Il caso Daphne Caruana Galizia, dall’inizio
Come l'assassinio di una giornalista avvenuto nel 2017 ha portato due anni dopo alle dimissioni del primo ministro di Malta
Domenica primo dicembre il primo ministro maltese Joseph Muscat, che era al governo dal 2013, ha annunciato che si dimetterà a gennaio e lascerà il ruolo di leader dei Laburisti. Poco prima, e per diversi giorni, migliaia di manifestanti avevano protestato per le strade della capitale La Valletta dietro uno striscione con scritto “giustizia”. Con loro c’era la famiglia della giornalista investigativa maltese Daphne Caruana Galizia, uccisa in un attentato nell’ottobre del 2017. L’annuncio di Muscat ha a che fare con i recenti e importanti sviluppi nelle indagini sulla sua morte.
Daphne Caruana Galizia aveva 53 anni: è morta il 16 ottobre del 2017 a Bidnija, nel nord dell’isola, a causa dell’esplosione di una bomba nella sua auto. Era una delle giornaliste più famose a Malta, per via delle sue inchieste sulla corruzione e soprattutto sull’evasione fiscale internazionale sull’isola legata ai Panama Papers, i documenti riservati che avevano rivelato una rete internazionale di società off shore e loro beneficiari. Era stata la prima a rivelare il coinvolgimento di alcuni importanti membri del governo di Muscat.
Nell’aprile del 2017, tra le altre cose, Caruana Galizia aveva pubblicato una serie di articoli che accusavano la moglie di Muscat di possedere una società off shore, attraverso la quale avrebbe ricevuto un milione di dollari dalla figlia del presidente dell’Azerbaijan. Lo scandalo aveva portato Muscat a chiedere le elezioni anticipate, che poi aveva vinto. Nel luglio del 2018 Muscat era stato assolto da ogni accusa relativa ai presunti reati finanziari contenuti nei cosiddetti “Panama Papers”, ma le inchieste di Caruana Galizia, che erano arrivate soltanto fino a un certo punto, dopo la sua morte erano state approfondite da altre testate internazionali e avevano portato a importanti scoperte (ci arriviamo).
Nei giorni successivi all’esplosione dell’auto di Caruana Galizia, la polizia di Malta, aiutata nell’indagine dall’FBI, dall’Europol e da uno speciale dipartimento investigativo della Finlandia, aveva arrestato una decina di persone in relazione all’omicidio, tre delle quali – i fratelli George e Alfred Degiorgio e il loro amico Vincent Muscat (omonimo ma non parente del primo ministro) – erano state incriminate nel luglio del 2019 per sei diversi reati, tra cui omicidio volontario e possesso e detonazione di esplosivo. Nessun mandante era stato però identificato.
Nella vicenda era intervenuto anche il Consiglio d’Europa – organizzazione con sede a Strasburgo che non ha niente a che fare con l’Unione Europea – che aveva criticato duramente le autorità di Malta per non essere riuscite a garantire indagini indipendenti ed efficaci sul caso, e per chiedere al governo di aprire un’indagine per trovare il mandante. Anche la famiglia della giornalista aveva chiesto più volte l’apertura di un’indagine governativa. Lo scorso settembre il governo di Malta aveva accettato affidandola al giudice Michael Malla. Circa un mese dopo era stato arrestato un uomo, il tassista Melvin Theumaso, sospettato di aver fatto da tramite tra il presunto mandante e gli assassini della giornalista. A Theumaso, in cambio di informazioni, era stata concessa l’immunità. E a quel punto è arrivata la svolta.
Lo scorso 20 novembre è stato arrestato Yorgen Fenech, imprenditore maltese che è anche gestore di una centrale elettrica costruita nel 2013 a Malta grazie a una concessione statale. Fenech, soprattutto, è il capo di 17 Black, una società registrata a Dubai che avrebbe dovuto fare pagamenti per oltre 1,5 milioni di euro ad altre due società off shore con sede a Panama di proprietà di due membri del governo maltese: Konrad Mizzi, ministro dell’Energia e poi ministro del Turismo, e il capo dello staff del primo ministro, Keith Schembri. Entrambi sono stati interrogati dalla polizia e si sono dimessi pochi giorni fa. Il ministro dell’Economia Chris Cardona ha invece deciso di autosospendersi.
Nel frattempo le inchieste di altre testate internazionali – come Reuters – hanno accusato l’imprenditore maltese Yorgen Fenech di aver pagato (o perlomeno provato a pagare) quelle tangenti in cambio di una concessione per costruire la centrale elettrica. Sempre Reuters ha pubblicato alcuni dettagli della confessione che Vincent Muscat, accusato di essere uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia, aveva fatto alla polizia nell’aprile del 2018.
Vincent Muscat ha raccontato che nell’estate del 2017 aveva accompagnato il suo amico Alfred Degiorgio al Busy Bee, un bar vicino alla capitale La Valletta. Pochi minuti dopo Degiorgio era tornato in macchina e gli aveva comunicato che erano stati incaricati di uccidere la giornalista Caruana Galizia; in cambio avrebbero ricevuto 150mila euro, di cui 30mila in anticipo. L’idea iniziale era spararle da lontano con un fucile e per questo la seguirono per giorni; poi però decisero di ucciderla facendo saltare in aria l’auto in cui si trovava. Muscat ha raccontato che usarono una bomba acquistata da criminali maltesi e fornita dalla mafia italiana.
Dopo l’arresto Fenech ha ottenuto di essere rilasciato su cauzione, ma nella serata del 30 novembre è stato accusato formalmente di essere stato complice dell’omicidio di Caruana Galizia, in quanto l’avrebbe organizzato e finanziato pagando gli esecutori materiali, oltre che di essere membro di un’organizzazione criminale. Fenech si è dichiarato non colpevole e ha accusato direttamente l’ex capo dello staff del primo ministro Keith Schembri.
L’annuncio sulle dimissioni del primo ministro Muscat del prossimo gennaio ha comunque causato molte critiche.
La famiglia di Caruana Galizia e diverse organizzazioni della cosiddetta società civile hanno detto che non smetteranno di scendere in piazza, e il Times of Malta (il più importante giornale dell’isola, che ha collaborato a diverse inchieste sull’omicidio della giornalista) ha pubblicato oggi un editoriale molto duro dicendo che ogni giorno in più in cui il primo ministro decide di non andarsene sarà comunque «un giorno troppo lungo». Ora la questione, scrive Times of Malta, non riguarda più i legami poco chiari tra politici e imprenditori, ma tra politici e criminali: «La persona ora accusata di cospirazione nell’omicidio, Yorgen Fenech, ha implicato nel crimine l’aiutante più vicino al primo ministro, Keith Schembri, e sono emerse prove dei tentativi dell’ex capo dello staff di deviare il corso della giustizia. Tuttavia, Schembri è ancora un uomo libero». Inoltre, conclude il giornale, le cinque settimane che passeranno tra l’annuncio di dimissioni e le dimissioni vere e proprie potrebbero dar modo alle persone coinvolte di nascondere le prove.