Michael Bloomberg si sta preparando a candidarsi alle primarie dei Democratici
Sta raccogliendo le firme, ma non ha ancora deciso se candidarsi davvero
L’imprenditore miliardario ed ex sindaco di New York Michael Bloomberg sta preparando la sua candidatura alle primarie del Partito Democratico statunitense in vista delle elezioni presidenziali del 2020. La notizia è stata anticipata da alcuni giornali americani e confermata da almeno un collaboratore di Bloomberg. Bloomberg ha 77 anni, una grande attività filantropica e un patrimonio personale valutato in 52 miliardi di dollari (poco meno dell’intero PIL della Bulgaria). Bloomberg aveva già considerato varie volte di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti, o da indipendente o attraverso le primarie dei Democratici, ma in passato si era sempre ritirato prima di annunciare ufficialmente la propria candidatura.
Il New York Times ha fatto notare che in passato Bloomberg non era mai andato così vicino a candidarsi davvero: negli ultimi giorni alcuni suoi collaboratori hanno raccolto le firme necessarie per permettere a Bloomberg di comparire nella scheda elettorale delle primarie Democratiche in Alabama, che si terranno il 3 marzo – cioè dopo diversi altri stati – e i cui termini per presentare le candidature scadono oggi, venerdì 8 novembre. Bloomberg dovrebbe decidere nei prossimi giorni se candidarsi o meno: la settimana prossima scadono i termini per presentare la propria candidatura in New Hampshire, il secondo stato in cui si terranno le primarie.
Bloomberg era stato un popolare sindaco di New York dal 2002 al 2013. Aveva iniziato il suo mandato da Repubblicano, ma nel 2007 aveva lasciato il partito e nel 2018 si è registrato come Democratico, contribuendo fra l’altro con decine di milioni di dollari alle campagne di alcuni candidati del partito alle elezioni di metà mandato. Negli ultimi anni si è molto dedicato ad attività filantropiche legate soprattutto alla lotta al riscaldamento globale e al contrasto della diffusione delle armi da fuoco, investendo centinaia di milioni di dollari nel sostegno a queste cause e ai candidati Democratici al Congresso. Se decidesse di candidarsi, Bloomberg diventerebbe il candidato più vecchio fra i Democratici e di gran lunga il più moderato fra quelli rimasti in corsa.
Sembra che Bloomberg stia considerando attivamente se candidarsi a causa della perdita di consensi dell’ex vicepresidente Joe Biden, forse il più vicino al suo profilo per età e convinzioni politiche, che nelle ultime settimane è stato superato da Elizabeth Warren nei sondaggi nazionali mentre in Iowa – il primo stato in cui si vota – è attualmente al quarto posto dietro Warren, Pete Buttigieg e Bernie Sanders. Secondo il New York Times, Bloomberg «è diventato sempre più scettico sulle possibilità di Biden di ottenere la nomination, e non ritiene i due candidati più popolari a sinistra, Elizabeth Warren e Bernie Sanders, nomi forti in vista delle elezioni».
Non è ancora chiaro quanti voti possa spostare un’eventuale candidatura di Bloomberg. Secondo un sondaggio realizzato a marzo da CNN l’ex sindaco di New York era uno dei candidati meno popolari fra quelli che stavano considerando di presentarsi alle primarie: solo il 27 per cento degli elettori Democratici che aveva intenzione di votare alle primarie aveva un’opinione positiva su di lui, mentre il 38 per cento ne aveva una negativa.
Più in generale, secondo alcuni osservatori Bloomberg sembra fuori posto in un partito Democratico che si è spostato sempre più a sinistra, e in cui diversi candidati incolpano apertamente i miliardari e proprietari di enormi aziende per le crescenti diseguaglianze economiche e sociali del paese. Altri hanno fatto notare che da sindaco di New York Bloomberg promosse e difese la controversa pratica dello stop & frisk, una serie di controlli per le strade della città a discrezione degli agenti di polizia che colpiva soprattutto afroamericani e membri di minoranze etniche.