Alle elezioni locali di Hong Kong hanno vinto i candidati pro-democrazia
Hanno ottenuto 390 seggi su 452, ma per il momento si tratta di una vittoria perlopiù simbolica
I candidati pro-democrazia hanno stravinto le elezioni locali che si sono tenute ieri a Hong Kong per eleggere i 452 membri dei 18 consigli distrettuali della regione: hanno ottenuto infatti 390 seggi, quando alle ultime elezioni del 2015 ne avevano ottenuti a malapena un terzo. Si è registrata, inoltre, un’altissima affluenza del 70 per cento, più di quattro milioni di persone, molto superiore al 47 per cento registrato quattro anni fa.
Le elezioni locali erano considerate una specie di referendum sulle manifestazioni di protesta che da mesi si tengono contro la Cina, che controlla Hong Kong dal 1997, e che chiedono sostanzialmente l’introduzione della democrazia nella regione: secondo diversi osservatori, il risultato certifica infatti il sostegno che i manifestanti pro-democrazia hanno tra la popolazione.
Al momento la vittoria dei politici pro-democrazia è soprattutto simbolica: le responsabilità dei consiglieri distrettuali sono soprattutto locali – controllano la spesa dei distretti e servono come palestra e trampolino di lancio per i politici emergenti – e non hanno nessuna influenza sul Consiglio legislativo, il piccolo Parlamento di Hong Kong (eletto democraticamente solo per metà dei suoi componenti).
I consiglieri distrettuali hanno però una qualche influenza sul Comitato di 1.200 membri che seleziona il Capo esecutivo della regione, ed è composto per un decimo da consiglieri distrettuali: il Comitato è di fatto controllato dalla Cina, ma la vittoria di oggi garantirà almeno una maggiore voce in capitolo ai politici pro-democrazia quando si tratterà di nominare il nuovo Capo esecutivo, nel 2022 (sempre che nel frattempo le cose non cambino).
Per settimane si era temuto che la Cina potesse fare pressioni per sospendere o rimandare le elezioni, ma il voto si è svolto regolarmente e non ci sono stati scontri con la polizia: come previsto dalle regole elettorali, diversi candidati favorevoli all’indipendenza dalla Cina non si sono potuti candidare, tra cui il noto attivista Joshua Wong.
La governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, ha commentato le elezioni con un comunicato in cui ha detto di rispettare i risultati, sostenendo che riflettano «l’insoddisfazione delle persone per la situazione attuale e i problemi radicati nella società». Inoltre ha aggiunto che il governo «ascolterà umilmente e rifletterà seriamente» sulle opinioni espresse dai cittadini.