• Venerdì 8 novembre 2019

Che cosa resta del Muro di Berlino

Nel senso del muro vero e proprio, non metaforicamente: la città ne ospita ancora molte parti, per ricordare o conviverci

di Simone Storti

Un uomo colpisce con una mazza il muro il 12 novembre 1989 (AP Photo/John Gaps III)
Un uomo colpisce con una mazza il muro il 12 novembre 1989 (AP Photo/John Gaps III)

Nella zona più centrale di Berlino c’è una strada in cui sembra di essere tornati indietro di trent’anni. È Bernauer Strasse, dove per una settantina di metri tutto è rimasto come ai tempi della divisione, quando alcuni quartieri della città facevano parte della Repubblica Democratica Tedesca (la Germania Est) e altri appartenevano alla Repubblica Federale di Germania (la Germania Ovest). In mezzo, oggi come allora, ci sono due muri di calcestruzzo separati da una striscia di sabbia, la cosiddetta “striscia della morte”, dove la polizia di frontiera dell’Est sparava a vista sui fuggiaschi che tentavano di raggiungere l’Ovest. Rimangono anche una torretta di guardia, sistemi di illuminazione e barriere con filo spinato, conservati per ricordare – e raccontare a chi non c’era – com’era vivere in una città divisa a metà.

Dei 155 chilometri di barriere che tra il 1961 e il 1989 dividevano la città, solo pochi tratti sono stati conservati. Tutti gli altri sono stati abbattuti e al loro posto ci sono ora palazzi, strade e giardini. Il tratto di Bernauer Strasse è l’unico conservato allo stato originale, e non a caso: si trova in un luogo particolarmente significativo, dove la presenza di case sulla linea di confine aveva favorito numerosi tentativi di fuga, a volte finiti male. Per questo a Bernauer Strasse è stato istituito il memoriale del muro, che permette di farsi un’idea di come fosse davvero il confine fino al 1989. Per 1,4 chilometri ci sono pannelli esplicativi che raccontano la vita al tempo del muro e le storie di chi provò ad attraversarlo. Nei tratti in cui il muro è stato abbattuto, la sua precedente presenza è segnalata sul terreno o con installazioni verticali. Il memoriale comprende anche la stazione Nordbahnhof delle ferrovie suburbane, dove c’è una mostra che descrive ciò che accadde durante la divisione della città alle ferrovie sotterranee e alle metropolitane che precedentemente collegavano l’Est e l’Ovest.

Se chiedete a qualsiasi turista di rientro da Berlino dove abbia visto il muro, però, quasi sicuramente vi indicherà la East Side Gallery: si tratta infatti del tratto più famoso, nonché del più lungo rimasto nella posizione originale. Si trova a Mühlenstrasse lungo la Sprea, il fiume che attraversa la città, ed è lungo 1,3 chilometri. La sua fama è dovuta al fatto che è ricoperto di murales realizzati nei primi anni Novanta per celebrare la fine della divisione della Germania e la libertà ritrovata.

Subito dopo l’apertura del confine alcuni street artist avevano provato a dipingere alcuni tratti del lato orientale del muro in diverse zone della città, ma le opere erano state subito cancellate. Gli artisti ottennero allora dalle autorità della Germania Est il permesso di dipingere il lato orientale del muro in un unico tratto, e fu scelto proprio quello a Mühlenstrasse. L’idea degli artisti che crearono la East Side Gallery era di trasformare un tratto del muro nella più grande galleria d’arte al mondo: oggi ci sono circa 100 murales, dipinti da artisti provenienti da più di venti paesi diversi. Dal 1991 la East Side Gallery è considerata monumento protetto.

Altri resti del muro si trovano in luoghi che sono profondamente cambiati dopo la riunificazione: è il caso di Potsdamer Platz, storica piazza di Berlino distrutta durante la seconda guerra mondiale, che dopo la costruzione del muro diventò una zona di confine abbandonata. Potsdamer Platz è oggi uno dei simboli della rinascita di Berlino: dopo aver ospitato, nel 1990, il concerto The Wall, la piazza e l’area circostante sono state completamente ricostruite tra gli anni Novanta e Duemila. A ricordo del confine che una volta attraversava la piazza è stata posizionata una striscia di sampietrini. In più, isolati in mezzo alla piazza, sono esposti alcuni elementi del muro: oggi sono ricoperti di graffiti e chewingum e hanno poco in comune con quello che era il muro del periodo della divisione, ma lasciano una traccia evidente in un luogo dove altrimenti sarebbe difficile immaginare la precedente esistenza del muro.

Segni evidenti della separazione della città sono rimasti oggi a Berlino anche dove del muro non c’è più nulla. Ad esempio, un occhio attento può percepire una divisione guardando la mappa della rete tranviaria berlinese: ancora oggi i tram sono concentrati quasi esclusivamente nella zona Est. Tra gli anni ‘50 e ‘60, infatti, la rete tranviaria di Berlino Ovest fu smantellata, a favore di autobus e metropolitane. Al contrario, a Est i progetti di costruzione di linee sotterranee non furono mai realizzati, principalmente per motivi economici: i tram rimasero quindi insostituibili mezzi di trasporto pubblico fino alla caduta del muro. Dopo la riunificazione sono state costruite nuove metrotranvie anche nell’ex zona occidentale, ma la gran parte dei binari rimane a Est.

Oggi Berlino è piena di rimandi alla precedente presenza del muro. C’è addirittura una pista ciclopedonale che ricalca tutto il confine tra Berlino Est e Berlino Ovest: lungo il percorso è rimasto qualche resto del muro, ma soprattutto ci sono pannelli che danno informazioni sulla divisione della Germania e sulla storia della costruzione e della demolizione del muro. Eppure, non è sempre stato così scontato e unanimemente accettato che della storia della divisione dovesse rimanere una traccia così evidente.

Già nel 1990, quando un tratto di muro a Niederkirchnerstrasse fu messo sotto tutela come monumento, ci furono proteste da parte di chi chiedeva che tutte le tracce della precedente separazione della città venissero cancellate il più in fretta possibile. Nel 1998, poi, quando stava per essere inaugurato il memoriale di Bernauer Strasse, alcuni residenti sostennero che fosse inopportuno commemorare un simbolo di divisione come il muro. Non era la prima volta che i berlinesi si chiedevano se fosse il caso di conservare i segni dei momenti più duri della storia della città. Era già successo poco dopo la seconda guerra mondiale con la Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche, una chiesa che era stata colpita dai bombardamenti e di cui era rimasta in piedi solo una parte del campanile. Inizialmente si era deciso di abbatterla e ricostruirla. Poi a causa delle proteste dei berlinesi, secondo cui le rovine dovevano rimanere come testimonianza degli orrori della guerra, il progetto era stato modificato per includere nella nuova costruzione i resti della vecchia chiesa, che sono visibili ancora oggi.

Questo e gli altri articoli della sezione La fine del Muro di Berlino sono un progetto del corso di giornalismo 2019 del Post alla scuola Belleville, progettato e completato dagli studenti del corso.