Che cosa vuole il Labour
Nel programma presentato ieri da Jeremy Corbyn ci sono stipendi minimi più alti, investimenti verdi, più tasse per ricchi e imprese e nazionalizzazioni
Il programma del Partito Laburista per le elezioni britanniche del prossimo 12 dicembre è un misto di idee radicali, compromessi e promesse che, alla maggior parte degli europei che vivono sul continente, potrebbero sembrare piuttosto ordinarie ma che formano uno dei programmi elettorali più di sinistra della storia recente dei Laburisti. Per la BBC, si tratta di una versione ultra-potenziata del programma con cui il Labour si presentò alle elezioni del 2017. Per il Guardian è un programma con aspetti rischiosi, ma che può portare ottimi risultati. Per il Telegraph, quotidiano conservatore, il piano contiene invece troppe tasse e troppa spesa.
In breve, il programma promette di alzare la spesa pubblica britannica, facendo crescere in particolare gli investimenti verdi e portandola al livello della media europea (al momento la spesa pubblica britannica è invece sotto la media). Il Labour promette anche di nazionalizzare ferrovie, poste e servizi locali: un piano molto ambizioso e praticamente senza eguali nel resto d’Europa, dove sono pochi i paesi ad avere i margini fiscali per permettersi grosse nazionalizzazioni, ma sono pochi anche i servizi che non sono già controllati da stato o enti locali.
Brexit
Il leader del partito Jeremy Corbyn e i suoi alleati hanno cercato fino all’ultimo di evitare una campagna elettorale basata su Brexit, ben sapendo che un terzo dei loro elettori alle ultime elezioni era a favore dell’uscita dall’Unione Europea. Anche per questo, la posizione ufficiale del partito su Brexit contenuta nel programma non ha nulla di nuovo o notevole rispetto alla posizione raggiunta all’ultima conferenza di partito.
Il Labour promette che se andrà al governo cancellerà l’accordo raggiunto dai Conservatori con l’Unione Europea e ne negozierà uno nuovo nel giro di tre mesi (con al centro unione doganale e vicinanza al mercato unico, oltre che diritti dei lavoratori e protezione dell’ambiente). Poi, nel giro di sei mesi, promette che lo sottoporrà a un secondo referendum legalmente vincolante. È un piano che cerca di accontentare un po’ tutti, ma che inevitabilmente rischia di scontentare i più favorevoli al Leave e i più convinti sostenitori del Remain, che hanno già iniziato ad incalzare Corbyn su come intende schierarsi in caso di referendum (lui non lo ha detto fino ad ora e in tanti non credono alla versione secondo cui votò per restare nell’Unione Europea all’ultimo referendum).
Nazionalizzazioni e spesa sanitaria
Con la posizione del partito su Brexit già chiara da diverse settimane, l’attenzione della stampa si è concentrata sugli altri due punti principali del programma: nazionalizzazioni e aumento della spesa nel servizio sanitario (NHS). Il Labour promette infatti di riportare in mani pubbliche le ferrovie (una questione particolarmente sentita nel paese), la gestione della banda larga, i servizi pubblici locali e le poste. Nel programma c’è anche la promessa di “invertire” il processo di privatizzazione nella sanità (ma i commentatori scrivono che, anche se si dovesse fare, sarà un processo molto graduale) e di aumentare la spesa sanitaria del 4,3 per cento l’anno per i prossimi cinque anni.
Economia, tasse e ambiente
Sono tre punti collegati nel programma e che si basano sul principio di tassare di più i ricchi, investire il ricavato in tecnologie ambientali e devolvere a un livello più basso le decisioni su come spenderlo. Il Labour quindi promette di aumentare le tasse alle imprese, ai ricchi e di parificare la tassazione sui redditi da lavoro e da capitale (i secondi, attualmente, pagano molto meno dei primi – ed è così anche in Italia).
Con il ricavato, insieme con il nuovo denaro presto a prestito, sarà creato un fondo da 400 miliardi di sterline (poco più di 450 miliardi di dollari) che sarà incaricato di investire in tecnologie ambientali e verdi. Allo stesso tempo, il potere decisionale su come investire una grossa parte di spesa pubblica, compresi gli investimenti a lungo termine, sarà tolto dalle mani del governo centrale e devoluto a comunità ed enti locali.
Una delle promesse di cui si è discusso di più è quella di fornire Internet con la banda larga a tutti, gratuitamente. Questo, hanno spiegato i Laburisti, comporterebbe la nazionalizzazione della divisione che si occupa di servizi Internet di BT Group, la grande azienda britannica di telecomunicazione (un tempo controllata dallo stato).
Immigrazione
L’immigrazione non è uno dei temi principali della campagna elettorale britannica, ma ugualmente i commentatori scrivono che sono stati fatti alcuni compromessi rispetto alle posizioni molto radicali uscite dalla conferenza di partito. Il Labour promette infatti di limitare molto la possibilità di detenere migranti irregolari e ha annunciato che chiuderà due delle più famigerate strutture di detenzione (la mozione approvata dalla conferenza parlava di chiuderle tutte). Il partito promette anche di semplificare le procedure per il ricongiungimento familiare e di eliminare alcuni requisiti di reddito che erano necessari per farvi richiesta. Corbyn inoltre ha ripetuto che il Labour non ritiene che esista un “limite arbitrario” al numero di migranti che il paese può accogliere.
Educazione
È uno dei temi più sensibili per il giovane elettorato laburista. Il partito quindi promette il taglio delle tasse universitarie, mentre le grandi scuole private saranno obbligate a pagare di più. Nel frattempo, un’apposita commissione inizierà a studiare come integrare le scuole private nel sistema pubblico. Saranno introdotti fino a sei anni di formazione gratuita per adulti, mentre la maternità pagata sarà aumentata a 12 mesi e i bambini dai 2 ai 4 anni riceveranno 30 ore di asilo gratuito a settimana. I commentatori notano che da questo piano manca la cancellazione dei debiti studenteschi, una delle richieste che erano state fatte durante la conferenza del partito. Nel Regno Unito moltissimi studenti si fanno prestare enormi somme di denaro per pagare le rette universitarie ed esiste un sistema automatico per la restituzione del debito una volta che si inizia a lavorare: il peso del debito è però un problema per tantissimi neolaureati.