aveva negato che l’A320 avesse avuto dei problemi tecnici nei giorni prima della strage. Tuttora la versione egiziana è che ci sia stato un attacco terroristico, sebbene nessuno lo abbia mai rivendicato.
Secondo il Wall Street Journal, l’atteggiamento egiziano nei confronti delle autorità francesi e la gestione egiziana delle indagini sono il segno delle debolezze degli accordi internazionali su come i governi dovrebbero cooperare dopo un incidente aereo. Infatti un governo straniero non ha modo di opporsi al rifiuto di collaborazione di un paese come l’Egitto, governato da un presidente autoritario come Abdel Fattah al Sisi.