Una canzone di Bryan Ferry
Con un titolo non qualunque
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Sempre girovagando per archivi ho scoperto che vent’anni fa intervistai Franco Battiato.
Domani Tom Waits compie 70 anni, invece.
Tender is the night
Non è un titolo qualunque, direte voi. Se lo inventò Francis Scott Fitzgerald nel 1933 per quel suo romanzo formidabile, e dopo suonava così bene che attecchì in molte altre occasioni, citazioni, titoli. Mi ricordo almeno una canzone di Jackson Browne negli anni Ottanta, non granché, ma la passava Massarini a Mister Fantasy. Comunque, qui parliamo d’altro.
Bryan Ferry ha fatto cose meravigliose in diverse fasi della sua carriera: con i primi Roxy Music ha orientato un sacco di cose che sono state fatte dopo, ha pubblicato gran canzoni, ha fatto diventare la band mainstream con un bel disco del 1982, e ha messo in giro se stesso come rarità di figaggine adulta che resiste tuttora, dopo decenni di ragazzinismi. Ora ha 74 anni, io l’ho visto a Milano qualche anno fa, faceva sempre la sua figura e aveva la sua voce abbastanza da cavarsela. Nel 2010 fece un disco un po’ uguale a tutti i suoi di questo millennio, niente di speciale, sempre piacevole, tirando dentro parecchia gente tra cui i Roxy Music e pure Brian Eno, con una copertina da vecchio disco dei Roxy Music e Kate Moss nella foto. L’ultima canzone si chiamava Tender is the night, e l’aveva scritta insieme a Dave Stewart: Dave Stewart “degli Eurythmics”, che ne ha scritte tante e sa dove mettere i suoni. Il testo ha qualche discontinuità ma parla di togliersi da qui e andare via lontano, e ne infila qualcuna buona.
No work, no play
A million miles away
Tender is the night
I’m frantic today
Ma la cosa migliore del pezzo è l’andamento, in cui Bryan Ferry più che cantare sembra osservare la scena, immaginare cose, pensare sul da farsi, e mormorare parole tra sé e sé, sopra uno sfondo ondoso di suoni sintetici e di piano.
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