Manca una settimana alle elezioni in Spagna
Le quarte in quattro anni: i sondaggi danno i Socialisti in vantaggio, ma sia il blocco della sinistra che quello della destra potrebbero non avere i numeri per governare
Manca una settimana alle elezioni anticipate in Spagna, le quarte negli ultimi quattro anni. Il voto era stato convocato dopo il fallimento delle ultime consultazioni tra i partiti, che avevano mostrato come la forza vincitrice delle ultime elezioni, il Partito Socialista di Pedro Sánchez (PSOE), non fosse in grado di trovare una maggioranza che appoggiasse un nuovo governo: Sánchez aveva negoziato a lungo con l’altra forza di sinistra, Unidas Podemos, senza però raggiungere un accordo.
Secondo gli ultimi sondaggi realizzati dall’istituto 40db e commissionati e pubblicati dal País, anche le prossime elezioni potrebbero risultare in un parlamento diviso, in cui né il blocco delle sinistre né quello delle destre arriverebbe ai 176 seggi necessari per avere la maggioranza in parlamento. Tutti gli altri sondaggi realizzati negli ultimi giorni, come quello pubblicato sul Diario, hanno mostrato risultati simili, con una rilevante eccezione: l’ultimo sondaggio realizzato dal Centro di Ricerche sociologiche (CIS), che ha attribuito molti più seggi degli altri ai Socialisti.
Secondo il sondaggio pubblicato dal País, i Socialisti di Sánchez, attualmente al governo, otterrebbero il 27,3 per cento dei voti, pari a 121 seggi (ad aprile il PSOE ottenne 123 seggi). Il secondo partito sarebbe il Partito Popolare, il principale partito di destra spagnolo, che con il 21,2 per cento dei voti otterrebbe 91 seggi (un notevole miglioramento rispetto ai 66 seggi di aprile). Al terzo posto, un po’ a sorpresa, ci sarebbe il partito di destra radicale Vox, con il 13,7 per cento dei voti e 46 seggi (quasi il doppio rispetto ad aprile, quando Vox ottenne 24 seggi). Poi verrebbero Unidas Podemos con il 12,4 per cento delle preferenze e 31 seggi (11 in meno rispetto alle ultime elezioni), e Ciudadanos, altro partito di destra, con l’8,3 per cento e 14 seggi (cioè un crollo rispetto ad aprile, quando ottenne 57 seggi).
Stando al sondaggio del País, sarà molto complicato anche per il prossimo parlamento trovare una maggioranza che appoggi un governo, sia di destra che di sinistra: il blocco di sinistra (PSOE, Unidas Podemos e Más Madrid, partito guidato da Iñigo Errejón, prima membro di Podemos) arriverebbe a 156 seggi, mentre quello di destra (Partito Popolare, Ciudadanos, Vox e Navarra Suma, coalizione di forze di destra della comunità autonoma della Navarra) a 153 seggi: entrambi piuttosto lontani dalla maggioranza di 176 seggi.
Questo significa anche che il PSOE di Sánchez potrebbe avere di nuovo bisogno dell’appoggio dei partiti nazionalisti e indipendentisti catalani, che già in altre occasioni si erano rivelati indispensabili per la formazione di governi di sinistra.
Il problema per Sánchez è che i rapporti attuali tra il governo di Madrid e gli indipendentisti catalani non sono buoni, a causa della recente sentenza di condanna pronunciata da un tribunale spagnolo contro i leader indipendentisti che nell’ottobre di due anni fa appoggiarono il referendum sulla secessione della Catalogna e la successiva dichiarazione unilaterale di indipendenza. Nelle ultime due settimane in diverse città catalane, soprattutto a Barcellona, ci sono state proteste e violenze per chiedere la liberazione dei condannati, che dovranno scontare pene in carcere considerate eccessive da tutti i partiti indipendentisti.
Se il risultato elettorale di domenica prossima dovesse confermare le previsioni degli ultimi sondaggi, il rischio è che la Spagna si trovi di nuovo in una situazione di stallo. Le opzioni più probabili, scrive il País, sarebbero due: o una ripetizione delle elezioni, scenario però che si vorrebbe evitare a tutti i costi per non dover rimanere ancora per diversi mesi senza governo; oppure un governo debole – soggetto alle pressioni di piccoli partiti locali o in carica grazie all’astensione di un importante partito di opposizione – che potrebbe puntare a fare qualche riforma e guidare la Spagna a un nuovo voto anticipato dopo un breve periodo di tempo.