Da dove viene Angela Merkel
Da tutte e due le parti della Germania, e con un percorso politico per niente lineare
di Debora Lapenna
Nel Brandeburgo, la regione che circonda Berlino, c’è una cittadina di circa 16 mila abitanti che si chiama Templin. La cinta medievale che la circonda è una delle poche rimaste intatte nel paese, ma fino a qualche decennio fa il panorama era diverso: il Brandeburgo ospitava il più grande allevamento di maiali della Repubblica Democratica Tedesca e Templin alcune delle più grandi fabbriche di jeans del paese (i jeans erano disapprovati nella DDR fino agli anni 70 perché considerati un simbolo dell’occidente, poi vennero prodotti internamente).
Oggi Templin è associata a uno dei leader che più hanno segnato la storia dell’Europa: Angela Merkel, nata col cognome di Kasner ad Amburgo, nell’allora Germania Occidentale. Subito dopo la nascita della primogenita Angela nel 1954, i Kasner si trasferirono dalla popolosa Amburgo alla sconosciuta Templin in Germania Est per il nuovo incarico ottenuto dal padre. Horst Kasner era un teologo protestante che vedeva in quella parte di Germania una maggior possibilità di ottenere incarichi di rilievo nella Chiesa Luterana, una delle poche istituzioni religiose che avevano continuato ad operare nel paese dopo la divisione postbellica. In seguito alla poco comune decisione di trasferirsi nell’Est, il padre della cancelliera fu soprannominato “il ministro rosso” dai suoi colleghi dell’ovest. In quegli anni migliaia di persone cercavano di passare da un lato all’altro della Germania ma percorrendo la tratta opposta a quella dei Kasner.
La grande importanza che Angela Merkel ha acquisito nel tempo è avvenuta contro ogni previsione considerando che era una donna (senza figli e divorziata dal suo primo marito, di cui porta il cognome), una scienziata (laureata in fisica e con un dottorato in chimica) e una ossi, il nome che venne attribuito agli abitanti della Germania Est (in contrapposizione ai wessi, abitanti dell’ovest).
Ma la famiglia della cancelliera ha vissuto in modo sostanzialmente diverso dagli altri ossi: avevano due macchine, potevano spostarsi facilmente nell’ovest e ricevere soldi dai parenti rimasti ad Amburgo. Questa condizione “privilegiata”, dovuta alle buone relazioni con il partito comunista, permise alla Merkel di vedere con i propri occhi le differenze tra la Repubblica Federale tedesca e la Repubblica Democratica tedesca. Allo stesso tempo però attirò i sospetti del partito, che inizialmente aveva lasciato una certa indipendenza alla Chiesa luterana, ma che col tempo iniziò a credere che ci potessero essere infiltrati dell’intelligence occidentale al suo interno.
Nel 1991 la cancelliera disse al fotografo Herlind Koeble (che stava lavorando con molti leader tedeschi a un progetto chiamato “Tracce di potere”) “di non aver mai sentito la Repubblica Democratica tedesca come la sua patria”. Tuttavia, durante la sua adolescenza si unì all’associazione Libera gioventù tedesca, impegnata a educare i ragazzi sull’ideologia e i valori del socialismo, e successivamente si occupò di cultura nell’Agitprop (il dipartimento Agitazione e propaganda del Partito Comunista). La stessa Merkel definì poi queste attività come “opportunistiche al 70%” perché le permisero di accedere al dottorato.
Durante gli anni dell’università si dedicò maggiormente all’attivismo politico e iniziò ad essere guardata con sospetto dal regime. Evelyn Roll, una delle sue biografe, ha recentemente scoperto un documento della Stasi (l’organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica Democratica Tedesca) che nel 1984 descriveva la Merkel come “molto critica nei confronti dello stato”. Ma la sua era un’opposizione passiva, condotta in sordina e cercando di non dare troppo nell’occhio. Durante la sua prima campagna per la cancelleria nel 2005, ricordando la sua adolescenza nell’Est affermò: “Se il sistema fosse diventato troppo terribile, avrei cercato di scappare. Ma se no, non avrei condotto la mia vita in opposizione al sistema, perché avevo paura del danno che ne avrei ricevuto“.
