Zingaretti dice che Conte è «un punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste»
Il segretario del PD in un'intervista al Corriere della Sera si è espresso sul presidente del Consiglio in termini più che lusinghieri
In un’intervista al Corriere della Sera, il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti ha risposto a una domanda sul presidente del Consiglio Giuseppe Conte parlandone in maniera molto lusinghiera, lasciando intendere che in futuro potrebbe essere il prossimo candidato del partito alla presidenza del Consiglio. Da tempo i retroscena dei quotidiani raccontavano che Conte si stava progressivamente allontanando dal Movimento 5 Stelle e avvicinando al PD, e alcuni passaggi dell’intervista a Zingaretti sembrano confermarlo.
Conte potrebbe essere il vostro candidato premier?
«Conte si è dimostrato un buon capo di governo. Autorevole, colto e anche veloce e sagace tatticamente. Non va tirato per la giacchetta. Anche se è oggettivamente un punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste. Il futuro, tuttavia, sarà determinato dalle scelte che ognuno compirà nei prossimi mesi»
In passato Conte ha detto più volte di avere avuto una «formazione di sinistra» e di avere votato in passato per partiti progressisti. La sua carriera politica però è iniziata col Movimento 5 Stelle, che prima lo incluse nella sua «squadra di governo» dei candidati ministri e poi lo propose come presidente del Consiglio di un governo sostenuto anche dalla Lega.
Nell’anno di governo fra la Lega e il Movimento 5 Stelle, Conte aveva approvato e difeso anche i provvedimenti più controversi proposti proprio dalla Lega: su tutti i due cosiddetti decreti sicurezza, che hanno peggiorato la condizione di migliaia di stranieri e richiedenti asilo, la cosiddetta “flat tax” per le partite IVA – che per com’era stata progettata aumentava ulteriormente i benefici per i lavoratori autonomi a discapito dei dipendenti – e la controversa riforma della legittima difesa. All’inizio del suo primo mandato, circa un anno e mezzo fa, aveva difeso l’approccio «populista» e «anti-sistema» del suo governo, e in un’intervista al Fatto Quotidiano aveva spiegato di avere spesso votato a sinistra e al centro e successivamente di essersi «ravveduto».