Il problema con la Banca popolare di Bari
Banca d'Italia ha deciso di commissariarla e nei prossimi giorni il governo potrebbe salvarla con soldi pubblici
Ieri sera la Banca d’Italia ha deciso di commissariare il consiglio d’amministrazione della Banca popolare di Bari, una delle più grosse banche della Puglia e del Sud Italia, per via della cattiva gestione finanziaria e dei troppi crediti deteriorati (cioè mutui o prestiti che hanno poche possibilità di essere riscossi).
La decisione di Banca d’Italia è arrivata piuttosto a sorpresa: da alcuni giorni si parlava delle difficoltà della Banca popolare di Bari, ma appena ieri pomeriggio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva escluso interventi di salvataggio spiegando che «al momento non c’è nessuna necessità di intervenire con nessuna banca» (sabato mattina ha corretto il tiro, parlando della volontà di creare «una sorta di Banca del Sud degli investimenti a partecipazione pubblica» a partire dalla Popolare di Bari). Dal Consiglio dei ministri convocato in tarda serata per discutere delle possibili soluzioni non sono uscite misure concrete – anche per via di alcune polemiche interne alla maggioranza – ma le cose potrebbero cambiare nei prossimi giorni.
La Banca popolare di Bari è stata fondata nel 1960 e ha un fatturato di circa 15 miliardi di euro. Da tempo veniva considerata in difficoltà, tanto che aveva chiuso il 2018 con perdite per 420 milioni di euro e la forte riduzione del valore delle proprie azioni. Già da mesi le perdite venivano attribute alla difficoltà di riscuotere crediti deteriorati in eccesso, e i giornali avevano raccontato di alcune ispezioni in corso da parte della Banca d’Italia. Ieri è stata presa una decisione definitiva: Banca d’Italia ha nominato Enrico Ajello e Antonio Blandini come commissari straordinari e diffuso un comunicato per chiarire che «la banca prosegue regolarmente la propria attività. La clientela può pertanto continuare ad operare presso gli sportelli con la consueta fiducia».
Dopo le misure prese da Banca d’Italia il governo aveva deciso di convocare un Consiglio dei ministri per decidere il futuro della Banca popolare di Bari. I principali quotidiani scrivono che l’intenzione del governo sarebbe quella di aumentare il capitale di Microcredito Centrale – una banca controllata dal ministero dell’Economia – di 250 milioni di euro per poi versarli alla Banca popolare come primo intervento «tampone», in attesa di trovare soluzioni più adeguate.
Dal Consiglio dei ministri di ieri, però, non è emerso nulla di concreto: il tema del salvataggio delle banche con soldi pubblici è molto delicato e in passato operazioni simili erano state molto criticate dal Movimento 5 Stelle, uno dei due partiti che sostengono il governo. Ci si è messa anche Italia Viva, il nuovo partito di Matteo Renzi, che ieri ha deciso di non partecipare al Consiglio dei ministri sulla Banca popolare di Bari per ragioni ancora non chiarissime e criticando il «merito e il metodo» della decisione del governo. Il Sole 24 Ore definisce comunque come «probabile» un nuovo Consiglio dei ministri fra oggi e domani per prendere una decisione sull’eventuale salvataggio della banca.