Lo sciopero dei trasporti in Francia continua
È appena diventato il più lungo dagli anni Ottanta e sta paralizzando i trasporti a Parigi e nel resto del paese
Lo sciopero del trasporto pubblico francese iniziato il 5 dicembre contro la riforma delle pensioni presentata dal governo guidato dal presidente Emmanuel Macron è diventato in questi giorni il più lungo dagli anni Ottanta. In totale, quasi metà dei treni previsti sulla rete nazionale viene cancellata ogni giorno, mentre il trasporto pubblico locale, in particolare a Parigi, è quasi paralizzato e soltanto alcune linee funzionano negli orari di punta.
Con una durata di 23 giorni, la mobilitazione del trasporto pubblico ha superato i 22 giorni di sciopero che nel 1995 obbligarono l’allora presidente Jeaques Chirac a ritirare i tagli al welfare che aveva programmato. Gli attuali negoziati tra governo e sindacati hanno fatto pochi progressi fino ad ora e dovrebbero riprendere il 6 gennaio. È quasi certo quindi che, anche se per allora si trovasse un accordo, lo sciopero attuale finisca con il superare anche il record precedente: quello dei 28 giorni di sciopero consecutivi tra il 1985 e il 1986. L’attuale sciopero del trasporto pubblico diventerebbe così una delle più grandi e lunghe mobilitazioni sindacali dal dopoguerra.
Attualmente lo sciopero sta bloccando ogni giorno 4 treni ad alta velocità TGV su dieci e 3 su 10 nel servizio economico OUIGO, mentre continua a circolare soltanto un terzo dei treni Intercité, che collegano diversi centri urbani con linee non ad alta velocità. Inoltre circola soltanto un treno su cinque delle linee suburbane Transilien e soltanto quattro su dieci del servizio TER, l’equivalente del nostro servizio regionale. Il servizio internazionale Eurostar ha pubblicato sul suo sito una tabella con la riduzione dei suoi collegamenti. Il servizio aereo e quello lungo il tunnel sotto la Manica, invece, per il momento non hanno avuto particolari problemi.
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Nella capitale Parigi, dove il servizio di trasporto pubblico solitamente è capillare, la situazione è molto difficile. La metro è quasi completamente bloccata e soltanto le linee 1 e 14, che sono automatiche, operano regolarmente. Le linee 3, 4, 7, 8, 9 e 10 funzionano solo nelle ore di punta, la mattina e la sera, e sono uno dei pochi mezzi con cui i parigini possono ancora andare al lavoro. Le linee 2 e 11 funzionano solo al mattino, mentre la 12 soltanto la sera. Le linee 3bis, 5, 6, 7bis e 13 sono completamente chiuse.
Il trasporto di superficie funziona meglio: i tram sono quasi tutti in servizio regolare, così come due terzi dei bus. Ma il blocco degli altri mezzi significa che bus e tram sono spesso sovraffollati (e significa anche che la situazione del traffico automobilistico è quasi sempre molto congestionata). I treni suburbani della RER, invece, che collegano Parigi con i comuni dell’area metropolitana sono invece gravemente colpiti dallo sciopero e la maggior parte delle linee effettua un servizio limitato soltanto negli orari di punta.
Nel corso della terza settimana di sciopero la situazione è comunque migliorata leggermente. I dipendenti del trasporto pubblico in sciopero non percepiscono lo stipendio e questa complicata situazione sta spingendo molti di loro a tornare al lavoro. Nei primi giorni di mobilitazione lo sciopero aveva un tasso di adesione superiore al 70 per cento e gli operatori ferroviari potevano assicurare appena il 10 per cento dei convogli. Oggi, il tasso di adesione è sceso al 44 per cento.
Lo scontro è acuto perché entrambe le parti, governo e sindacati, sono intenzionati a ottenere una vittoria dopo aver subito negli ultimi anni quelle che percepiscono come gravi sconfitte. Macron ha dovuto cedere alla pressione delle proteste dei cosiddetti “gilet gialli” e rinunciare all’aumento del prezzo dei carburanti che aveva programmato. Dal canto loro i sindacati intendono riprendersi dopo il fallimento delle mobilitazioni contro la “Loi Travaille”, una riforma simile al Jobs Act italiano implementata da Macron tra il 2017 e il 2018. Contro la riforma delle pensioni i sindacati hanno organizzato due grandi manifestazioni che hanno coinvolto centinaia di migliaia di persone: la prima il 5 dicembre, la seconda il 17.
La riforma delle pensioni voluta da Macron punta a ridurre le pensioni e ad alzare l’età pensionabile dei lavoratori del trasporto pubblico avvicinando il loro trattamento a quello di altre categorie. Attualmente, il sistema pensionistico del trasporto pubblico è particolarmente complicato e vantaggioso per i lavoratori, che lo hanno conquistato tramite numerose mobilitazioni battagliere nel corso degli anni. Macron e il suo governo accusano questo sistema di produrre privilegi per i lavoratori delle ferrovie e hanno promesso di modificarlo. I sindacati accusano il governo di usare la riforma delle pensioni come scusa per togliere diritti conquistati con fatica e per preparare una privatizzazione del sistema del trasporto pubblico francese.
Il governo francese vorrebbe introdurre un sistema basato sugli effettivi contributi versati, mentre i regimi vigenti permettono a molti lavoratori di calcolare la pensione sulla base degli anni di contribuzione in cui hanno versato più soldi. La Francia spende il 14 per cento del proprio PIL per le pensioni, due punti in meno dell’Italia ma sei punti in più della media dei paesi dell’OCSE. In media i pensionati francesi ricevono il 61 per cento del loro stipendio finale, una cifra paragonabile a quella percepita in Italia.