L’Iran sta chiudendo Internet
Il blocco è cominciato venerdì, contemporaneamente alle proteste contro l'aumento dei prezzi del carburante
Secondo l’osservatorio indipendente NetBlocks, da più di due giorni in Iran è impossibile accedere a Internet per la maggior parte della popolazione. Le prime interruzioni sono cominciate venerdì 15 novembre, contemporaneamente alle prime manifestazioni di protesta per via dell’aumento dei prezzi del carburante. Verso le 18 di sabato (le 15 in Italia), quando le manifestazioni si sono fatte più intense, i principali operatori telefonici iraniani – MCI, Rightel e IranCell – hanno interrotto completamente i propri servizi.
Alle 11 di martedì mattina, a 65 ore dall’inizio del blocco di Internet in Iran, la situazione era ancora invariata: si stima che il livello delle connessioni sia solo il 4 per cento di quello normale. Anche il Rapporto sulla Trasparenza di Google rileva che a partire dal 15 novembre c’è stata una brusca interruzione del traffico proveniente dall’Iran su tutti i servizi dell’azienda.
Le proteste sono avvenute in varie città – inclusa la capitale Teheran – e si stima che vi abbiano partecipato circa 90mila persone, secondo alcune autorità locali citate dall’agenzia di stampa iraniana Fars News Agency (FNA). Nelle proteste ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia: Al Jazeera scrive che mille persone sono state arrestate e che almeno due, tra cui un poliziotto, sono morte. Altre fonti, però, parlano di cifre molto più alte: secondo quanto riportato da Amnesty International sarebbero almeno 106 i morti.
Update: 65 hours after #Iran implemented a near-total internet shutdown, some of the last remaining networks are now being cut and connectivity to the outside world has fallen further to 4% of normal levels 📉 #Internet4Iran #IranProtests
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— NetBlocks (@netblocks) November 19, 2019
L’aumento del carburante deciso dal governo iraniano è iniziato alla mezzanotte di venerdì: da quel momento ciascun iraniano può comprare fino a 60 litri di benzina al mese a circa 40 centesimi di euro al litro, mentre ogni litro in più costa 80 centesimi. Prima invece i primi 250 litri acquistati in un mese costavano circa 25 centesimi di euro al litro, e per acquistare quantità maggiori di carburante si dovevano pagare 23 centesimi in più per litro. Le entrate derivanti dall’aumento del prezzo del carburante serviranno, nei piani del governo, ad aumentare i sussidi statali riservati alle fasce più povere della popolazione.
La misura è stata sostenuta anche dall’ayatollah Ali Khamenei, la cosiddetta “guida suprema”, che ha definito i manifestanti “criminali” e ha detto che dietro le proteste ci sono potenze straniere interessate a destabilizzare l’Iran. Tra le motivazioni che hanno spinto il governo iraniano ad aumentare il costo del carburante c’è la difficile situazione economica in cui versa il paese da circa un anno, cioè da quando l’amministrazione statunitense di Donald Trump ha reintrodotto le sanzioni che erano state cancellate nel 2015 dall’accordo sul nucleare iraniano.