È passato un anno dal rapimento di Luca Tacchetto ed Edith Blais in Burkina Faso
E si continua a sapere molto poco sull'intera vicenda: a settembre il governo canadese ha detto di credere che Blais sia ancora viva
Oggi è passato un anno esatto dalla scomparsa dell’italiano Luca Tacchetto e della canadese Edith Blais in Burkina Faso, paese dell’Africa occidentale per molto tempo considerato tra i più stabili della regione ma da qualche anno colpito da guerre tra bande rivali e attacchi terroristici per lo più non rivendicati. Tacchetto e Blais, che sono amici, erano partiti in auto il 20 novembre 2018 da Vigonza – provincia di Padova, dove vive la famiglia di Tacchetto – con l’obiettivo di arrivare in Togo per collaborare come volontari alla costruzione di un villaggio. Di loro oggi si sa poco: il governo italiano e quello canadese non hanno diffuso molte informazioni, anche se ormai l’ipotesi più accreditata è che siano stati rapiti. Non è chiaro se le autorità siano a conoscenza del luogo della loro detenzione e dei gruppi coinvolti nel presunto rapimento.
Negli ultimi mesi sono emersi nuovi dettagli sulla vicenda, anche se non così rilevanti da fare chiarezza su tutto.
I due erano arrivati in Burkina Faso dopo avere attraversato in auto Francia, Spagna, Marocco, Mauritania e Mali. Il 15 dicembre, il giorno prima della scomparsa, erano stati nella città di Bobo-Dioulasso ospiti del francese Robert Guilloteau, un pensionato di 64 anni che si era trasferito nel paese africano dieci anni prima, dopo avere fatto l’agricoltore a La Rochelle, città del dipartimento francese di Charente Marittima, nella regione di Nuova Aquitania. Quella sera Tacchetto e Blais avevano cenato a casa di Guilloteau, erano andati ad ascoltare un concerto in uno dei locali più famosi della città, il “Bois d’ébène”, e poi si erano fermati a dormire a casa del francese.
I due erano ripartiti la mattina dopo: secondo la ricostruzione del Corriere, erano diretti prima alla moschea di Bobo-Dioulasso e poi alla capitale Ouagadougou, dove dovevano andare all’ufficio immigrazione per fare un visto valido per Togo e Benin. Dopo avere lasciato la casa di Guilloteau, però, erano scomparsi.
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La dichiarazione ufficiale più importante finora è stata fatta a settembre dall’allora ministra degli Esteri canadese Chrystia Freeland, che durante un evento di campagna elettorale tenuto a Sherbrooke, la città del Québec in cui vive Blais, ha detto che la 35enne canadese sarebbe ancora viva, e ha aggiunto: «È una situazione molto complicata. […] Ci sono cose che sappiamo ma che non possiamo condividere perché sono informazioni riservate. Non vogliamo dirle perché potrebbero essere pericolose per la sicurezza di Edith». Cinque mesi prima, ad aprile, aveva parlato del rapimento anche Rémis Dandjinou, ministro delle Comunicazioni del Burkina Faso, che aveva sostenuto che Tacchetto e Blais fossero ancora vivi.
Sulla vicenda stanno indagando le intelligence dei due paesi in collaborazione con il governo del Burkina Faso, mentre la procura di Roma sta indagando per il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo. È possibile che le autorità italiane e canadesi siano in contatto con le forze antiterrorismo presenti nell’area, soprattutto quelle francesi, che da anni sono impegnate sia in Mali che in Niger, due paesi che confinano con il Burkina Faso e che hanno una forte presenza di gruppi terroristici.
Non è chiaro se Tacchetto e Blais si trovino ancora in Burkina Faso e se siano insieme. A marzo Human Rights Watch, organizzazione che si occupa di difesa dei diritti umani, ha scritto in un rapporto che i due erano stati probabilmente portati in Mali, citando fonti della sicurezza del Mali. Ad aprile Dandjinou aveva detto che, stando alle informazioni di intelligence ottenute dal suo governo, i due non si trovavano più nel paese. Il governo italiano invece ha mantenuto completa riservatezza sulle indagini e finora non ha diffuso informazioni al riguardo.