Calenda ha fatto un partito
Si chiama "Azione" e dice che sarà il partito di chi «fatica, di chi lavora e di chi studia»: ma se i sondaggi non saranno positivi non si presenterà alle elezioni
Dopo averlo anticipato nelle scorse settimane, oggi l’ex ministro ed eurodeputato eletto con il PD Carlo Calenda ha presentato il suo nuovo partito. Si chiama “Azione” e nelle prime righe del suo manifesto è scritto che sarà un partito fondato sul «liberalismo sociale» e sul «popolarismo di Sturzo».
Nelle sue prime interviste per annunciare la creazione del partito, Calenda ha spiegato di averlo fondato perché le tradizionali forze moderate, come PD e Forza Italia, si sono alleate con la Lega e il Movimento 5 Stelle. Azione invece «diventerà il pilastro di un grande Fronte Repubblicano e Democratico capace di ricacciare populisti e sovranisti ai margini del sistema politico». In un’intervista al Messaggero, Calenda ha elencato i principali sostenitori che il suo partito ha raccolto fino a questo momento:
Nel nostro movimento ci sono imprenditori: da Alberto Baban, ex presidente dei piccoli industriali, a Cimmino di Yamamay; professionisti e professori come Walter Ricciardi, massimo esperto di sanità, e Stefano Allevi che è un grande studioso dell’immigrazione; amministratori locali capaci come Francesco Italia, sindaco di Siracusa, o il sindaco di Cinisi, Palazzolo, o Valentina Grippo, consigliere regionale nel Lazio; giovani che hanno animato liste civiche in tutta l’Italia e via così. Ci saranno alcuni esponenti di Più Europa, come il generale Camporini, l’ex presidente della commissione Affari Costituzionali, Mazziotti, e persone come la storica Emma Fattorini che pur stando ancora nella direzione del Pd ci darà una mano insieme a tanti altri.
Calenda, che ha 46 anni, è figlio della regista Cristina Comencini e ha una lunga carriera da manager alle spalle, è stato ministro degli Affari europei e dello Sviluppo economico durante i governi Renzi e Gentiloni. Non ha partecipato alle elezioni politiche del 2018, ma dopo la formazione del primo governo Conte, Calenda ha avviato un periodo di intenso attivismo politico sui social e in televisione, mirato soprattutto al PD e ai suoi leader, ai quali suggeriva tattiche, strategie e possibili alleanze. Alla fine Calenda riuscì a farsi candidare alle Europee del 2019 come capolista nel Nord Est ed ottenne anche metà del simbolo del PD per inserirci il simbolo di “Siamo Europei”, il movimento politico che aveva lanciato in quei giorni.
Dopo essere stato eletto con il massimo delle preferenze, Calenda iniziò subito a parlare della possibilità di trasformare “Siamo Europei” in un vero partito, suscitando non pochi malumori e critiche all’interno del PD, che lo aveva appena aiutato a farsi eleggere al Parlamento Europeo. Nelle settimane successive i rapporti tra Calenda e il PD peggiorarono ulteriormente e l’ex ministro iniziò sempre più di frequente ad attaccarlo per varie ragioni. Poi, quando in seguito alla crisi di governo di agosto il PD ha deciso di andare al governo con il Movimento 5 Stelle, Calenda ha annunciato ufficialmente la sua uscita dal partito.
“Azione”, quindi, è l’evoluzione di “Siamo Europei”, anche se per il momento di europeismo nel suo manifesto ce n’è molto poco (l’Europa è nominata solo tre volte e solo per dire che così com’è organizzata oggi non funziona molto bene). Non ci sono dettagli sul programma, ma stando a quanto è scritto nel breve manifesto e quanto ha dichiarato Calenda nelle sue ultime interviste, il suo obiettivo è quello di costruire una forza centrista, che cerchi di coniugare la necessità di tutelare le classi sociali più deboli con le ragioni della crescita economica e dell’impresa (un’area politica non di grande successo ultimamente, intorno alla quale gravitano anche Italia Viva di Renzi e +Europa).
Il partito di Calenda è troppo giovane perché siano già stati fatti sondaggi sulla sua popolarità, ma su questo fronte Calenda è stato piuttosto chiaro già in un paio di interviste: se prima delle prossime elezioni Azione non avrà raggiunto percentuali vicine alla doppia cifra, il partito non si presenterà alle elezioni. «Non servono altri partitini», ha spiegato Calenda.