Evo Morales è stato rieletto presidente in Bolivia
Ha evitato di pochissimo il secondo turno, ma le opposizioni parlano di brogli e c'è chi chiede comunque il ballottaggio
Il presidente boliviano uscente, Evo Morales, è stato rieletto per il suo quarto mandato, vincendo il primo turno delle elezioni presidenziali che si sono tenute domenica scorsa: in Bolivia sono in corso varie proteste che contestano il risultato ufficiale, arrivato dopo un processo elettorale ritenuto da molti poco trasparente.
Con il 99,9 per cento dei voti scrutinati, Morales ha ottenuto il 47,07 per cento, contro il 36,51 per cento dello sfidante ed ex presidente Carlos Mesa. Per vincere al primo turno, Morales aveva bisogno del 10 per cento di scarto, raggiunto di misura: lo 0,1 per cento dei voti ancora da contare, ha detto una portavoce del comitato elettorale, non è sufficiente a cambiare il risultato.
Da giorni decine di migliaia di boliviani stanno protestando per le strade di La Paz e di altre città per contestare l’esito delle elezioni, che si era delineato con chiarezza già lunedì e che era stato giudicato sospetto da molti per via di alcune stranezze nella diffusione dei risultati. Mesa ha accusato il governo di aver messo in piedi una «vergognosa ed esplicita alterazione dei risultati» e ha chiesto che le manifestazioni pacifiche continuino.
I manifestanti chiedono un secondo turno, che sarebbe stato organizzato a dicembre se lo scarto tra Morales e Mesa fosse stato inferiore ai dieci punti percentuali. Le proteste erano cominciate perché inizialmente i risultati di un conteggio preliminare dei voti – diverso da quello ufficiale, e organizzato per dare maggiore trasparenza al processo – davano i due candidati più ravvicinati, entro i dieci punti. Poi però il Tribunale Supremo Elettorale aveva smesso di aggiornare i risultati per un giorno, e quando aveva ripreso lo scarto tra Morales e Mesa si era allargato appena sopra ai dieci punti, distacco poi confermato dal conteggio ufficiale.
Il Tribunale Supremo Elettorale ha già annunciato che a novembre saranno ricontati i voti del Dipartimento di Pando, nel nord del paese, dove sono stati presentati diversi ricorsi; intanto, però, è stata assegnata comunque la vittoria a Morales, che ha criticato duramente il suo avversario Mesa, accusandolo di voler organizzare un «colpo di stato di destra».
In alcune città, le proteste dei sostenitori di Mesa sono diventate violente, con episodi di devastazione e di repressione da parte della polizia. Le principali manifestazioni si sono concentrate davanti alla sede del Tribunale Supremo Elettorale a La Paz, dove i manifestanti hanno bruciato le bandiere nazionali e si sono scontrati con i sostenitori di Morales.
L’opposizione ha detto che non riconoscerà il risultato e l’Organizzazione degli Stati Americani, che riunisce i paesi del Nord e Sud America, ha chiesto che venga organizzato il secondo turno anche se lo scarto tra i due candidati è sopra ai dieci punti. Questa posizione è stata sostenuta anche dall’Unione Europea, così come da Stati Uniti, Argentina, Brasile e Colombia, tutti paesi con governi di destra e ostili ai leader socialisti sudamericani come Morales.
Morales, leader del Movimento per il Socialismo, è un ex raccoglitore di coca ed è stato il primo boliviano di origine indio a essere eletto presidente del paese. È al potere da quattordici anni: vinse le elezioni per la prima volta nel 2005, e godette a lungo di consensi altissimi.
Sotto la sua guida, la Bolivia ha attraversato un periodo di grande sviluppo in cui aumentò il PIL e si ridusse drasticamente la povertà, con grandi benefici soprattutto per le famiglie più povere che videro diminuire nettamente le diseguaglianze. Ancora oggi è un leader molto popolare, ma la sua lunga permanenza al potere ha iniziato a procurargli critiche e accuse di autoritarismo da parte delle opposizioni, che lamentano pochi spazi televisivi e scarsa indipendenza della magistratura. Nel febbraio del 2016, Morales perse di poco un referendum per confermare un’ulteriore modifica alla Costituzione che gli avrebbe permesso di candidarsi anche nel 2019. L’anno successivo, però, la Corte suprema del paese annullò il risultato del referendum, sostenendo che il limite al numero di mandati era una violazione dei diritti politici, in una sentenza molto contestata.
Mesa, ex giornalista televisivo, è stato presidente della Bolivia dal 2003 al 2005, ed era tornato popolare negli ultimi anni perché il governo di Morales lo aveva nominato, nonostante la grande rivalità tra i due, come rappresentante del paese nella disputa legale con il Cile per la questione dello sbocco sul mare. Il suo attuale partito, Comunidad Ciudadana, è un partito di centro liberale e molto critico del socialismo di Morales.