Il gioco in cui si condivide una foto a caso dal proprio telefono
Si chiama Photo Roulette ed è un'app diventata molto popolare negli Stati Uniti, specialmente tra gli adolescenti: cosa mai potrà andare storto?
C’è un’app che negli scorsi mesi è diventata piuttosto popolare negli Stati Uniti, e che sta facendo molto discutere per le possibili implicazioni che può avere sulla privacy degli utenti. Si chiama Photo Roulette e lo scorso 23 ottobre ha raggiunto il primo posto nella classifica dei giochi più scaricati sull’App Store statunitense, scalando circa 300 posizioni in una settimana.
Photo Roulette, che è disponibile gratuitamente sia su iOS che su dispositivi Android, è una sorta di quiz a cui si può partecipare sfidando i propri amici e funziona così: un utente può invitare a giocare fino a 49 persone, e ogni giocatore deve autorizzare l’app ad accedere alla libreria delle foto presenti sul proprio smartphone. A quel punto l’app sceglie una foto a caso dalla galleria e la mostra per cinque secondi a tutti i giocatori, che devono indovinare a chi appartenga la foto. Il giocatore che indovina più volte dopo 15 turni vince la partita.
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L’app, ovviamente, ha suscitato più di qualche perplessità per la possibilità che nel quiz vengano scelte foto con contenuti sensibili. Ad aggiungere preoccupazioni c’è il fatto che Photo Roulette è diventata particolarmente popolare tra adolescenti e bambini, che hanno meno coscienza dei potenziali rischi che si corrono nell’autorizzare un’app ad accedere a tutte le proprie foto.
Il Wall Street Journal ha raccontato che l’app è stata creata a Oslo, in Norvegia, da tre amici che il giornale ha provato a contattare senza ricevere risposta. Finora l’app è stata scaricata 9 milioni di volte nel 2019, e il 70 per cento dei download è avvenuto proprio negli ultimi due mesi. Il fatto che sia Apple che Google abbiano permesso a Photo Roulette di essere presente nei propri store non è sorprendente, visto che non viola apparentemente nessuna regola: così come succede con le app di messaggistica, le foto a cui l’app può accedere non sono rese pubbliche al di fuori del gruppo di persone con cui si sta giocando, e se qualche utente prende le foto condivise e le rende pubbliche la responsabilità non può essere data agli sviluppatori. Inoltre, quando gli utenti si registrano compare una notifica che li invita a controllare che nella propria libreria di foto non ci siano contenuti privati o sensibili, declinando quindi ogni responsabilità.
Il Wall Street Journal ha raccontato alcuni casi in cui i dati personali degli utenti sono stati condivisi per errore all’interno del gioco, come quello di Cadence Messier, una diciassettenne dell’Arizona che, nonostante avesse controllato attentamente che non ci fossero foto sensibili nella sua libreria, si è vista comparire durante una partita una foto in cui era visibile il suo Social Security number (una sorta di codice fiscale statunitense, da cui dipendono però diversi servizi per i cittadini e che è bene tenere segreto). A Emma Romney, una 20enne dello stato di Washington, è capitato invece che l’app scegliesse un selfie fatto con degli abiti particolarmente succinti, durante una partita di Photo Roulette con alcuni suoi parenti.
L’app non solo accede alle foto, ma anche ai metadati ad esse collegati (quindi il luogo e il momento in cui sono state scattate), e a diverse informazioni personali sugli utenti prese dai profili social collegati ai propri account. Nella pagina relativa all’informativa sulla privacy, inoltre, si dice che le foto vengono rimosse dall’app degli utenti che partecipano al gioco appena è finita ogni partita, ma che possono rimanere nei server di Photo Roulette per 24 ore, mentre le informazioni personali possono essere conservate per 6 mesi. Si dice inoltre che Photo Roulette può condividere queste informazioni con terze parti.
Christine Elgersma, che lavora per Common Sense Media, un’organizzazione senza fini di lucro che si occupa di promuovere tecnologie sicure per i bambini, ha spiegato che «assumersi dei rischi fa parte dello sviluppo dei bambini, e c’è qualcosa di intrinsecamente divertente nel farlo», ma nel momento in cui i metadati delle foto vengono uniti alle informazioni prese dai profili social, l’intrusione di Photo Roulette nella privacy degli utenti diventa molto più grande di quanto si possa pensare quando ci si iscrive. «Non ho mai visto un altro gioco del genere. Forse siamo arrivati a una nuova frontiera della condivisione di contenuti dei nostri telefoni», ha detto Elgersma.