Il 2019 raccontato sulle prime pagine
È stato un anno di quotidiane "tensioni nel governo" e molta politica delle polemiche, ma anche di altro che forse abbiamo già dimenticato
Una ragione per spiegare la povertà noiosa delle prime pagine dei quotidiani italiani del 2019 è per fortuna una buona ragione: è stato un anno di minori grandi catastrofi nazionali e internazionali, e questo ha lasciato il campo a una ripetitività di aperture sui capricci politici volatili di ogni giorno (“tensioni nel governo” è ormai una formula pronta un giorno sì e uno anche: sostituita altrimenti da attrito, battaglia, veleno, resa dei conti, eccetera), che a rivederle in successione ci fanno domandare quanto tempo il paese butti via rincorrendo sciocchezze.
Conte/DiMaio/Salvini/Conte/DiMaio/Salvini hanno occupato una quota enorme e raramente interrotta delle aperture dei quotidiani di quest’anno (ed è impressionante e rivelatrice invece la quasi totale assenza del leader del secondo partito in parlamento e attuale secondo partito di governo).
In questa continuità sono state anche molto rare, per la nostra scelta, le prime pagine graficamente inventive e anomale: con qualche eccezione portata dal nuovo approccio di Repubblica fatto di titoli sempre più grossi, e dai collage del Fatto, vistosi anche se non particolarmente raffinati.
È il caso di segnalare – anche in questo caso senza rallegrarsi molto – l’imperversare dei giochi di parole, che da occasionale arguta trovata si sono trasformati in pigra routine capace raramente di fare alzare un sopracciglio. Poi ci sono state le falsificazioni da prima pagina sulla morte di Imane Fadil e su quella di Noa Pothoven, e alcune previsioni poco avvedute. Ad aggiungere qualche buonumore in più sono soprattutto le prime pagine dei quotidiani locali, con le loro gioie o tormenti più sentiti e condivisi, spesso più concreti.