Presto riparleremo di Corea del Nord
Le trattative con gli Stati Uniti stanno andando male, e la scadenza imposta dal dittatore Kim Jong-un a Donald Trump è ormai molto vicina
La scadenza di fine anno imposta lo scorso aprile dalla Corea del Nord agli Stati Uniti per eventuali nuovi colloqui sulla denuclearizzazione della penisola, e per un cambiamento nell’atteggiamento degli Stati Uniti nelle trattative stesse, definito finora «inflessibile», si sta avvicinando. La situazione sembra essere molto tesa e negli ultimi giorni ci sono stati diversi scambi tra i due paesi. L’ultimo tentativo di riavviare i colloqui da parte degli Stati Uniti è stato definito un «trucco» dalla Corea del Nord, e gli esperti si sono detti piuttosto pessimisti su come tra qualche settimana potrebbero andare le cose.
Il primo storico incontro tra il dittatore nordcoreano Kim Jong-un e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si era svolto il 12 giugno 2018 sull’isola di Sentosa, a Singapore. Alla fine i due leader avevano partecipato a una cerimonia di firma di un documento congiunto, nel quale c’erano per lo più impegni vaghi: si parlava di «lavorare in direzione» della denuclearizzazione dell’intera «penisola coreana», con espressioni poco concrete, e si citava l’impegno di costruire un clima di pace e di stabilire nuove relazioni diplomatiche. Durante la conferenza stampa, Trump aveva poi fatto riferimento alla sospensione da parte degli Stati Uniti delle esercitazioni militari congiunte con la Corea del Sud. La concessione era stata definita da diversi analisti “eccessiva” e senza alcuna vera contropartita.
Da allora i progressi sono stati altalenanti. Il secondo incontro era avvenuto il 28 febbraio 2019, ad Hanoi, ed era stato interrotto bruscamente in meno di un giorno: si era concluso senza dichiarazioni congiunte, con le due parti che avevano dato versioni diverse su quello che era successo. Trump aveva proposto di sospendere le sanzioni economiche imposte alla Corea del Nord in cambio di un completo smantellamento del programma nucleare nordcoreano; Kim Jong-un aveva invece offerto uno smantellamento parziale delle infrastrutture nucleari in cambio della cancellazione delle sanzioni più dure e punitive. Le due parti avevano definito le rispettive offerte inaccettabili, e i rapporti bilaterali si erano fatti molto tesi e nervosi. Entrambi avevano comunque deciso di mantenere toni piuttosto cordiali, per non far saltare del tutto i negoziati per normalizzare le relazioni fra i due paesi.
Lo scorso 30 giugno c’era stato un terzo incontro, un po’ a sorpresa: Trump aveva invitato tramite Twitter il dittatore nordcoreano a un nuovo breve colloquio presso la zona demilitarizzata coreana, cioè quella striscia di territorio che divide la Corea del Sud e la Corea del Nord e Kim Jong-un aveva accettato. I due avevano deciso di riprendere il dialogo, ma da allora non c’erano state grandi novità, fatta eccezione per una serie di test missilistici compiuti dalla Corea del Nord.
I negoziati erano ripresi il 5 ottobre a Stoccolma, ma non erano andati particolarmente bene, anche a causa dei test missilistici avviati dalla Corea del Nord nei mesi precedenti. Dopo un giorno il dialogo era stato di nuovo interrotto: il capo della delegazione nordcoreana aveva accusato gli Stati Uniti di essere «inflessibili» ed era stato annunciato un immediato stop alle trattative. Nel frattempo, la Corea del Sud aveva annunciato l’acquisto di 26 nuovi caccia e la Corea del Nord aveva reagito con alcuni test di missili balistici a corto raggio, ribadendo la scadenza di fine anno per la ripresa dei colloqui e la richiesta di una maggiore flessibilità nei colloqui stessi da parte degli Stati Uniti.
A metà novembre la Corea del Nord, tramite il suo negoziatore Kim Myong Gil, ha fatto sapere che Stephen Biegun, il negoziatore statunitense, aveva offerto nuovi colloqui attraverso un paese terzo. I due si erano incontrati a Stoccolma, ma l’incontro era andato ancora male. Kim Myong Gil aveva dichiarato che la proposta di Biegun aveva l’obiettivo «di placarci», che era «un trucco per guadagnare tempo» e far così passare la scadenza di fine anno. Nei giorni successivi la Corea del Nord aveva ribadito di non essere interessata a riprendere i negoziati, sollecitati di nuovo dallo stesso Trump, a meno che gli Stati Uniti non fossero disposti ad abbandonare la loro politica «ostile». Il riferimento era alle sanzioni internazionali e all’annuncio di nuovo esercitazioni aeree congiunte tra Corea del Sud e Stati Uniti nella penisola coreana, esercitazioni definite dal Nord un «tradimento» e che erano state comunque rinviate, forse proprio per agevolare il rilancio dei negoziati. «Quel che chiediamo agli Stati Uniti è che si ritirino dalle esercitazioni militari combinate con la Corea del Sud, o che le interrompano del tutto. Posticiparle non è garanzia di pace e sicurezza nella Penisola coreana, né aiuta gli sforzi diplomatici tesi a risolvere il problema» era stato scritto in una nota ufficiale.
Il giorno dopo, e siamo al 18 novembre, l’agenzia di stampa statale nordcoreana KCNA aveva fatto sapere che Kim Jong-un aveva supervisionato un addestramento dell’aeronautica militare, minacciando implicitamente anche la ripresa di lanci di missili a lungo raggio o test nucleari. E ancora: «Allo stato attuale, quando una parte si oppone ai propri impegni e compie unilateralmente dei passi ostili, non vi è alcuna ragione né alcuna scusa per mantenere l’altra parte vincolata ai propri impegni. Inoltre, non c’è tempo sufficiente». La Corea del Sud, nel frattempo, ha fatto sapere che sta prendendo sul serio la minaccia, ma insiste nel dire che c’è ancora tempo per salvare la situazione. Il 28 novembre il governo giapponese e lo stato maggiore delle Forze armate sudcoreane hanno denunciato il lancio di due oggetti balistici non identificati (probabilmente missili a corto raggio) dalle coste orientali della Corea del Nord, che qualche giorno fa aveva anche parlato di nuove esercitazioni lungo il tratto di mare conteso con la Corea del Sud. Il 29 novembre KCNA ha confermato che Kim Jong-un aveva assistito il giorno precedente al test di lancio di un «sistema lanciarazzi superpesante».
Superata la scadenza, il dittatore nordcoreano Kim Jong-un terrà il suo discorso di inizio anno e potrebbe fare diversi annunci. Gli esperti e gli analisti che osservano la Corea del Nord sono piuttosto pessimisti e vedono la prospettiva di un’escalation delle tensioni tra Washington e Pyongyang come piuttosto realistica. Secondo alcuni il margine di manovra dei negoziatori statunitensi è ormai molto limitato, complicato dalla procedura di impeachment contro Trump e dal fatto che Corea del Nord abbia interrotto il dialogo con quella del Sud.