F. Murray Abraham ha 80 anni
Un attore che ha vinto un premio Oscar e può comunque prendere la metropolitana senza essere riconosciuto
“F. Murray Abraham” non è uno di quei nomi che conoscono tutti, e lui non ha una faccia che faccia dire a tutti “ah, ecco F. Murray Abraham”. Ma F. Murray Abraham – che oggi compie 80 anni – è un ottimo e famoso attore, noto soprattutto per aver vinto un Oscar come miglior attore interpretando Antonio Salieri in Amadeus, battendo tra l’altro l’attore che interpretava Wolfgang Amadeus Mozart. Prima e dopo quell’Oscar, vinto a metà degli anni Ottanta, Abraham ha fatto tanto teatro, un po’ di televisione (Homeland, di recente) e non poco cinema: spesso interpretando, secondo la definizione di IMDb, il ruolo «del cospiratore inaffidabile» o quello «dell’antagonista sinistro e sofisticato». È stato uno spacciatore in Scarface, l’Innominato nei Promessi Sposi della Rai e l’inquisitore Bernardo Gui nel Nome della Rosa di Jean-Jacques Annaud, quello con Sean Connery.
Murray Abraham – la “F.” prima del nome scelse di aggiungerla dopo, partendo dal nome di battesimo del padre – è nato a Pittsburgh, in Pennsylvania, il 24 ottobre 1939: figlio di un meccanico siriano arrivato negli Stati Uniti negli anni Venti e di una donna i cui genitori erano arrivati in America dalla Calabria. Passò diversi anni a El Paso, in Texas, vicino al confine con il Messico, e qualcuno dice che per qualche tempo finì nel giro delle gang locali. Ma poi si dedicò agli studi e poi alla recitazione.
Per un po’ di anni fece soprattutto pubblicità – per esempio “interpretando” un grappolo d’uva per la marca di abbigliamento Fruit of the Loom – e nel 1971 debuttò al cinema nella commedia They Might Be Giants. Interpretò poi uno dei poliziotti sotto copertura di Serpico, un tassista in Prigioniero della seconda strada, e un altro poliziotto in Tutti gli uomini del presidente. Ebbe anche una parte, da cattivo, nella quarta stagione della serie tv Kojak. Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta smise praticamente di recitare perché, come avrebbe raccontato in seguito, «nessuno mi prendeva seriamente». Per un po’ di tempo fece anche «il casalingo», prendendosi cura di casa e figli mentre la moglie lavorava.
Nel 1983 riprese a recitare interpretando Omar Suárez in Scarface e recitando quindi insieme ad Al Pacino, di cui ha detto: «Il fatto che Tony Montana sia venerato è straordinario, e la ragione è il suo carisma fuori dal comune. Non c’è altro modo per spiegarlo, non c’è niente che redime Tony Montana: “È un vagabondo, un killer, un diavolo senz’anima. Un Macbeth senza eroismo. Uno Iago senza senso dell’umorismo. È il più cupo di tutti”».
Mentre interpretava Suarez a Los Angeles, Abraham fu scelto per interpretare Antonio Salieri, una sorta di antagonista di Mozart, in Amadeus, che però si girava in Cecoslovacchia. Visto che il ruolo di Salieri «lo voleva ogni attore di Hollywood», Abraham accettò anche se aveva da fare con Scarface. Dovette quindi fare quattro volte avanti e indietro tra Hollywood e Praga, saltando da un ruolo all’altro. «Non fu difficile perché erano due ruoli diversissimi», ha spiegato, e sarebbe stato più difficile se fossero stati simili: «Interpretare uno era come prendersi una vacanza dall’altro», disse. Ma ammise anche: «Se guardate attentamente – ma dovete davvero guardare attentamente – troverete un paio di gesti che si assomigliano, nei miei personaggi in quei due film».
Grazie al ruolo di Salieri – un personaggio notevole e ancora dibattuto – in un gran film come Amadeus, diretto da Miloš Forman, Abraham vinse l’Oscar del 1985 come migliore attore protagonista, battendo Tom Hulce (che era stato Mozart), Jeff Bridges, Albert Finney e Sam Waterston. Abraham iniziò il discorso di ringraziamento dicendo: «Mentirei se dicessi che non so cosa dire, perché sono 25 anni che preparo questo discorso», e poi citò più volte Hulce, dicendo che sarebbe stato ancora più bello averlo lì accanto sul palco.
Dopo quel premio Abraham recitò e fu apprezzato nel Nome della Rosa, ma non ebbe la carriera che ci si aspetta da uno che ha vinto un Oscar. Un critico cinematografico lo citò come esempio della cosiddetta “maledizione dell’Oscar” e parlò – per riferirsi ad attori che dopo il premio non sembrano riuscire a replicare quel successo – della “sindrome di F. Murray Abraham“. Da parte sua, Abraham disse che gli proposero molti ruoli, e molti soldi, ma che non gli piacquero: «Ti offrono sempre la stessa cosa, e se te ne lamenti ti offrono ancora più soldi». Aggiunse che alla fine era bello poter combinare il fatto di aver vinto un Oscar con la possibilità «di poter ancora prendere la metropolitana senza essere riconosciuto».
Dopo l’Oscar, Abraham tornò al teatro – Shakespeare, Chechov e Beckett, tra le altre cose – e non ebbe mai un ruolo tanto importante e apprezzato come quello in Amadeus. Ma ha comunque avuto modo di recitare in film dei fratelli Coen e di Gus van Sant, Woody Allen, Lina Wertmüller, Renzo Martinelli e Wes Anderson.