Tutti contro Buttigieg
Il giovane sindaco dell'Indiana è ancora primo nei sondaggi in Iowa, dove iniziano le primarie Democratiche statunitensi, e al dibattito di stanotte ha dovuto perlopiù difendersi
Nella notte si è tenuto a Los Angeles il sesto dibattito televisivo dei candidati alle primarie del Partito Democratico per le elezioni presidenziali statunitensi: erano in sette, e per la prima volta la maggior parte di loro ha attaccato almeno una volta Pete Buttigieg, sindaco di South Bend, Indiana, che da alcune settimane è in grande ascesa nei sondaggi. Quando manca meno di un mese e mezzo al primo appuntamento delle primarie, Buttigieg ha dovuto difendersi dalle accuse di avere poca esperienza politica e di aver cercato il sostegno di ricchi finanziatori, dopo una prima parte di campagna elettorale in cui era rimasto relativamente al sicuro dagli attacchi degli avversari.
Il dibattito si è tenuto il giorno dopo che Donald Trump era stato messo sotto impeachment ma la questione è rimasta per lo più sullo sfondo, a conferma di quanto i candidati intendano tenersi lontani da un procedimento che coinvolge innanzitutto il Congresso e che gli elettori non percepiscono come particolarmente urgente. L’ex vice presidente Joe Biden, i senatori Bernie Sanders, Elizabeth Warren, Amy Klobuchar, l’imprenditore Andrew Yang e il miliardario Tom Steyer hanno parlato principalmente del sistema sanitario, della crisi climatica e delle diseguaglianze sociali, tra i temi principali delle primarie finora.
Klobuchar – considerata probabilmente la più moderata sul palco – è stata una delle candidate ad attaccare più direttamente Buttigieg, mettendo in discussione l’esperienza del sindaco 37enne e confrontandola con la sua carriera politica in Senato. Buttigieg si è difeso ricordando il suo passato nell’esercito, e rivendicando il fatto di essere un sindaco gay eletto nell’Indiana del vice presidente Mike Pence, notoriamente molto conservatore, e quindi di avere delle abilità politiche. Warren ha invece attaccato Buttigieg per i suoi ricchi finanziatori, citando in particolare una recente raccolta fondi organizzata in una cantina vinicola nella Napa Valley della California: «I miliardari in una cantina non dovrebbero scegliere il prossimo presidente degli Stati Uniti». Buttigieg ha risposto ricordando che il reddito di Warren è «100 volte superiore» al suo, e spiegando che accetta donazioni da chiunque voglia dare una mano a battere Trump.
Sanders ha preso alcune delle posizioni più forti della serata, dicendo di non voler votare il nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada, risultato della rinegoziazione del NAFTA e che deve ancora essere approvato dal Senato, e sostenuto anche dai Democratici. Ha poi chiamato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu un «razzista», sostenendo che gli Stati Uniti non debbano essere soltanto pro-Israele ma anche pro-Palestina.
Sul palco c’erano cinque uomini e due donne, e soltanto una persona non bianca, l’asiatico Yang, che ha commentato dicendo di essere «sia onorato sia deluso». La principale candidata di una minoranza, Kamala Harris, si è ritirata ormai settimane fa, e l’altro candidato afroamericano, Cory Booker sta andando molto male nei sondaggi ed è stato escluso dal dibattito. La sua candidatura sembra destinata a fallire a breve.
I candidati hanno poi commentato le parole recenti di Obama secondo cui a guidare gli Stati Uniti dovrebbe essere una donna, al posto che «un uomo anziano che non si leva di torno»: Biden, che ha 77 anni ed è legato a Obama da uno strettissimo rapporto personale, ha detto scherzando di supporre che non parlasse di lui. Warren, che di anni ne ha 70, ha ammesso che lei, come del resto Biden e Sanders, sarebbe la presidente più anziana di sempre al momento dell’insediamento. «Ma sarei anche la donna più giovane di sempre», ha aggiunto in una battuta molto apprezzata.
I sondaggi nazionali continuano a dare Biden al primo posto, ma valgono poco: le primarie si tengono nel corso di mesi e un po’ di stati alla volta, e ora come ora le rilevazioni che contano sono quelle nei primi stati in cui si vota. In Iowa, dove si terranno i caucus (cioè delle riunioni di partito locali con la stessa funzione delle primarie) il 3 febbraio, Buttigieg è ormai da diverse settimane al primo posto, anche se il suo vantaggio su Biden si è assottigliato. È uno stato molto bianco e con l’elettorato più affine a Buttigieg, ma una sua eventuale vittoria potrebbe dargli la spinta necessaria ad andare bene anche nelle prime primarie negli stati demograficamente diversi, come quelle in Nevada del 22 febbraio dove al momento Buttigieg è molto meno popolare degli altri candidati.
Subito dietro a Biden, in Iowa c’è Sanders, seguito con diversi punti di distacco da Warren, calata nettamente ormai da qualche settimana e apparentemente in crisi nel tentativo di recuperare terreno. In New Hampshire, il secondo stato delle primarie e simile per composizione all’Iowa, Buttigieg e Sanders sono appaiati, seguiti a brevissima distanza da Biden e a tre-quattro punti da Warren. In Nevada invece Biden è staccato dagli altri, con oltre il 27 per cento nei sondaggi, seguito da Sanders al 20, da Warren al 15 e da Buttigieg all’8.