Cosa dicono i sondaggi nel Regno Unito
Danno in vantaggio i Conservatori di oltre 10 punti percentuali sui Laburisti, a un mese e mezzo dalle elezioni anticipate volute dal governo di Boris Johnson
Il 12 dicembre nel Regno Unito si terranno le elezioni anticipate: la procedura che porterà allo scioglimento del parlamento e alla convocazione di nuove elezioni deve essere ancora terminata – manca l’approvazione della Camera dei Lord, la camera alta – ma è data per scontata da tutti. La proposta era stata presentata martedì dal primo ministro Boris Johnson, che aveva ottenuto l’appoggio anche dell’opposizione: fino a quel momento i partiti di opposizione, e in particolare i Laburisti, si erano mostrati contrari a tornare a votare prima di avere escluso il cosiddetto scenario del “no deal”, l’uscita senza accordo del Regno Unito dall’Unione Europea, cioè prima di avere ottenuto un nuovo rinvio di Brexit, concesso ufficialmente martedì e fissato al 31 gennaio.
Secondo una media elaborata da BBC degli ultimi sondaggi realizzati sulle intenzioni di voto nel Regno Unito, la forza politica oggi con più consensi è il Partito Conservatore di Boris Johnson, che viene dato attorno al 36 per cento. Il Partito Laburista di Jeremy Corbyn, principale partito di opposizione, viene dato al 24 per cento, davanti ai Liberaldemocratici, che stanno andando molto bene e che sono stimati intorno al 18 per cento dei consensi. Al quarto posto c’è il Brexit Party di Nigel Farage, che viene dato all’11 per cento.
La campagna elettorale inizierà il 6 novembre, quando verranno sciolte le Camere, e si concentrerà soprattutto su Brexit. I Conservatori punteranno sull’approvazione dell’accordo trovato da Johnson con l’Unione Europea, i Laburisti proporranno probabilmente un nuovo referendum, mentre i Liberaldemocratici si presenteranno come l’unico partito apertamente contrario a Brexit. Il Brexit Party farà invece campagna elettorale dicendo che l’accordo trovato da Johnson è un tradimento degli ideali di Brexit e proponendo di accantonarlo e uscire dall’Unione Europea senza accordo.
La prima cosa da tenere a mente è che i sondaggi pubblicati nelle ultime settimane vanno presi con cautela. Quello dei Conservatori è un vantaggio consistente, ma è solo la metà di quello che il partito di governo aveva nel 2017 quando l’allora prima ministra Theresa May chiese elezioni anticipate. In quell’occasione i Laburisti rimontarono moltissimo e finirono con solo il 2,5 per cento in meno dei voti dei Conservatori. BBC parla inoltre della necessità di un’ulteriore prudenza a causa delle grandi differenze registrate da istituti diversi che hanno pubblicato sondaggi lo stesso giorno. A ottobre, per esempio, c’è stato un caso in cui in un sondaggio i Conservatori venivano dati al 28 per cento, in un altro al 37 per cento. Inoltre, bisogna tenere conto che nel Regno Unito non si vota con un sistema proporzionale bensì con un maggioritario uninominale di collegio, quindi ci possono essere degli scostamenti notevoli tra la distribuzione dei voti e la distribuzione dei seggi.
Ci sono comunque alcune tendenze nelle preferenze di voto che possono essere utili per capire come stanno andando le cose.
Nelle ultime settimane i principali sondaggi hanno registrato un aumento graduale dei consensi per i Conservatori: nell’ultima rilevazione di Opinium, realizzata il 25 ottobre, il partito di Johnson era dato al 40 per cento, il dato più alto raggiunto da un partito britannico in un sondaggio da metà agosto. I Liberaldemocratici, che avevano raggiunto il picco dei consensi durate il loro congresso di partito, a metà settembre, hanno perso qualcosa ma stanno comunque resistendo a sei punti percentuali dai Laburisti, che sono rimasti più o meno stabili.
In Scozia il partito che sta guadagnando di più in termini di consensi sembra essere lo Scottish National Party, fortemente contrario a Brexit, che negli ultimi due anni è oscillato tra il 36 e il 43 per cento. In Galles, dove i sondaggi sono molto rari, YouGov ha rivelato un crollo dei consensi per i due partiti principali, Laburisti e Conservatori, e un rafforzamento dei Liberaldemocratici e del Brexit Party.
Un ultimo dato interessante riguarda la popolarità dei due principali leader politici britannici. L’istituto Ipsos Mori, che misura questo dato dal 1977, ha registrato a settembre una percentuale pessima per Corbyn: soltanto il 16 per cento degli interpellati ha detto di essere soddisfatto del suo lavoro, mentre il 76 per cento ha detto di non esserlo: una differenza di 60 punti percentuali, cioè la più grande registrata da un leader di opposizione dal 1977.
Anche per Johnson, comunque, la situazione non sembra essere incoraggiante, seppur migliore di quella di Corbyn. La differenza tra insoddisfatti e soddisfatti dei primi mesi di governo di Johnson è pari a 18 punti percentuali, un dato peggiore per esempio di quello fatto registrare agli inizi da Theresa May. YouGov ha inoltre rilevato che dall’inizio di settembre a oggi Johnson ha perso consensi in relazione alla sua competenza, onestà e al fatto di essere un “leader forte”.