Netflix, ma più veloce
La società ha testato – solo con alcuni utenti e su certi dispositivi – una funzione che permette di guardare i contenuti rallentati o velocizzati, e qualche regista non l'ha presa bene
Da qualche giorno Netflix ha iniziato a testare – solo su un limitato numero di smartphone Android – una nuova funzione che permette agli utenti di guardare i contenuti rallentati o accelerati: partendo dalla velocità normale (1x) si può scegliere di ridurla fino a 0.5x o di velocizzarla fino a 1.5x, il tutto senza che la qualità audio e video ne risentano troppo. È un piccolo test e non è detto che la funzione diventerà accessibile a tutti, su tutti i dispositivi, eppure è bastato a far spazientire alcuni addetti ai lavori e a far scrivere articoli risentiti contro quello che qualcuno ha definito “l’effetto Benny Hill“.
Come molte altre aziende tecnologiche, Netflix sperimenta spesso nuove funzioni, opzioni o interfacce, provandole prima su un limitato numero di utenti. Alcuni di questi test vanno bene e diventano poi funzioni disponibili a tutti; altri restano solo dei test. I primi riscontri della nuova funzione per rallentare o velocizzare i contenuti di Netflix visti da smartphone Android sono di metà ottobre e uno dei primi articoli a riguardo, uscito su Variety, è del 25 ottobre. La cosa ha iniziato però a essere un po’ più dibattuta dopo che ne hanno parlato (male) registi come Judd Apatow, Brad Bird, Peter Ramsey e Peyton Reed, oltre che l’attore Aaron Paul.
Apatow, che tra le altre cose è tra i creatori della serie Netflix Love, ha scritto su Twitter (commentando un articolo secondo cui Netflix “potrebbe stare pensando di implementare un’opzione per guardare i contenuti velocizzati”): «No, Netflix, no. Non costringermi a chiamare ogni regista o autore del mondo per combatterti su questa questione. Vincerei, ma sarebbe una gran perdita di tempo. Netflix, non incasinare la nostra misurazione del tempo. Noi ti facciamo avere delle belle cose. Lasciale così come erano state pensate».
No @Netflix no. Don’t make me have to call every director and show creator on Earth to fight you on this. Save me the time. I will win but it will take a ton of time. Don’t fuck with our timing. We give you nice things. Leave them as they were intended to be seen. https://t.co/xkprLM44oC
— Judd Apatow 🇺🇦 (@JuddApatow) October 28, 2019
Bird, regista di diversi film di animazione ma anche di un Mission: Impossible, ha scritto che quella di Netflix è una «idea immensamente brutta» che contribuisce a rovinare il cinema. Ramsey, regista di Spider-Man – Un nuovo universo, ha scritto: «Perché ogni cosa deve essere progettata per i più pigri e per quelli con meno gusto?». Peyton Reed, regista di Ant-Man, ha parlato di una «idea terribile». Paul, che di recente ha recitato nel film Netflix El Camino, ha scritto che implementando la funzione Netflix «prenderebbe totalmente il controllo del prodotto artistico di qualcun altro, distruggendolo».
https://twitter.com/aaronpaul_8/status/1188928476201439232
Critiche come queste ricordano per certi versi quelle fatte quando Netflix decise di aggiungere la possibilità di saltare i titoli di testa di una serie, un’opzione particolarmente utile a chi guarda più episodi di fila, senza volersi rivedere ogni volta gli stessi titoli (oltre che un’opzione che nel frattempo è stata aggiunta anche ad altri servizi di streaming). C’è anche chi ha provato a inserire la questione dei contenuti velocizzati nel più grande dibattito su cosa sia il cinema e su cosa si debba pensare di Netflix quando si parla di cinema. Ryan Gilbey ha scritto sul Guardian: «Netflix deve decidere se essere il paladino del cinema o il suo profanatore» (implicando quindi che una semplice funzione sia sufficiente per parlare di profanazione).
