Le Brigate Rosse spiegate ai millennial

In un nuovo podcast originale di Storytel, scritto e raccontato da Nicolò Porcelluzzi, sul terrorismo di estrema sinistra degli anni Settanta

Giuseppe Memeo, membro del gruppo terrorista Proletari Armati per il Comunismo (PAC), in via De Amicis a Milano il 14 maggio 1977 (Paolo Pedrizzetti)
Giuseppe Memeo, membro del gruppo terrorista Proletari Armati per il Comunismo (PAC), in via De Amicis a Milano il 14 maggio 1977 (Paolo Pedrizzetti)

Mi sono accorto che l’idea che avevo di quegli anni era molto confusa e piena di pregiudizi. È una storia che nessuno mi ha mai raccontato e che nessuno, forse, ha mai raccontato alle persone della mia età per quella che è stata davvero.

Questa frase è una delle prime cose che Nicolò Porcelluzzi, autore della rivista Tascabile nato nel 1990, dice all’inizio di La bomba in testa, un podcast sulle Brigate Rosse e il terrorismo di estrema sinistra degli anni Settanta, pubblicato ieri sulla piattaforma di streaming di audiolibri Storytel. È un podcast pensato per raccontare la “lotta armata”, demistificando miti e pregiudizi, a chi in quel periodo non era ancora nato e ne ha sentito parlare poco: i cosiddetti “millennial”, le persone nate tra il 1981 e il 1996. Adulti, oggi più o meno coetanei di chi negli anni Settanta passò dall’attivismo politico agli attentati, che magari sanno così poco di quel periodo da credere che la strage di piazza Fontana, di cui ieri ricorreva il cinquantesimo anniversario, sia stata commessa da terroristi di estrema sinistra e non di estrema destra.

La bomba in testa è fatto di sei puntate da 15-35 minuti: non è tanto un racconto cronologico degli omicidi e delle rapine commesse dalle Brigate Rosse e dagli altri gruppi terroristici di sinistra attivi nello stesso periodo, ma piuttosto una ricerca e una riflessione sul mondo in cui si formarono e su come dovremmo ricordarli. Per un anno Porcelluzzi ha letto le testimonianze di ex brigatisti e di vittime sopravvissute, gli articoli di giornale dell’epoca e i saggi degli storici scritti in seguito, parlando con alcune persone che c’erano e si ricordano cosa si pensava e si diceva allora. Nel farlo ha anche ricostruito la geografia degli attacchi terroristici, partendo da Mestre, la sua città d’origine, e parlando molto di Milano, quella in cui vive ora.

La terza puntata parla del ruolo delle donne all’interno delle Brigate Rosse, la quarta dei dettagli più concreti della vita dei brigatisti – dalle minestre che prepararono per Aldo Moro durante la sua prigionia ai vassoi di paste che acquistavano in pasticcerie eleganti dopo gli attentati per confondersi tra le persone comuni – e la quinta di una delle fotografie più memorabili di quegli anni, scattata a Milano, nel maggio del 1977 da Paolo Pedrizzetti: è l’immagine che si vede in cima a quest’articolo, mostra Giuseppe Memeo, membro dei Proletari Armati per il Comunismo (PAC), negli scontri in cui morì l’agente di polizia Antonio Custra. Proprio con la persona responsabile della morte di Custra, Mario Ferrandi, Porcelluzzi ha parlato molto per realizzare La bomba in testa: nel podcast ci sono vari interventi dell’ex membro di Prima Linea che dopo essere stato in carcere ha fatto un percorso di “giustizia riparativa” e volontariato.

Chi vuole ascoltare La bomba in testa ma non è abbonato a Storytel, può ottenere un periodo di prova di 30 giorni (anziché 14) da questo link. Intanto qui pubblichiamo un estratto dalla sesta puntata del podcast, “Che cosa resta”.

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Disclaimer. Lo ripetiamo anche se probabilmente si era già capito: il Post ha un’affiliazione con Storytel e ottiene un piccolo ricavo se decidete di provare il servizio di streaming partendo dal link di questa pagina, ma potete anche cercarlo su Google. La prova di 30 giorni è possibile solo se non vi eravate mai registrati prima al servizio di Storytel.