La California è insostenibile
Le cause degli incendi hanno a che fare con lo stile di vita dello stato più ricco degli Stati Uniti, scrive un editorialista del New York Times
Negli ultimi giorni la California è stata interessata di nuovo da estesissimi e devastanti incendi, come ormai capita ciclicamente quasi ogni anno. La colpa viene spesso attribuita all’inefficienza della società che gestisce la rete elettrica, ma secondo un articolo del giornalista del New York Times Farhad Manjoo – che vive in California da molti anni – la situazione è molto più grave e complicata di così, tanto che la tesi di fondo dell’articolo è che la vita in California sia diventata «insostenibile».
Ora che soffoca nel fumo causato da questo clima che cambia, la California sembra bloccata. Siamo come i BlackBerry dopo l’arrivo degli iPhone, siamo come Blockbuster dopo Netflix: siamo fatti nel modo sbagliato, abbiamo scommesso sulle tecnologie sbagliate, abbiamo gli incentivi sbagliati e siamo impaludati da una cultura sbagliata. L’idea fondativa di questo posto è l’infinito: chilometri su chilometri di case belline fino a dentro le foreste, senza fine. Il nostro intero stile di vita si basa su una serie di miti: lo spazio senza fine, il carburante senza fine, l’acqua senza fine, l’ottimismo senza fine, l’espansione senza fine e il parcheggio gratuito senza fine.
A prima vista può sembrare un paradosso. La California è di gran lunga lo stato più ricco degli Stati Uniti – contribuisce da sola per il 14 per cento all’economia nazionale – e ospita nei dintorni di San Francisco le sedi di enormi aziende di tecnologia fra cui Apple, Google e Microsoft, solo per citare le più famose, e la più redditizia industria culturale della storia, quella del cinema americano (Hollywood, Los Angeles, e tutto ciò che sta intorno). Il suo PIL è paragonabile a quello della Germania. Eppure è un posto pieno di problemi, che secondo Manjoo sono legati fra di loro. Tralasciando che in qualsiasi momento potrebbe essere colpita da un terremoto che avrebbe conseguenze devastanti, la California ha enormi problemi irrisolti di carenza di alloggi, inquinamento e urbanizzazione. «Sono tutti problemi diversi dai terremoti, che sono minacce naturali che tutti noi abbiamo scelto di ignorare: sono catastrofi causate dall’uomo, che abbiamo scelto di ignorare», scrive Manjoo.
Per quanto riguarda gli alloggi, la presenza di industrie ricchissime e gigantesche ha attirato in città come San Francisco, San Jose e San Diego moltissime persone, senza però che fosse approvata la costruzione di nuovi alloggi: i residenti e proprietari si oppongono a tutti i nuovi cantieri per via delle classiche posizioni cosiddette NIMBY ma anche perché aumentare il numero di alloggi disponibili farebbe scendere il valore delle loro case.
Le nostre reazioni istintive hanno peggiorato le cose. La nostra soluzione al problema degli alloggi è stata costringere le persone a vivere sempre più lontano dalle città, così da allungare le tratte del loro pendolarismo quotidiano, peggiorando il traffico e l’inquinamento e popolando le aree a maggior rischio di incendi. Abbiamo “risolto” il problema dei trasporti invitando società private come Uber e Lyft a prendere il controllo delle nostre strade. E per prevenire gli incendi stiamo usando il trucco più vecchio del mondo per difenderci dagli incendi: tagliare la fornitura di energia elettrica.
La conseguenza della crisi degli alloggi è che gli abitanti della California – che non a caso, soprattutto nelle grandi città, sono bianchi in gran maggioranza – fanno enorme fatica a trovare una casa, se non sono molto ricchi, e quindi la popolazione occupa il territorio sparpagliandosi molto, senza zone a grande densità, e vivendo in case singole che consumano molto suolo e rendono inefficaci e caotici i trasporti. Qualche settimana fa Rolling Stone ha raccontato la storia di una coppia di San Jose con due occupazioni discrete ma stabili – caposala in un ristorante e cassiera – che da anni vive nella propria automobile insieme ai propri figli, perché non può permettersi di comprare o affittare una casa in città.
Non solo i soli a vivere così: nel 2019 tutte le principali città dello stato hanno aperto dei parcheggi sicuri per persone che vivono nelle proprie auto. Il sindaco di San Jose, Sam Liccardo, in campagna elettorale aveva promesso di dare una casa ai circa 7.400 senzatetto (non pochissimi, per una città da un milione di abitanti). Quattro anni dopo ci è quasi riuscito, ma il problema non è stato risolto: «per ogni residente che sistemiamo, altri tre vengono messi sulla strada dal sistema economico», ha raccontato a Rolling Stone.
La bassa densità di popolazione delle città e il rifiuto degli abitanti di fronte a uno sviluppo verticale urbano intasa in ogni momento le strade dello stato e negli anni ha portato le persone a stabilirsi in mezzo alle foreste, rosicchiando pezzi di vegetazione. A parte il consumo di suolo notevole che comporta un approccio del genere, il problema principale è che le zone chiamate wildland-urban interface – che in italiano potremmo chiamare “aree di sovrapposizione fra l’ambiente urbano e quello naturale” – sono le più vulnerabili agli incendi, secondo diversi studi: la presenza umana infatti aumenta molto il rischio che si sviluppino delle fiamme, ma è troppo contenuta perché siano gestite rapidamente e in maniera efficace.
A sua volta, i frequenti incendi peggiorano moltissimo la qualità dell’aria. Nel novembre del 2018, dopo altri estesi incendi nello stato, l’aria a San Francisco era quasi irrespirabile: l’indice della qualità dell’aria utilizzato dal governo americano, che va da 0 a 500, a San Francisco aveva raggiunto quota 177, quasi tre volte peggio di Hong Kong e cinque volte peggio di Pechino, considerata una delle città sviluppate più inquinate al mondo.
Manjoo sostiene che tutti questi problemi avrebbero, in teoria, una soluzione:
Se oggi riprogettassimo le nostre città, le faremmo più alte, più dense e meno protese verso le aree a rischio incendi. Gli alloggi sarebbero meno costosi perché ce ne sarebbero di più. Sareste in grado di girare in maniera più economica perché abbandoneremmo le auto in favore degli autobus, dei treni e degli altri mezzi che altrove portano in giro un sacco di gente rapidamente ed economicamente. Non sarebbe la fine del sogno californiano, ma di certo una riedizione: addio alla schiera di quartieri tutti uguali con giardini e piscine, da sostituire con un ambiente più vivibile e accessibile per tutti.
Manjoo non crede che gli abitanti della California siano pronti a cambiare così drasticamente il loro stile di vita: i californiani continuano a comprare e usare macchine enormi, a coccolare le aziende di tecnologia e opporsi strenuamente alla costruzione di condomini. «Ed è così che tireremo avanti fino alla fine, quando tutte le foglie saranno bruciate e il cielo sarà grigio. La California, per come funziona ora, non sopravviverà al cambiamento climatico: o ci decidiamo a cambiare il nostro stile di vita, o molti di noi non vivranno più qui».