La Corte penale internazionale aprirà un’inchiesta sui presunti crimini del Myanmar contro la minoranza musulmana dei rohingya
La Corte penale internazionale (ICC) aprirà un’inchiesta sui presunti crimini contro l’umanità commessi dal Myanmar contro la minoranza musulmana dei rohingya. Il Myanmar non fa parte dell’ICC , ma lo scorso anno il tribunale aveva stabilito la propria giurisdizione sulla vicenda dei rohingya perché il Bangladesh, dove ora si trova la maggior parte dei rifugiati rohingya, è membro della Corte.
La crisi in Myanmar era cominciata nell’agosto del 2017 con gli scontri tra l’esercito birmano e i ribelli rohingya nello stato del Rakhine, nell’ovest del paese, vicino al Bangladesh. Nel giro di poche settimane centinaia di migliaia di civili – si parla di 730 mila persone – erano stati costretti a lasciare le loro case, avevano superato il confine con il Bangladesh e si erano rifugiati nei campi profughi vicini alla frontiera. Le violenze commesse dai soldati birmani e dall’esercito – i cui vertici, secondo l’ONU, dovrebbero essere processati – sono state enormi: uccisioni indiscriminate, incendi di interi villaggi e stupri diffusi e sistematici. Il maggio del 2018, a nove mesi dall’inizio dell’esodo, è stato il mese in cui le donne rohingya hanno cominciato a partorire i bambini nati da quelle violenze sessuali.