L’incidente di corso Francia a Roma
Cosa si sa dell'incidente di sabato sera in cui un suv guidato da un ventenne ha investito e ucciso due ragazze sedicenni
Nella notte tra sabato e domenica, poco dopo la mezzanotte, due ragazze di 16 anni sono state investite e uccise su una strada a scorrimento veloce nel nord di Roma, a poche centinaia di metri dal ponte Milvio e dallo stadio Olimpico. Le ragazze stavano attraversando la strada fuori dalle strisce pedonali e dopo aver scavalcato il guard rail, quando un suv con alla guida un ragazzo ventenne le ha travolte uccidendole sul colpo. Da domenica l’incidente è ampiamente raccontato dai giornali, per la giovane età delle ragazze coinvolte e dell’autista, che secondo le prime ricostruzioni dei quotidiani quella sera aveva assunto alcol.
Le ragazze si chiamavano Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann, e al momento dell’incidente stavano rientrando a casa dopo una serata in giro nella zona. Il punto dell’impatto si trova subito dopo l’incrocio tra Corso Francia e via Flaminia, su una strada a tre corsie per senso di marcia e dove non sono previsti attraversamenti pedonali. A pochi metri dal punto in cui sono state investite c’erano le strisce pedonali, regolate da un semaforo che – sempre secondo le prime ricostruzioni – era verde per il suv che le ha investite.
La notte tra sabato e domenica a Roma pioveva e c’era un forte vento. Romagnoli e Von Freyman sono passate sotto una rampa che conduce le auto sulla tangenziale sopraelevata, hanno scavalcato il guard rail e hanno attraversato tenendosi per mano: secondo Repubblica una prima auto le ha scansate, ma un suv Renault Koleos le ha centrate scaraventandole a circa 20 metri, uccidendole sul colpo.
A bordo dell’auto c’era Pietro Genovese, un 20enne che peraltro è figlio del regista Paolo, noto per i film Immaturi e Perfetti sconosciuti. Secondo i giornali stava procedendo a 70-80 chilometri orari, oltre il limite dei 50 km/h, e si è fermato poche decine di metri dopo l’impatto: sembra che le ragazze non siano state investite da altre auto, dopo il primo scontro.
Al momento si stanno ancora aspettando i risultati definitivi degli esami tossicologici di Genovese, ma tutti i giornali scrivono che aveva una quantità di alcol nel sangue molto oltre il limite, che nel suo caso, in quanto neopatentato, era di 0 g/l. Secondo Repubblica era a 1,4 g/l, e i giornali parlano anche di risultati positivi ai test antidroga: ma non si sa ancora niente con certezza e i test potrebbero anche aver individuato sostanze assunte nei giorni precedenti, che quindi non avrebbero influito sul suo stato di alterazione nel momento dell’incidente. I giornali scrivono che la patente era stata restituita da pochi giorni a Genovese, dopo una breve sospensione per essere stato trovato in possesso di una piccola quantità di hashish.
Entro stasera il gip dovrà decidere l’eventuale stato di arresto per Genovese, indagato per duplice omicidio stradale. La dinamica dell’incidente sembra già piuttosto chiara, ma oltre all’eventuale ebbrezza di Genovese rimane da chiarire se stesse usando il telefono nel momento dell’impatto: non c’è nessun elemento che lo suggerisca, ma la polizia sta analizzando il suo smartphone. Secondo il Corriere della Sera la relazione dei pm spiega che Genovese ha percorso ancora un breve tratto di strada dopo l’impatto, ipotizzando che si sia fermato perché la sua auto aveva smesso di funzionare. Questo dettaglio, unito al fatto che Genovese ha fatto la prima telefonata al padre e non ai soccorsi, è un’altra delle cose che rimangono da chiarire dell’incidente, e sulla quale bisognerà aspettare le ricostruzioni ufficiali della polizia.