Ai dubbi e alle critiche di questo tipo, Netflix ha risposto attraverso un comunicato della vicepresidente Keela Robison. Il comunicato spiega che solo nell’ultimo mese Netflix ha sperimentato diverse nuove funzioni, comprese quelle per modificare la luminosità direttamente dall’app o per impostare più facilmente la lingua dell’audio e dei sottotitoli. Tra queste opzioni c’è anche quella per variare la velocità di visione dei contenuti, di cui Robison ha scritto che «è stata richiesta da molti utenti», facendo l’esempio di quelli che vogliono rivedere certe scene più lentamente o di quelli che, guardando una serie in una lingua straniera, vogliono capire meglio certe frasi. Robison ha anche precisato: «Non ci sono piani per rendere disponibili a tutti e nel breve periodo le funzioni testate di recente. E se mai dovessimo farlo dipenderà dai feedback che riceveremo». Netflix, quindi, ha precisato che c’è anche chi userebbe la funzione per guardare (in particolare ri-guardare) certe scene più lentamente, e spiegando comunque che si tratterà ovviamente sempre di un’opzione, attivabile solo da chi la vuole.
Tra l’altro, esistono già estensioni di Chrome per velocizzare o rallentare la riproduzione dei contenuti (compresi quelli su Netflix) e che questa opzione è già disponibile da anni su YouTube e su Vimeo, dove però i proprietari dei video possono scegliere se rendere o non rendere disponibile questa possibilità. E c’è chi fa notare che un’opzione di questo tipo è già presente – e a quanto pare piuttosto usata – nelle principali app di podcast e audiolibri.
Se la funzione per rallentare o velocizzare i contenuti di Netflix dovesse mai diventare disponibile per tutti, è possibile immaginare che Netflix faccia qualcosa di simile a Vimeo. E per i registi resterà sempre la possibilità, se lo riterranno, di non fare accordi con Netflix per via di questa opzione, o di farli chiedendo espressamente che non sia implementata.
A prescindere da Netflix, è comunque un fatto che la visione velocizzata di certi contenuti sia, almeno per qualcuno, qualcosa di utile, addirittura di piacevole. Già nel 2016 il giornalista Jeff Guo scrisse un lungo articolo – qui tradotto sul Post – per dire che lui guardava la tv accelerata (addirittura a doppia velocità), che la cosa gli aveva cambiato la vita e che gli sembrava naturale che entro qualche anno l’avrebbero fatto anche molti altri. Guo spiegava che la visione di contenuti audiovisivi doveva diventare meno lineare, con possibilità di andare avanti e indietro, dedicando più o meno tempo e attenzione a certe cose (come già capita di fare leggendo i libri). Aggiungeva anche che c’erano troppe cose da vedere e che lui preferiva vederne tante velocemente che poche a velocità normale.
Grazie ai computer farlo è diventato sempre più semplice, con enormi risparmi in termini di tempo: quattro episodi di Unbreakable Kimmy Schmidt si guardano in un’ora, e si riesce a far stare un’intera stagione di Game of Thrones in un viaggio in treno di cinque ore.
Guo partiva da molto lontano, raccontando come la lettura si era evoluta ai tempi del Medioevo, citava dati e studi e parlava della visione velocizzata come un’altra «trasformazione culturale in cui gli utenti prendono finalmente il controllo del mezzo, migliorandolo». Ma disse anche di aver parlato di quella sua nuova abitudine con Mary Sweeney, montatrice di Mulholland Drive, la quale gli rispose: «Tutto quello che hai appena detto è un anatema per un montatore».
È evidente che si potrebbero aprire grandi discorsi su cosa sia il cinema, su quanto certe impostazioni di alcuni schermi o anche solo certi formati delle immagini possano rovinare il film, su quanto sia eventualmente grave guardare velocizzato un film come The Irishman di Martin Scorsese (che dura 210 minuti e che visto a 1.5x durerebbe meno di tre ore), e su quanto The Irishman o una normale serie comica possano essere messi sullo stesso piano. È certo però – per citare la frase del regista che si chiedeva «perché ogni cosa deve essere progettata per i più pigri e per quelli con meno gusto» – che nell’interesse di Netflix ci sia di dare ai suoi utenti più opzioni possibili, anche a quelli pigri e con meno gusto. Mentre gli altri possono continuare a guardare i contenuti in modo normale.