Angela Merkel passò gli ultimi anni della divisione della Germania a Berlino Est, dove lavorava come chimico all’Accademia delle scienze della DDR. La notte del 9 novembre 1989, quando migliaia di persone iniziarono a passare dall’altra parte del muro, Merkel continuò la sua tradizionale sauna del giovedì sera. Solo più tardi decise di scendere in strada e attraversare il confine al checkpoint Bornholmer Strasse, ma tornò subito a casa.
Nel 2015 la rivista Time la scelse come persona dell’anno, spiegando così il contesto in cui era cresciuta:
Il più potente leader europeo è una rifugiata proveniente da un posto e un’epoca dove il suo potere sarebbe sembrato inimmaginabile. La Repubblica Democratica Tedesca non era una repubblica né era democratica; era uno horror show orwelliano, dove la “Cortina di ferro” trovava un’espressione concreta nel muro di Berlino.
Il crollo del comunismo e la riunificazione del paese crearono una grande opportunità per i tedeschi orientali di ottenere posizioni di primo piano nel governo. Il primo incarico politico di Merkel nella Germania unita fu quello di portavoce dei “Demokratischer Aufbruch” (Risveglio Democratico), un movimento nato a Belino nell’ottobre 1989 a sostegno della riunificazione e diventato partito due mesi più tardi. Dopo solo un anno dalla fine del Muro fu eletta in Parlamento e il suo partito si fuse con la CDU (il partito Unione Cristiano Democratica di Germania).
Nel 1991 Helmut Kohl, che vinse le prime elezioni federali della Germania unita, la nominò ministro per le donne e i giovani e nel 1994 ministro dell’ambiente e per la sicurezza dei reattori nucleari. Negli anni Kohl mostrò particolare interesse per le doti politiche di Merkel, che chiamava “mein Mädchen”, la mia ragazza. Ma quando nel 1998 il governo Kohl fu sconfitto alle elezioni e la CDU fu colpita da uno scandalo finanziario che compromise molte figure di punta del partito, tra cui lo stesso Kohl, Merkel fu nominata segretario generale della CDU. In seguito a quello scandalo Angela Merkel avviò una pulizia all’interno della CDU, criticando duramente anche il suo mentore: “il partito deve imparare a camminare senza il suo vecchio cavallo di battaglia, come Kohl ha spesso amato chiamare se stesso”.
La sua ascesa politica continuò a generare consensi fino al 2005 quando divenne la prima cancelliera donna di Germania, incarico che ha mantenuto per quattro mandati. Nell’ottobre 2018, dopo le gravi sconfitte elettorali della CDU in Assia e Baviera, Angela Merkel ha annunciato che lascerà la politica alla fine del suo mandato.
La riunificazione della Germania fu in realtà l’annessione dell’Est all’Ovest: un duro colpo per un’economia basata su un sistema socialista. Nel 2009 Angela Merkel disse che “sarebbe sbagliato dire che non siano stati commessi errori nel processo di riunificazione. Ma si tratta di una strada che veniva percorsa per la prima volta”. Secondo il giornalista tedesco Michael Braun l’adolescenza passata nella DDR pesò molto sulla formazione politica di Merkel: “forse il suo unico principio è difendere l’economia di mercato perché ha vissuto proprio nella DDR”.
Dopo la caduta del Muro, anche la Germania Est è entrata a far parte dell’Unione Europea come parte dello Stato federale della Germania (già membro dal 1957). I tedeschi dell’Est hanno dovuto quindi affrontare una doppia integrazione: una interna e una europea. Ma nonostante oggi la cancelliera sia uno dei leader più influenti al mondo e una delle più convinte sostenitrici dell’Unione Europea, la divisione tra est e ovest non è stata ancora del tutto superata.
Negli ultimi anni le democrazie europee stanno affrontando nuove e grandi crisi, come l’incremento dei flussi migratori. Queste crisi hanno rafforzato i leader e i partiti populisti ed evidenziato le differenze tra la parte Est e la parte Ovest della Germania. Infatti, proprio dalle regioni della vecchia DDR provengono i maggiori consensi per il partito antieuropeista e di estrema destra Afd (Alternativa per la Germania), che ha indebolito la leadership della Cdu e di Merkel fino all’annuncio delle sue dimissioni.
Questo e gli altri articoli della sezione La fine del Muro di Berlino sono un progetto del corso di giornalismo 2019 del Post alla scuola Belleville, progettato e completato dagli studenti del corso.