Una canzone di Nitin Sawhney
A gennaio esce un disco nuovo di Bill Fay, di cui avevamo parlato qui, che mi pare bello e notturno assai: c’è una canzone online.
Una storia sulla mia canzone preferita di Joe Jackson: di nostalgie la canzone, di nostalgie la storia.
C’è un temporaneo spinoff delle Canzoni in coda alla nuova newsletter di Natale del Post: ci allarghiamo.
(invece su quella cosa che inoltrate ad amici questa newsletter che sarebbe per gli abbonati al Post: diciamo che ne siamo lusingati e ci piace fare nuove amicizie; poi se i nuovi amici vanno qui e collaborano a fare il Post e tutto questo, come fanno gli amici, siamo più contenti ancora)
Days of fire
Il 22 luglio del 2005 la polizia britannica uccise un giovane brasiliano, Jean Charles de Menezes, scambiandolo per uno dei terroristi che il giorno prima avevano fallito alcuni attentati a Londra, due settimane dopo quelli che avevano ucciso 52 persone in una serie micidiale nel centro di Londra. Fu una delle vittime e dei risultati di quelle settimane di panico e terrore. Un cantautore californiano, Natty, era a Londra in quelle settimane e si trovò vicino ai luoghi degli attentati e dell’uccisione di de Menezes.
So I step out the station, brazilian name all over tv
Realization – I was on the next train – could ‘ve been me
Nitin Sawhney ha l’età mia, ormai, mi ci sono imbattuto fortunosamente vent’anni fa e su Playlist l’avevo riassunto così.
A un certo punto, in Inghilterra, qualcuno intravide il formarsi di una corrente musicale angloindiana (“asian underground”). Gli artisti coinvolti (Nitin Sawhney, Talvin Singh, Cornershop, Panjabi MCs) facevano cose abbastanza diverse, ma con una comune componente di “suoni dal mondo”. Nitin Sawhney è forse il più eclettico, incline a frequentare voci orientali e testi in spagnolo, musica lounge e sinfonie classiche, colonne sonore e jazz, giornalismo e impegno politico.
Negli undici anni da allora, come si vede nella foto, Sawhney è stato persino nominato Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico (cioè, più dei Beatles, per capirsi), tanto vario e ricco è stato il suo ruolo nella cultura nazionale, e non solo nella musica. Ma nel 2008 fece un disco che si apriva con questa canzone, cantata appunto da Natty, che raccontava di quei giorni londinesi, e di cosa era la città.
On these streets where I played
And these trains that I take, I saw fire
But now I’ve seen the city change in
Oh so many ways, since the days of fire
Il pezzo ha una grande capacità di rendere la tensione e la concitazione, a cominciare da quel suono di rotaie all’inizio.
Then it all went slow motion, everything slow motion
First the flash of light then the rise of emotion
E ha un gran ritmo, pur nella slow motion, e nella storia triste che sembra di un milione di anni fa.
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