Cinque cose che forse non sapete sul corpo umano
Raccontate in "Lezioni di anatomia", una raccolta di 15 storie pubblicata da Minimum Fax in un nuovo formato
Quelli che in libreria fanno molto caso alle copertine potrebbero aver notato in questi giorni un nuovo libro della casa editrice Minimum Fax un po’ diverso dai soliti libri di Minimum Fax: si chiama Lezioni di anatomia. Il corpo umano in quindici storie, ha la copertina rigida ed è un po’ più lungo del solito. Il formato insolito è dovuto alla difficile classificazione di questo libro tra le categorie editoriali più diffuse in Italia. È infatti una raccolta di saggi – nel senso di brevi testi che spiegano qualcosa – scritti da scrittori: mescolano divulgazione scientifica sul corpo umano, storie personali e citazioni letterarie. Sono quindi piuttosto appassionanti e dicono anche varie cose poco note.
Lezioni di anatomia è un libro tradotto dall’inglese: l’edizione originale britannica è basata su un programma radiofonico di BBC Radio 3, A Body of Essays. Gli autori dei saggi sono in gran parte scrittori britannici, alcuni di origini asiatiche e africane; la più nota in Italia è Naomi Alderman, autrice del romanzo Ragazze elettriche. Le parti del corpo di cui parla il libro invece sono: intestino, pelle, naso, appendice, occhi, sangue, cistifellea, reni, cervello, polmoni, orecchie, tiroide, fegato e utero.
Il microbioma che vive nell’intestino
Il primo saggio della raccolta, quello di Naomi Alderman, è dedicato all’intestino, per la precisione all’intestino crasso, cioè la parte finale, e inevitabilmente parla molto di cacca. Parla anche di una delle contraddizioni a proposito del cibo che esistono nella società contemporanea: il cibo ci importa moltissimo, ed è diventato anche materia di intrattenimento televisivo, ma diamo anche tantissima attenzione alle diete. La cosa più interessante che si impara leggendo il saggio riguarda però una categoria di batteri: quelli che appunto vivono nell’intestino.
Il vostro intestino contiene un «microbioma», una comunità ecologica di microorganismi. Sono i «batteri buoni» così amati dalle pubblicità di yogurt probiotico. Le cellule della nostra flora intestinale sono molto più piccole rispetto alle cellule dei nostri tessuti – tanto che «noi» contentiamo più cellule di flora intestinale che di corpo umano. Se dovessi indire un referendum all’interno della mia pelle dove ogni cellula può esprimere un voto, «io» non riuscirei a essere eletta.
Insomma, dentro di noi ci sono tantissimi esseri viventi diversi, più di tutte le cellule che ci compongono: parliamo di numeri superiori alle decine di migliaia di miliardi, per capirci. Questi batteri sono straordinari non solo per il loro numero ma anche per questa questione del “voto” che cita Alderman: ovviamente non possono influenzare le nostre decisioni, ma il nostro umore e il tipo di cibo che abbiamo voglia di mangiare sì. Sono inoltre la ragione per cui i trapianti di cacca (avete capito bene) hanno senso e funzionano.
Non sappiamo bene cosa sia l’acne
Il saggio di Lezioni di anatomia dedicato alla pelle parte dalla storia di problemi di acne dell’autrice, Christina Patterson, e dice una cosa che moltissimi adolescenti preferirebbero non sapere:
Nel periodo in cui ho consultato dermatologi su dermatologi, e ho provato lozioni su lozioni, più tutti i medicinali possibili e immaginabili, non avevo idea di tutte le cose terribili che possono succedere alla pelle. Ma ho imparato molto sul suo funzionamento. Ho comprato libri con titoli del tipo The Acne Cure e Super Skin. Avevo anche un libro che si chiamava Acne: Advice on Clearing Your Skin. «L’acne», c’era scritto nella prima riga del primo capitolo, «è una malattia della pelle su cui dobbiamo ancora fare ricerca». In altre parole è una malattia per cui non esiste ancora una cura.
Questo ovviamente non significa che non ci siano terapie per le persone che soffrono di acne, anzi. Il problema è che non sono definitive e non risolvono completamente il problema. Anche per questo nel mondo ci sono addirittura gruppi di sostegno per persone affette da acne, dato che la percezione di sé dipende molto dalla pelle, il principale organo con cui interagiamo col mondo, e così il senso di sicurezza: è un’altra cosa importante da sapere, per tutte quelle persone che pensano che i propri problemi alle pelle vengano sminuiti dagli altri.
