Quelli che fotografano gli incendi in California
Per metà dell'anno fanno lavori ordinari, ma tra giugno e novembre rischiano la vita per fotografare fiamme e roghi
Nelle ultime settimane la California è stata colpita da grossi incendi che hanno bruciato centinaia di chilometri quadrati di boschi e campi e costretto migliaia di persone a lasciare le proprie abitazioni per ragioni di sicurezza. Gli incendi in California non sono rari, specialmente tra l’estate e l’autunno quando le temperature sono più alte e le precipitazioni più rare, ma quelli di quest’anno sono stati particolarmente intensi, oltre che per i problemi strutturali della California, anche a causa del vento forte dell’ultimo mese. Proprio il calo dell’intensità del vento e il gran lavoro dei vigili del fuoco hanno permesso negli ultimi giorni di estinguere gran parte degli incendi, e a oggi ne è rimasto attivo solo il 3o per cento circa.
Il fatto che gli incendi siano un fenomeno così ricorrente, fa sì che in California ci siano alcuni fotografi che nel corso degli anni si sono specializzati nel fotografare i luoghi devastati dalle fiamme. Marc Vartabedian ha raccontato sul Wall Street Journal le storie di alcuni di loro, che tra giugno e novembre rincorrono i focolai in giro per lo stato, lavorando in situazioni estreme e mettendo e rischiando la propria vita, e che per il resto dell’anno fanno lavori molto più ordinari.
Tra questi c’è Noah Berger, che da anni fotografa gli incendi in California per Associated Press, e che lo scorso anno è stato tra i finalisti del Premio Pulitzer insieme ad altri due fotografi, proprio con un reportage dalla California. La scorsa settimana dopo 20 minuti dalla prima notizia dell’incendio nella Sonoma County, a nord di San Francisco, Berger era già in macchina pronto a partire dalla sua casa di Alameda, nella baia di San Francisco. A mezzanotte era sul posto, insieme a Josh Edelson di AFP e Justin Sullivan di Getty Images.
I tre, seguiti da Vartabedian, hanno intercettato il segnale radio dei vigili del fuoco così da capire esattamente dove fosse l’incendio, e poi hanno iniziato a guidare tra le strade impervie della contea per fare le loro foto. Il Wall Street Journal racconta che Berger era a bordo di un fuoristrada di cui teneva il motore sempre acceso, perché nei posti interessati dagli incendi poteva non esserci ossigeno a sufficienza per farlo ripartire.
Sul sedile posteriore teneva tutte le sue fotocamere, coperte da un rivestimento in alluminio per proteggerle da eventuali fiamme, e non appena vedeva qualcosa di interessante da fotografare fermava la macchina e scendeva velocemente per scattare una fotografia, cercando di avvicinarsi il più possibile alle fiamme. «Ti spingi sempre più a fondo [tra le fiamme] e capisci che non è pericoloso come pensavi. E quindi vai avanti, ancora e ancora», ha detto Berger. In tutto Berger ha passato una settimana intera a fotografare l’incendio nella Sonoma County, notte e giorno, insieme agli altri fotoreporter, e quando è iniziato un altro incendio nei pressi di Los Angeles ha preso il suo fuoristrada e si è diretto a sud, a fare foto anche lì.
Sia Berger che gli altri nel resto dell’anno realizzano foto su commissione, un tipo di lavoro più monotono ma per cui vengono pagati decisamente meglio (il Wall Street Journal scrive che per una giornata a fare foto per le agenzie giornalistiche guadagnano tra i 250 e i 600 dollari), ma per loro andare a fotografare gli incendi è qualcosa di più di un lavoro. Edelson, che per andare a Los Angeles con Berger ha anche rinunciato a festeggiare l’anniversario del suo matrimonio, ha raccontato per esempio la sua sofferenza al pensiero di andare a fare dei ritratti ai dirigenti di un’azienda informatica, un lavoro che gli frutta dieci volte di più rispetto a quello di fotoreporter. «Ho mandato una email ai miei clienti, e ho detto loro “Sono letteralmente circondato dal fuoco”. Faccio quel lavoro solo per poter essere qui ora».