Come Pechino si sta inventando la neve
Le Olimpiadi invernali del 2022 si terranno dove non nevica quasi mai, in zone aride e spoglie in cui però sta avvenendo uno dei tanti grandi mutamenti del paese
Fra le Olimpiadi invernali dell’anno scorso in Corea del Sud e quelle del 2026 a Milano e Cortina, nel 2022 ci sarà l’edizione ospitata dalla Cina nei dintorni di Pechino, in una fredda zona del paese dove però non nevica quasi mai e dove fino a una decina di anni fa il territorio era rurale, spoglio e spezzettato soltanto dalla Grande Muraglia. A poco più di due anni dall’evento, in quei luoghi sta avvenendo uno dei tanti grandi mutamenti del paese.
Non è la prima volta che una città con un clima non proprio rigidissimo viene scelta per ospitare le Olimpiadi invernali. Sochi, per esempio, la città russa che le ospitò nel 2014, ha una temperatura invernale che oscilla tra i due e i dieci gradi. Per assicurarsi neve sufficiente per garantire il normale svolgimento delle gare, furono prodotti circa mezzo milione di metri cubi di neve artificiale. Alcune gare furono comunque sospese durante le Olimpiadi a causa delle pessime condizioni delle piste, e furono usati spesso additivi chimici per evitare che la neve continuasse a sciogliersi. Alla fine, quelle di Sochi furono le Olimpiadi invernali più calde mai disputate.
L’anno scorso a Pyeongchang il problema fu inverso: le Olimpiadi in Corea del Sud sono state infatti le più fredde mai registrate, con molte gare rinviate per condizioni climatiche troppo rigide e ghiaccio sulle piste. Pechino, invece, circa ottocento chilometri a ovest di Pyeongchang, si trova in pianura in una delle aree più aride di tutta la Cina: fa freddo ma non c’è neve. Per risolvere il problema, il Comitato olimpico cinese sta ultimando decine di piste costruite in località comprese in un raggio di 200 chilometri da Pechino. Accumulerà inoltre centinaia di migliaia di tonnellate d’acqua con cui creare milioni di metri cubi di neve artificiale.
Come per il calcio, le Olimpiadi invernali non saranno soltanto un evento che darà risalto al paese per qualche mese in un anno, ma il punto di partenza di un ambizioso piano nazionale per lo sviluppo degli sport invernali. Le autorità stanno seguendo un piano per avvicinare 300 milioni di persone alle discipline invernali più popolari, e le Olimpiadi sono uno strumento per dotare il paese di strutture moderne comodamente raggiungibili in poco più di un’ora di auto da Pechino e dintorni, cioè da una zona abitata da oltre 20 milioni di persone. I costi da sostenere per una giornata sulle piste sono tenuti bassi per attrarre visite: alcuni giornalisti del New York Times che ci sono andati parlano di accessi e noleggi delle attrezzature inferiori ai venti dollari.
Rimane però un problema: l’acqua. Quasi tutte le piste di recente costruzione sono state dotate di capienti bacini per la raccolta d’acqua usata poi per creare neve artificiale. Ma le zone sono aride e secondo alcuni recenti studi le riserve idriche del sud della Cina sono sfruttate a un tasso più alto di quello al quale si rigenerano. Il governo cinese, tuttavia, sostiene che nel futuro l’economia della regione a nord di Pechino sarà focalizzata sul turismo, e non più su industria e agricoltura, con un conseguente risparmio idrico.