Jeanine Áñez si è autoproclamata presidente della Bolivia
La senatrice di opposizione ha rivendicato l'incarico di Evo Morales, nonostante in parlamento non ci fosse il quorum per la sua nomina
La senatrice di opposizione Jeanine Áñez si è autoproclamata presidente della Bolivia prendendo il posto che è stato per più di 13 anni di Evo Morales, costretto a dimettersi su pressione dell’esercito domenica scorsa.
A seguito delle dimissioni delle principali cariche istituzionali del paese, e in quanto vicepresidente del Senato, Áñez era stata individuata come la persona che sarebbe dovuta diventare presidente ad interim e guidare la Bolivia verso nuove elezioni. La sua nomina è stata però molto contestata ed è stata definita da Morales, che da giovedì si trova in Messico, come un «colpo di stato»: la sessione parlamentare che avrebbe dovuto nominare il nuovo presidente, infatti, non ha fatto registrare il quorum necessario per prendere una decisione così importante, visto il boicottaggio dei parlamentari del partito di Morales.
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Áñez ha detto: «Di fronte all’assenza definitiva del presidente e del vicepresidente [Álvaro García Linera, che si era dimesso anche lui insieme a Morales, ndr], e come stabilisce la Costituzione, come presidente del Senato, assumo immediatamente la presidenza dello stato prevista dall’ordine costituzionale e mi impegno ad adottare tutte le misure necessarie per pacificare il paese». Áñez era diventata presidente del Senato dopo le dimissioni di Adriana Salvatierra, anche lei del partito di Morales.
Jeanine Añez, 52 anni, è la seconda donna a diventare presidente della Bolivia, dopo Lidia Gueiler, che rimase a capo del governo per soli 244 giorni tra il 1979 e il 1980. Añez è originaria della città di Trinidad, nella provincia di Beni, è avvocata e dal 2006 al 2008 fu membro dell’Assemblea costituente incaricata di scrivere la nuova Costituzione. Fa parte del partito di opposizione Unione Democratica e negli ultimi anni è stata molto critica con Morales, soprattutto verso l’intenzione dell’ex presidente di ottenere un quarto mandato presidenziale nonostante la Costituzione ne prevedesse un massimo di due.
La situazione in Bolivia intanto continua a essere molto caotica: i sostenitori di Morales sostengono che sia in corso un colpo di stato contro l’ex presidente e per le strade di molte città del paese proseguono gli scontri tra manifestanti con idee diverse e tra manifestanti e polizia.
Le dimissioni di Morales erano arrivate su pressione dell’esercito e dopo tre settimane di manifestazioni antigovernative in tutto il paese. Le proteste erano iniziate a seguito della diffusione dei risultati delle ultime elezioni presidenziali, tenute lo scorso ottobre e vinte da Morales ma contestate dalle opposizioni. Secondo i partiti di opposizione, infatti, i dati preliminari delle elezioni erano stati manipolati per far sì che Morales non dovesse andare al ballottaggio con Carlos Mesa, il suo principale sfidante. Morales era candidato per ottenere il suo quarto mandato presidenziale, nonostante la Costituzione boliviana ne permetta solamente due. Le sue dimissioni erano arrivate domenica, su pressione delle opposizioni, dei manifestanti e delle forze di sicurezza, che hanno tolto l’appoggio a Morales e al suo governo.