Le condanne a morte per l’uccisione di Jamal Khashoggi
Dopo un processo sulla cui correttezza e trasparenza si è molto discusso, un tribunale saudita ha pronunciato oggi la sentenza
Un tribunale dell’Arabia Saudita ha condannato a morte cinque persone per l’uccisione di Jamal Khashoggi, dissidente e giornalista saudita del Washington Post, avvenuta il 3 ottobre 2018 nel consolato saudita di Istanbul, in Turchia. Altre tre persone sono state condannate a 24 anni di prigione.
Il processo era iniziato a gennaio a Riyadh, la capitale del paese, contro undici cittadini sauditi, tutti in un modo o nell’altro legati al regime. Tra le persone condannate non c’è Saud al Qahtani, ex consigliere della corte reale saudita che nel 2018 era stato licenziato per il sospetto che avesse avuto un ruolo nell’uccisione del giornalista.
Secondo diverse inchieste giornalistiche, indagini governative e ricostruzioni di organizzazioni internazionali, Khashoggi fu ucciso per decisione del regime saudita, probabilmente su ordine diretto del potente principe ereditario Mohammed bin Salman. Bin Salman ha sempre negato il suo coinvolgimento nella vicenda, ma lo scorso ottobre ha detto che si prendeva «tutta la responsabilità come leader dell’Arabia Saudita, specialmente perché l’omicidio era stato commesso da individui che lavoravano per il governo saudita».