Marco Cappato è stato assolto
Era imputato per avere aiutato il suicidio di Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo; la Corte d'Assise di Milano ha detto che il «fatto non sussiste»
Il politico e attivista Marco Cappato, accusato di avere aiutato a suicidarsi Fabiano Antoniani, più noto come dj Fabo, è stato assolto dalla Corte d’Assise di Milano perché il «fatto non sussiste». La Corte ha ripreso la sentenza della Corte Costituzionale dello scorso settembre, che aveva stabilito – esprimendosi proprio sul caso di Cappato – che a determinate condizioni non era punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale (norma che si occupa di assistenza e istigazione al suicidio) «chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente».
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Nel febbraio del 2017 Cappato, storico leader dei Radicali di Milano e promotore della campagna “Eutanasia legale”, aveva accompagnato Antoniani nella clinica svizzera dell’associazione Dignitas per il suicidio assistito, visto che in Italia la procedura era illegale. Era stato lo stesso Cappato a dare la notizia della morte di Antoniani, il 27 febbraio. Quella mattina Antoniani aveva scritto su Facebook: «Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco, grazie mille».
Dopo la morte di Antoniani, era iniziato il procedimento contro Cappato, che era stato accusato di avere violato l’articolo 580 del codice penale, che punisce chiunque determini «altri al suicidio o rafforzi l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevoli in qualsiasi modo l’esecuzione». Nel febbraio 2018 il tribunale di Milano aveva deciso che le accuse a Cappato dovevano essere valutate dalla Corte Costituzionale, dopo che la pm Tiziana Siciliano aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio, che prevede una pena fra i 6 e i 12 anni di carcere.
Nell’ottobre dello stesso anno la Corte aveva sospeso la sua decisione, annunciando che l’avrebbe esaminata solo nel settembre 2019 come richiesto dalla presidenza del Consiglio, per dare modo al Parlamento di legiferare in materia e approvare una «appropriata disciplina» sul suicidio assistito. A settembre la Corte comunque si era espressa, anche se non era stata approvata alcuna legge sul tema, stabilendo che Cappato non poteva essere condannato sulla base dell’articolo 580 del codice penale.