Cosa sappiamo dell’esplosione della cascina in provincia di Alessandria
Si sta indagando per omicidio plurimo e crollo doloso, e i giornali scrivono che le ipotesi si concentrano sul proprietario dell'edificio e sul suo passato
Nella notte fra lunedì e martedì un’esplosione in una cascina disabitata a Quargnento, in provincia di Alessandria, ha causato la morte di tre vigili del fuoco e il ferimento di altri due vigili del fuoco e di un carabiniere. L’esplosione principale è avvenuta verso l’1.30, quando i vigili del fuoco erano arrivati sul posto per effettuare un sopralluogo dopo che una prima esplosione era avvenuta circa un’ora prima, sempre nella stessa cascina. La seconda esplosione ha fatto crollare l’edificio, le cui macerie hanno sotterrato i tre vigili del fuoco.
Nei sopralluoghi successivi al crollo sono state trovate in un edificio adiacente alla cascina due bombole di gas inesplose, collegate con dei fili elettrici a un timer. Secondo il procuratore capo di Alessandria, Enrico Cieri, questa circostanza farebbe pensare che il crollo della cascina sia stato causato dall’esplosione di natura dolosa di alcune bombole di gas. In attesa dei risultati dei rilievi del Reparto investigazioni scientifiche (RIS) dei carabinieri, la procura ha aperto un’indagine contro ignoti per omicidio plurimo e disastro. Al momento non ci sono indagati, ma i giornali di oggi scrivono che le ipotesi degli investigatori si starebbero concentrando proprio sul proprietario della cascina, Giovanni Vincenti detto Gianni, e sul suo passato.
#Quargnento (AL), ricognizione area dell’elicottero DragoVF dei #vigilidelfuoco sul luogo dell’esplosione #5novembre pic.twitter.com/czsQ4YUpG2
— Vigili del Fuoco (@vigilidelfuoco) November 5, 2019
La Stampa scrive che Vincenti, che ha 55 anni, aveva comprato la cascina e alcuni terreni circostanti 23 anni fa. Su quei terreni aveva aperto un maneggio, chiamato Rivabell, che gestiva con il figlio Stefano; la cascina ne era diventata la club house. Le attività del maneggio, però, col tempo cominciarono ad andare male, scrive il giornale, e i rapporti con il figlio si incrinarono: così Vincenti vendette il centro ippico, che oggi si chiama Duende, e nel 2016 mise in vendita anche la cascina, al prezzo di 750mila euro. Da allora però la casa non aveva trovato acquirenti; Vincenti si era trasferito a vivere ad Alessandria, lasciando la cascina disabitata.
I giornali raccontano anche che Vincenti aveva avuto diversi problemi economici, e cause legate a truffe e lavori non pagati. Repubblica scrive che Vincenti era stato oggetto di molte cause «per truffe nel commercio dei cavalli» e che nel 2003 «un primo rogo doloso aveva bruciato un fienile». Inoltre, aggiunge il giornale, «dopo un pestaggio mai chiarito, era pure finito in ospedale». Un vicino di casa ha raccontato al Corriere della Sera che due imbianchini avevano anche fatto causa a Vincenti per un mancato pagamento. Il figlio di Vincenti, intervistato dalla Stampa, ha detto che in passato il padre non aveva mai ricevuto minacce, e sempre la Stampa riporta il commento di una persona che abita vicino alla cascina crollata, Giuseppe Dell’Erba, che ha detto di aver telefonato a Vincenti dopo l’esplosione, e che quest’ultimo gli avrebbe risposto: «Mi hanno fatto un dispetto». Vincenti è stato interrogato dai carabinieri, ma al momento non risulta indagato.