I giochi di plastica dei fast food sono un problema per l’ambiente?
Alcune grandi catene li stanno sostituendo per inquinare meno, ma c'è chi pensa che sia marketing, più che ecologia
Da settembre i ristoranti britannici della catena di fast food Burger King non regalano più piccoli giochi di plastica a chi ordina menu per bambini. È una scelta fatta per ridurre il consumo di plastica, una cosa su cui da qualche anno le aziende fanno molta attenzione, per via di un maggiore interesse a riguardo da parte di sempre più persone. La divisione britannica di Burger King ha anche incoraggiato i clienti a riportare nei ristoranti tutti i vecchi giocattoli in plastica in vista di un evento chiamato meltdown, in cui, dopo essere stati opportunamente selezionati e divisi, infatti, a dicembre i giochi saranno sciolti e la plastica ottenuta sarà usata, dice Burger King, «per fare nuove aree giochi e vassoi».
L’iniziativa di Burger King per ora riguarda solo il Regno Unito e l’azienda ha stimato che, smettendo di offrire giocattoli di plastica nel paese, risparmierà circa 300 tonnellate di plastica all’anno.
Ma qualcosa si sta muovendo anche all’estero, anche per quanto riguarda catene concorrenti di Burger King. Il New York Times ha scritto che entro il 2025 Burger King vuole «eliminare dai suoi ristoranti di tutto il mondo tutti i giocattoli non biodegradabili» e anche McDonald’s si sta muovendo in quella direzione. I McDonald’s di diversi paesi, Italia compresa, permettono infatti di scegliere, ordinando il famoso Happy Meal, se farsi dare un giocattolo o un libro (o, in altri casi, permettendo di rinunciare al gioco in cambio di un po’ di frutta) e i McDonald’s giapponesi stanno già portando avanti un piano per il riciclo dei vecchi giocattoli, molto simile a quello annunciato da Burger King del Regno Unito.
Se è molto chiaro perché Burger King e McDonald’s stiano prendendo decisioni di questo tipo, e perché le stiano prendendo ora, ci sono però due tipi di problemi: il primo, certamente più piccolo, riguarda i bambini che non avranno giocattoli (e che probabilmente non percepiranno un po’ di frutta come un adeguato risarcimento); il secondo, ben più grande, riguarda quanto utili siano in realtà scelte di questo tipo.
Come spiega il New York Times, è da decenni che le catene di fast food usano i giocattoli come «strumenti di marketing per far mangiare ai bambini più patatine fritte e hamburger» ed è almeno dagli anni Ottanta che ci sono richieste e petizioni di vario tipo per vietarli. L’idea di chi si opponeva ai giocattoli era che, in poche parole, si usava un marketing eccessivo per invogliare i bambini a far mangiare sempre più cibi non particolarmente salutari. È anche capitato che qualche legge o sentenza imponesse a qualche catena di fast food di qualche stato di cambiare le cose, ma alla fine queste società riuscivano sempre a trovare qualche cavillo con cui cavarsela, dimostrando allo stesso tempo il notevole interesse che avevano nel continuare a “regalare” giocattoli.
Ora le cose stanno cambiando perché, secondo il New York Times, «le preoccupazioni sull’inquinamento causato dalla plastica sembrano riuscire proprio dove le argomentazioni legate all’obesità avevano fallito». E anche perché – senza considerare libri e frutta – le aziende stanno puntando sempre più sul marketing digitale, per esempio offrendo ai bambini codici grazie ai quali sbloccare app e giochi brandizzati.
Il fatto è che, come spiega ancora il New York Times, «gli esperti di ambiente dicono che non è chiaro quanto eliminare i giocattoli di plastica possa essere considerato un significativo passo avanti verso la riduzione nell’uso della plastica nell’industria dei fast-food, per non parlare dell’inquinamento in generale». Pure aggiungendo ai giocattoli altre scelte sulla plastica – come quelle che prevedono l’abolizione di tappi e cannucce plastica – le cose non sembrano cambiare molto. Tra l’altro nemmeno siamo al punto in cui tutti i fast food di tutto il mondo hanno rinunciato ai giochi di plastica: McDonald’s, il cui Happy Meal ha compiuto 40 anni, festeggerà l’anniversario aggiungendo a ogni suo menu per bambini «uno dei 15 giocattoli prodotti negli ultimi 40 anni».
Anche perché, scrive il New York Times, McDonald’s sta ancora lavorando a un modo per calcolare con precisione l’impatto complessivo di tutta la plastica che usa nel mondo (e «si rifiuta di rivelarne il volume totale»).
C’è chi ritiene che l’enfasi sui giocattoli sia un modo per fare un piccolissimo sforzo – che tra l’altro permette comunque di evitare di regalare qualcosa – per evitare di doversi occupare del più grande problema della produzione, del trasporto e del packaging di tutte le altre cose che vengono vendute e usate in un fast food. Riferendosi a Burger King e al suo meltdown, Conrad MacKerron – che fa parte di un gruppo contro l’uso eccessivo di plastica da parte dei fast food – ha detto: «L’azienda sembra voler imporre come prioritaria una cosa che non penso meriti di esserlo». Alasdair Murdoch, capo della divisione britannica di Burger King, ha detto: «Non diciamo in nessun modo di essere perfetti. È un lungo viaggio e dobbiamo ancora fare tanta strada, ma vogliamo farlo».
Burger King ha anche fatto sapere al New York Times che nei prossimi anni «sostituirà i giochi di plastica con alternative digitali, ma forse anche con giochi fatti con materiali biodegradabili». Tutto questo mentre altre catene, come per esempio Wendy’s, continuano a offrire giocattoli in plastica e non hanno ancora comunicato l’intenzione di voler smettere.