Il bridge vuole convincere i giovani
L'associazione americana dei giocatori ha lanciato una campagna di marketing per spiegare all'opinione pubblica che non è un gioco noioso e da vecchi
In un articolo pubblicato qualche mese fa sul Wall Street Journal, Martha Klevay – giocatrice di bridge di 79 anni – lamentava il fatto che il gioco avesse poco ricambio tra i suoi partecipanti: «Le persone muoiono», disse, «e si fa fatica a trovare nuovi giocatori». L’età media dei giocatori statunitensi di bridge – secondo l’American Contract Bridge League (ACBL), l’associazione americana dei giocatori di bridge – è di 71 anni, in netta crescita rispetto al passato, e anche il numero totale dei giocatori è in leggero calo. Per questo motivo l’ACBL ha deciso di puntare sulla pubblicità per convincere nuovi giocatori – possibilmente più giovani – a provare il bridge.
Come ha spiegato Axios, la ACBL ha creato quindi il sito Try Bridge, con lo scopo di far capire che il bridge «non è un grande mistero dalle regole incomprensibili» e che è un peccato che venga «spesso sottovalutato per via dei luoghi comuni su chi lo pratica». Il sito spiega che il bridge è un gioco «intellettuale, veloce e stimolante, ma soprattutto divertente». Per convincere possibili nuovi giocatori delle potenzialità del bridge, spiega anche che è un gioco che fa bene alla mente, perché allena la memoria e affina le capacità di calcolo e deduzione.
Il bridge si gioca due contro due con un mazzo di 52 carte (tutte le carte del mazzo, esclusi i jolly) e, semplificando molto, il meccanismo di base è quello della risposta a seme: tutti i giocatori sono obbligati a giocare una carta per turno, rispettando il seme della carta appoggiata dal primo giocatore di ogni turno. L’obiettivo del gioco è fare più punti degli avversari, giocando e prendendo le giuste carte.
All’inizio del gioco ogni giocatore si trova con 13 carte, dopodiché c’è un momento in cui ogni giocatore valuta e dichiara quanti punti pensa di poter fare grazie alle carte che ha in mano. La dichiarazione funziona un po’ come un’asta, nel senso che alla dichiarazione del primo giocatore il secondo può rilanciare dicendo che lui pensa di poter fare più punti. Finiti i rilanci, inizia la partita vera e propria: la squadra che ha vinto l’asta – in termini tecnici una “dichiarazione”, che finisce con un “contratto” – si inizia a giocare, con l’obiettivo di eguagliare o se possibile superare i punti che aveva dichiarato nell’asta. Semplificando molto, nel corso delle varie mani il giocatore che gioca la carta più alta “prende” tutte le altre, accumulando punti per la sua squadra. I giocatori di una stessa squadra non possono parlarsi, e per capire quale sia la migliore strategia di squadra devono sfruttare quanto dichiarato durante l’asta e osservare le carte giocate durante la partita. Esistono comunque varianti pensate per rendere la vita più semplice ai neofiti.
Nel breve video introduttivo di Try Bridge, una donna spiega che imparare a giocare a bridge è come «imparare una nuova lingua», che il momento dell’asta è come una «conversazione» e che una delle cose più belle che possano capitare a un giocatore che sta imparando il bridge è «capire che durante l’asta hai davvero detto quello che intendevi dire». La giocatrice spiega poi che la parte in cui si giocano le carte richiede «strategia» ed è un po’ come «risolvere un puzzle».
In un altro dei tanti video di Try Bridge, alcuni giocatori dicono invece di ammirare la complessità del gioco e il fatto che in ogni partita si impari qualcosa di nuovo, ma anche il fatto che il bridge possa essere rilassante e aiuti a «mettere le cose in prospettiva».
Try Bridge parla anche un po’ della storia del bridge: è lo sviluppo di un gioco britannico del Sedicesimo secolo e del suo nome (in italiano, “ponte”), che all’inizio non prevedeva nessun tipo di asta e che era soprattutto un gioco per aristocratici. Poi però si diffuse prima nelle altre classi sociali britanniche e poi, probabilmente grazie ai soldati, in giro per il mondo. Il nome potrebbe avere a che fare con l’attraversamento da parte di alcuni soldati di un ponte di Istanbul nel Diciannovesimo secolo, durante la Guerra di Crimea.
La versione moderna del bridge esiste dagli anni Venti e sia la ACBL che la Federazione italiana gioco bridge esistono dagli anni Trenta. Try Bridge ricorda inoltre che Oscar Wilde era patito del gioco e che più di recente hanno detto di ammirare il bridge l’editore Malcom Forbes, lo stilista Isaac Mizrahi, «rockstar come i membri dei Radiohead», e anche Bill Gates e Warren Buffett, che una volta disse: «Non mi spiacerebbe andare in prigione se sapessi di trovarci tre compagni di cella almeno un po’ capaci di giocare a bridge e disponibili a passare il loro tempo giocandoci».
Al momento si calcola che più o meno 25 milioni di americani conoscano le regole del bridge e secondo la World Bridge Federation (tra l’altro presieduta da un italiano) gli iscritti alle diverse associazioni mondiali sono circa 700mila. Il vero problema, però, è sempre lo stesso: Gates ha 64 anni e Buffett ne ha 89. Uno è poco sotto i 71 anni, che rappresentano l’età media dei giocatori affiliati alla ACBL, e uno è l’altro è addirittura quasi vent’anni sopra.
Axios ha scritto, citando una ricerca dell’ACBL, che il giocatore-tipo di bridge ha almeno 60 anni ed è sposato, benestante, laureato e ormai senza figli per la casa. Oltre a mantenersi interessante per i giocatori che rispondono a queste caratteristiche, il bridge può provare a crescere seguendo l’esempio di un altro gioco con cui condivide molte cose, compreso il fatto di far parte del Comitato olimpico internazionale (CIO): gli scacchi. Così come gli scacchi, il bridge è riconosciuto come “sport mentale” e dovrebbe cercare di diventare un gioco da insegnare ai bambini per far loro allenare la mente, un gioco associato all’intelligenza. Try Bridge, nei cui video non ci sono tra l’altro giocatori particolarmente giovani, è un tentativo. Ma ci sono possibilità anche nel gioco online e nel promuovere il bridge ai giovani appassionati di poker o, più in generale, di giochi di società. Intanto, buone notizie per il bridge arrivano dalla Cina, dove molti giovani ci si stanno appassionando e dove in diverse scuole è usato per «insegnare la matematica e le probabilità».