Abbiamo raggiunto un nuovo record di anidride carbonica
L'Organizzazione meteorologica mondiale dice che la produzione del principale gas serra continua ad aumentare nonostante gli accordi sul clima di Parigi
Secondo gli ultimi dati diffusi oggi dall’Organizzazione meteorologica mondiale, nel 2018 la concentrazione nell’atmosfera di anidride carbonica, il principale gas responsabile dell’effetto serra, ha raggiunto un nuovo record: 407,8 parti per milione (ppm), contro le 405,5 parti per milione del 2017. L’aumento è superiore all’aumento medio dell’ultimo decennio, un segnale che potrebbe indicare che la concentrazione di anidride carbonica sta aumentando più velocemente che in passato. «Nonostante gli impegni presi durante la conferenza sul clima di Parigi», ha detto il segretario dell’organizzazione, Petteri Taalas, «non c’è per il momento alcun segno di rallentamento, per non dire di diminuzione, nella concentrazione di gas serra nell’atmosfera».
L’anidride carbonica, o CO2, è il principale gas serra presente nell’atmosfera terrestre e viene prodotto naturalmente da vulcani, animali ed esseri umani. Il problema è che a queste fonti naturali, nel corso dell’ultimo secolo e mezzo, si è aggiunta l’enorme quantità di anidride carbonica prodotta nei processi di combustione di petrolio e carbone. Insieme agli altri gas serra, questa CO2 presente nell’atmosfera impedisce alla Terra di disperdere parte del calore proveniente dal Sole, con un conseguente aumento delle temperature e il cosiddetto “riscaldamento globale”.
Per questo motivo da decenni l’ONU e le principali organizzazioni scientifiche internazionali chiedono ai governi di tutto il mondo di mettersi d’accordo per attuare politiche che riducano la produzione di CO2, passando dall’utilizzo dei combustibili fossili per la produzione dell’energia alle fonti rinnovabili, che comportano una produzione minore (in alcuni casi quasi pari a zero) di anidride carbonica. L’accordo principale raggiunto fino a questo momento è l’accordo di Parigi del 2015, che impegna tutti i paesi sottoscrittori a ridurre l’aumento di emissioni in modo tale da limitare l’aumento di temperatura entro il 2100 a 1,5 gradi centigradi.
La concentrazione di CO2 nell’aria è uno dei principali fattori che influenzeranno quanto la temperatura aumenterà nei prossimi decenni. Per calcolarla, l’Organizzazione meteorologica mondiale utilizza i dati raccolti da una dozzina di stazioni di misurazione in tutto il mondo. Il più antico e più celebre osservatorio che fornisce questi dati è quello del vulcano Mauna Loa, nelle Hawaii. Attivata nel 1958, la prima rilevazione della stazione diede come risultato 315ppm (quasi cento parti in meno dell’attuale livello). Lo scienziato che dette l’avvio alla misurazione, Charles Keeling, oggi dà il nome alla “curva di Keeling”, la principale misurazione dell’aumento della concentrazione di CO2 nella nostra atmosfera.
Si stima che l’attuale concentrazione di anidride carbonica sia più del 147 per cento superiore alla concentrazione del 1750, la data utilizzata solitamente come fine dell’era pre-industriale. L’ultima volta che il pianeta aveva raggiunto un tale livello di concentrazione, circa 3 milioni di anni fa, la terra era più calda di 2-3 gradi rispetto ad oggi e i mari erano più alti di 10-20 metri.
La concentrazione di CO2 è a sua volta il prodotto delle emissioni di anidride carbonica, o meglio, il frutto della complessa relazione tra la combustione di idrocarburi e dalle altre fonti inquinanti e una serie di complessi fenomeni atmosferici. Circa la metà della CO2 prodotta al mondo viene assorbita dagli oceani e dalle foreste; il resto rimane nell’atmosfera, contribuendo ad aumentare i livelli di concentrazione e quindi la temperatura.
Alla conferenza sul clima di Parigi, la quasi totalità dei paesi del mondo si è impegnata a ridurre le proprie emissioni, ma i dati pubblicati oggi dimostrano che non sempre alle promesse sono seguiti i fatti. Nei prossimi mesi le Nazioni Unite dovrebbero pubblicare un nuovo rapporto in cui verranno evidenziati gli scollamenti tra le promesse di intervento fatte alla conferenza di Parigi e le misure realmente intraprese. Secondo le anticipazioni già pubblicate, nonostante gli impegni le emissioni inquinanti sarebbero complessivamente continuate a crescere anche nel 2018.