C’è un’indagine della Guardia di Finanza su alcuni dirigenti dell’AIFA che avrebbero favorito Novartis e Roche riguardo al caso di Avastin e Lucentis

(ANSA)
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La Guardia di Finanza di Roma ha invitato alcuni dirigenti dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) e alcuni membri della sua Commissione consultiva tecnico scientifica a fornire alla Corte dei Conti eventuali documenti in loro difesa in merito a un’indagine in cui sono accusati di aver illecitamente imposto delle limitazioni alle prescrizioni di un farmaco per favorire due aziende farmaceutiche multinazionali, le svizzere Roche e Novartis.

Le accuse hanno a che fare con il Lucentis, un farmaco che serve per curare malattie oculari nelle persone anziane ed è prodotto da Novartis, e con l’Avastin, un farmaco – più economico – che può essere usato per curare gli stessi problemi e che è prodotto da Roche. Fino al 2014, l’Avastin non è stato inserito tra i prodotti rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale e almeno fino al 2017 sono state imposte delle «ingiustificate limitazioni» al suo utilizzo: dato che una serie di studi comparativi ha dimostrato che il Lucentis e l’Avastin sono equivalenti dal punto di vista terapeutico, le limitazioni all’uso del secondo sarebbero state imposte per favorire Novartis e, grazie a un accordo con Roche, anche Roche. Infatti entrambi i farmaci sono stati sviluppati da un laboratorio di Roche, ma Novartis ha la licenza per vendere il Lucentis fuori dagli Stati Uniti. Secondo gli investigatori, le limitazioni decise dall’AIFA avrebbero fatto spendere allo stato 200 milioni di euro in più in farmaci rimborsabili. La differenza di prezzo per una singola dose è compresa tra 600 e 730 euro.

Nel 2014 l’Antitrust si era occupata dei due farmaci condannando Roche e Novartis (qui tutta la storia è spiegata nel dettaglio) a pagare 180 milioni di euro per essersi accordate tra loro sugli usi di Lucentis e Avastin: in pratica avevano deciso per quali patologie dovessero essere consigliati l’uno e l’altro in modo che le prescrizioni portassero maggiore profitto a entrambe.

I dirigenti dell’AIFA e i componenti della Commissione tecnico scientifica dell’agenzia hanno ora 60 giorni per fornire la loro versione dei fatti alla Corte dei Conti.