Ci sono le primarie nel Likud: Netanyahu vincerà di nuovo?
Il primo ministro israeliano sta attraversando un brutto momento, ma nel suo partito continua ad andare molto forte
Giovedì nel Likud, il partito della destra israeliana guidato dal primo ministro uscente Benjamin Netanyahu, ci saranno le primarie per scegliere il candidato alle prossime elezioni parlamentari, fissate per il 2 marzo.
Per Netanyahu, ha scritto il giornalista Oliver Holmes sul Guardian, le primarie sono «una delle sfide politiche più pericolose dell’ultimo decennio» a causa dei molti guai recenti che l’hanno colpito: Netanyahu non solo non è riuscito a formare una maggioranza di governo dopo le ultime due elezioni, in aprile e a settembre, ma è stato anche incriminato per corruzione e truffa in tre casi diversi, un evento unico nella storia di Israele.
Alle primarie di giovedì, Netanyahu dovrà vedersela con Gideon Sa’ar, ex ministro dell’Interno e dell’Istruzione che aveva annunciato la sua candidatura il mese scorso. Sa’ar, 52 anni, entrò in politica due decenni fa su iniziativa proprio di Netanyahu. Nel 2014 lasciò per qualche anno l’attività politica a causa della crescente tensione tra lui e il primo ministro, che lo vedeva come una minaccia alla sua leadership nel Likud. Lo scorso anno Netanyahu lo aveva anche accusato di avere organizzato una specie di colpo di stato interno.
Nelle ultime settimane Sa’ar ha parlato di voler puntare a un “rinascimento” della destra israeliana: ha accusato il suo rivale di non essere stato capace di formare una maggioranza per governare e di avere portato il paese in una sorta di paralisi politica. «Se non cambiamo qualcosa, rischiamo di avvicinarci sempre più a un governo di sinistra», ha detto.
Sa’ar è un fervente nazionalista e ha posizioni ancora più intransigenti di quelle di Netanyahu riguardo ai territori palestinesi occupati, mentre rispetto ai temi di politica interna è considerato un pragmatico. Se diventasse il candidato del Likud, comunque, sarebbe possibile (ma non sicuro) un suo eventuale accordo con il partito Blu e Bianco guidato dal centrista Benny Gantz, oggi il principale movimento di opposizione di Israele. Gantz ha escluso infatti la possibilità di fare un governo insieme a un primo ministro incriminato, come Netanyahu, ma non quella di accordarsi con un altro esponente del Likud.
Le possibilità di vittoria di Sa’ar sono comunque molto limitate. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, «l’unica questione è se i risultati saranno una umiliazione per Sa’ar o se lo renderanno più forte per il futuro». Nel Likud, infatti, c’è sempre stata una storica avversione per i cambi di leadership (ci sono stati solo due leader dal 1995 ad oggi), senza contare che i giovani conservatori israeliani non hanno mai visto il loro partito guidato da qualcuno diverso da Netanyahu.