Luka Dončić sta facendo meraviglie
Il giovanissimo cestista sloveno ha iniziato alla grande la nuova stagione NBA: gli americani dicono che non vedevano niente del genere dagli inizi di LeBron James
Domenica notte a Los Angeles, California, si giocava la partita di basket NBA tra Los Angeles Lakers e Dallas Mavericks, due squadre belle e interessanti soprattutto per la presenza di due tra i giocatori più forti del campionato: LeBron James, considerato da alcuni il più grande giocatore NBA di sempre, e Luka Dončić, 20enne sloveno alla sua seconda stagione nel campionato di basket nordamericano, con un talento enorme e cresciuto avendo proprio James come modello.
A poco più di cinque minuti dal termine della partita, Dončić si è ritrovato di fronte a James con la palla in mano, fuori dalla linea da tre punti, e ha fatto una cosa che gli riesce molto bene dallo scorso anno: ha finto di entrare in palleggio in area e poi ha fatto due passi indietro per crearsi spazio per il tiro da tre punti (il cosiddetto stepback), facendo canestro. La partita è stata poi vinta da Dallas, che ha fermato una striscia vincente dei Lakers che durava da dieci partite, e l’azione di Dončić è stata considerata come una specie di consacrazione di fronte al più forte giocatore NBA degli ultimi quindici anni.
Quella contro i Lakers non è stata l’unica prestazione di grande valore di Dončić quest’anno, ma l’ennesima. Dončić sta facendo cose impressionanti, tanto da essere paragonato proprio a James e da essere considerato come uno dei possibili candidati al premio di MVP (miglior giocatore del campionato), un riconoscimento ambito e importante.
Dončić era arrivato in NBA all’inizio della scorsa stagione, dopo essere stata la terza scelta al draft, cioè l’evento nel quale le squadre della lega nordamericana di basket scelgono i nuovi giocatori provenienti dal college o dai campionati europei. Era arrivato tra l’entusiasmo di molti tifosi europei di basket, che lo avevano visto vincere l’Eurolega (la Champions League del basket) con il Real Madrid, ottenendo i premi di miglior giocatore del torneo e miglior giocatore delle finali, un traguardo mai raggiunto prima da un pari età. Nonostante fosse considerato il miglior giovane del basket europeo del Ventunesimo secolo, Dončić era stato accolto da un pezzo di NBA con un po’ di scetticismo, perché considerato non abbastanza atletico per tenere testa ai più forti giocatori del campionato.
Nel suo primo anno, però, aveva dimostrato di essere fortissimo, facendo registrare numeri notevoli (21,2 punti di media a partita, 7,8 rimbalzi e 6 assist) e vincendo il premio di miglior Rookie, cioè il miglior giocatore al primo anno. Nelle prime settimane della sua seconda stagione NBA, le cose gli stanno andando ancora meglio.
Partiamo dai numeri, che finora sono impressionanti.
Dončić sta segnando 30,7 punti di media a partita (terzo dietro James Harden e Giannis Antetokounmpo), sta fornendo 9,4 assist (secondo dietro a LeBron James), e sta prendendo 10,3 rimbalzi (quattordicesimo: posizione notevole per un “non lungo”, cioè un giocatore che non gioca in mezzo all’area). Come ha sottolineato The Ringer, Dončić è il primo giocatore del campionato per tocchi della palla (98,8 a partita di media), un dato che indica una centralità assoluta del suo ruolo all’interno dell’azione e del gioco di Dallas.
Dončić ha già superato una serie lunghissima di record della NBA. Alla fine di novembre il sito FiveThirtyEight ha analizzato una serie di numeri e statistiche e ha pubblicato un articolo intitolato «Non abbiamo visto niente di simile a Luka Dončić dai tempi di LeBron James», nel quale si sostiene che il giocatore sloveno «non è normale, è speciale». «In altre parole, sebbene le dimensioni del campione dei dati siano ancora ridotte [a causa delle poche partite giocate finora, ndr], si può sostenere che Dončić sia sulla buona strada per diventare il miglior ventenne della NBA di tutti i tempi».
Secondo ESPN, il grande inizio di stagione di Dončić è dovuto anche a un cambio di atteggiamento dell’allenatore di Dallas, Rick Carlisle, di grande esperienza e da oltre dieci anni ai Mavericks.
Lo scorso anno qualche tensione di troppo tra i due aveva portato diversi osservatori della NBA e alcuni membri della squadra dei Mavericks a chiedersi se Dončić e Carlisle fossero compatibili. Tra le altre cose, si temeva per la nota durezza con cui Carlisle gestisce da sempre le point guards, cioè i giocatori che fanno i playmaker (creatori dell’azione) e che allo stesso tempo segnano parecchi punti a partita, proprio come Dončić. Secondo ESPN, però, Carlisle ha avuto la capacità di adattarsi al gioco di Dončić, assecondandone anche gli eccessi, e lasciando allo sloveno la possibilità di creare gioco e decidere come gestire le azioni di attacco della sua squadra.
Carlisle, ha scritto The Ringer, ha anche aggiustato le “rotazioni” di Dallas, affiancando a Dončić giocatori che non hanno bisogno necessariamente di avere per molto tempo la palla in mano in attacco e che si adattano bene al suo gioco. In particolare, ha trovato il modo più adatto di far giocare Dončić insieme a Kristaps Porziņģis, fortissima ala lettone dotato di grande tecnica e di un fisico imponente. È l’altro giocatore più forte della rosa di Dallas, ma ha iniziato questa stagione dopo una stagione e mezza in cui era rimasto fermo per infortunio. Carlisle ha capito che Porziņģis gioca meglio quando in campo c’è Dončić che tiene il pallone e attira su di sé l’attenzione delle difese, e perciò invece che lasciarne sempre uno dei due in campo per non abbassare troppo il livello li fa giocare la maggior parte del tempo insieme, facendoli riposare quasi sempre in contemporanea.
Lo ha fatto anche nella difficile partita contro i Lakers, e ha avuto ragione: Dončić e Porziņģis insieme sono micidiali, anche per una comune impostazione di gioco “europea”, ma Dallas ha giocato benissimo anche senza di loro, forse perché i Lakers non avevano preparato abbastanza la partita sugli altri giocatori dei Mavericks.
I risultati di questi cambi sono diventati evidenti nelle ultime partite. Dončić ha centralizzato il gioco su di sé, mostrando di sapere fare benissimo un sacco di cose e di essere già un giocatore molto completo in diversi aspetti del gioco. Le sue partite sono quelle che gli americani definiscono “must-watch“, cioè da vedere per forza per il grande numero di giocate imperdibili e spettacolari. Con l’ultima vittoria ottenuta dai Mavericks, in cui Dončić ha segnato 33 punti, preso 18 rimbalzi e fornito 5 assist in soli 28 minuti di gioco, Dallas si è confermata al quarto posto nella supercompetitiva Western Conference, cioè uno dei due grandi gironi in cui è strutturata la NBA, vincendo otto delle ultime dieci partite.
Se dovesse continuare a questo ritmo, Dončić parteciperebbe per la prima volta in carriera ai playoff NBA, potrebbe essere selezionato all’All Star Game, la partita esibizione che riunisce ogni anno i migliori giocatori della NBA, e sarebbe uno dei nomi considerati per la vittoria del premio di MVP della stagione regolare. Tutti risultati incredibilmente notevoli per un giocatore così giovane e al suo secondo anno in NBA.