I profumi e le puzze sono due cose diverse nel nostro cervello
Nel saggio sul naso la scrittrice scozzese A.L. Kennedy nota che non ci sono tante parole per descrivere gli odori piacevoli o neutri, mentre esistono moltissimi sinonimi della parola “puzza” e spiega che probabilmente questo dipende da come vengono processati i diversi odori nel nostro cervello:
Esiste una ragione neurologica per i nostri pregiudizi. Gli odori associati al disgusto arrivano in maniera più veloce all’amigdala, la parte del sistema limbico del cervello molto emozionale e poco sfumata. Ci raggiungono a un livello basico, animale. Gli odori più piacevoli o neutri vengono invece processati dalla corteccia – quello strato deliziosamente evoluto che ci consente di inventare il formaggio in busta e il deodorante, e che è al di sopra di un coinvolgimento emotivo con gli aromi. Se vogliamo prenderla da un punto di vista evoluzionistico, i cattivi odori riguardano il pericolo, la decomposizione, la paura, il dolore, la fuga e la lotta: è importante riconoscerli e reagire in fretta. Se parliamo di qualcosa di moralmente disgustoso, possiamo dire che è nauseante o abietto, e questo ci fa capire come il nostro cervello processi il disgusto metaforico nello stesso modo in cui processa quello reale.
Solo nelle lingue delle culture in cui l’olfatto svolge ancora un ruolo molto importante – per esempio alcune tribù amazzoniche e della Papua Nuova Guinea – ci sono molte più parole per descrivere gli odori.
A cosa potrebbe servire l’appendice
È probabile che nella vita vi sia capitato più volte di sentirvi dire che l’appendice, quella piccola parte periferica dell’intestino crasso che spesso viene rimossa chirurgicamente in caso di infezione, è inutile: serviva a qualche nostro antenato, ma ormai ha perso la sua funzione. Per anni i medici lo hanno ripetuto ai pazienti, ma oggi non siamo più così sicuri che sia vero. Lo spiega bene Ned Beauman nel terzo saggio della raccolta: alcuni scienziati, tra cui il medico americano William Parker, ritengono che l’appendice abbia un’importante funzione immunitaria, legata al microbioma di cui si parla anche nel saggio sull’intestino crasso.
Se mai vi venisse un’infezione che vi causa una diarrea acuta, quello che sta succedendo è che tutti i batteri del vostro stomaco stanno per essere annientati come in un disastro nucleare. Dopodiché vi sarete liberati dei batteri nocivi ma avrete espulso anche quelli buoni. L’idea di Parker è che l’appendice funzioni come un’arca di Noè grazie alla quale sarà possibile ripopolare il vostro organismo di batteri buoni dopo che le acque alluvionali si saranno ritirate. Ecco il senso di tutto il tessuto linfatico: nell’appendice, il sistema immunitario mantiene delle strutture chiamate biopellicole, che fungono da rifugi per i batteri.
Secondo Parker è possibile che le persone che hanno l’appendice guariscano più in fretta di quelle a cui è stata rimossa chirurgicamente per un’appendicite, e che le appendiciti, cioè le infezioni dell’appendice, siano frequenti perché dovute a qualche disfunzione dello stile di vita contemporaneo nei paesi ricchi. Anche su questo tema sono necessarie altre ricerche, ma intanto possiamo cominciare a pensare meno male dell’appendice.
Una difesa della lobotomia
Molte persone associano, giustamente, la parola “lobotomia” a film come Qualcuno volò sul nido del cuculo e a terribili storie vere come quella di Rosemary Kennedy, la sorella del futuro presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy che a causa di una lobotomia subita a 23 anni venne ridotta in uno stato semi-vegetativo. Nel saggio di Lezioni di anatomia dedicato al cervello, lo scrittore Philip Kerr ripercorre la storia di questa pratica medica e cerca di mettere in buona luce il modo in cui viene praticata oggi:
Vorrei convincervi che questo procedimento, un tempo nefasto, oggi è diventato una pratica rispettabile in grado di ridare speranza a molte persone affette da epilessia del lobo temporale e vorrei riportare la parola lobotomizzato a uno status per cui non venga più utilizzata come termine derogatorio atto a descrivere una persona non molto brillante o ridotta a uno stato vegetativo dopo un intervento chirurgico.
Infatti nonostante non siano più fatte operazioni chirurgiche al cervello simili a quella che subì Rosemary Kennedy, oggi esistono pratiche chirurgiche che per risolvere problemi neurologici, ad esempio legati all’epilessia, prevedono la rimozione di parti del cervello. Sono operazioni molto complesse che richiedono una grande precisione e possono davvero cambiare la vita di alcuni pazienti: per evitare gli accostamenti con le pratiche sbagliate del passato hanno un nuovo nome, lobectomie temporali anteriori o ATL.