Si inizia a parlare di “Watchmen”
È arrivato il primo episodio della serie tratta dalla famosa storia a fumetti degli anni Ottanta: se ne parla bene, ma bisogna prepararsi a tante domande e poche risposte
Da questa notte è disponibile il primo episodio di Watchmen, una delle serie più attese e ambiziose dell’anno. Watchmen è stata prodotta da HBO e il suo autore, sceneggiatore e produttore esecutivo è Damon Lindelof, che in passato si era occupato di Lost e di The Leftovers: la storia è una sorta di sequel della famosa serie a fumetti di Dave Gibbons e Alan Moore, pubblicata tra il 1986 e il 1987.
Watchmen prende spunto dalla storia originale, ma è ambientata trent’anni dopo, in molti casi con personaggi nuovi e vicende molto diverse. Il primo episodio – trasmesso questa notte in contemporanea con gli Stati Uniti – è disponibile in streaming su Sky Go e Now Tv; questa sera si potrà vedere su Sky Atlantic in versione originale e tra una settimana sarà disponibile anche in italiano (la stessa cosa che succedeva con gli episodi di Game of Thrones, per carpirci).
La prima cosa da dire su Watchmen è che è senza dubbio una serie complicata, di quelle che richiedono una grande attenzione e che, almeno nei primi episodi, danno più domande che risposte.
Come ha scritto il New York Times, già il primo episodio «è un’esperienza profondamente destabilizzante per tutti: quelli che non conoscono la storia di partenza, ma anche quelli con una relazione talmudica con il libro». In un caso perché si deve provare a capire come si incastrano le varie vicende, nel secondo perché si deve provare a dare un senso a quel che si vede succedere. Considerato anche quanto se ne stia parlando bene, vale la pena ripassare – senza spoiler – cosa è stato e cosa è ora Watchmen.
Il fumetto
Prima di diventare ogni altra cosa, Watchmen è stata una miniserie a fumetti pubblicata in 12 albi che nel 1987 furono raccolti in un unico volume e un po’ di anni dopo tradotti in italiano. Il britannico Alan Moore, famoso anche per V per Vendetta, si occupò dei testi; il britannico Dave Gibbons curò i disegni.
Watchmen, il fumetto, è un’ucronia, una storia che si immagina una realtà alternativa, conseguente a fatti passati diversi da quelli realmente accaduti. La storia è ambientata negli Stati Uniti negli anni Ottanta, in un mondo in cui esistono i supereroi, che però sono in pratica diventati dei fuorilegge, perché sempre più malvisti da gran parte della popolazione. In Watchmen il contesto generale è quello di una imminente guerra nucleare con l’Unione Sovietica, senza che all’orizzonte ci sia una possibile distensione tra le due superpotenze. Nell’ucronia di Watchmen gli Stati Uniti hanno vinto la guerra in Vietnam – in particolare grazie all’aiuto del supereroe Dottor Manhattan – e il presidente è Richard Nixon, eletto per cinque mandati consecutivi, senza che ci sia quindi stato il Watergate e tutto quello che ha comportato.
In questo contesto generale si inserisce la storia di un giustiziere mascherato (non proprio un supereroe) che si chiama Rorschach, che il New York Times definisce «reazionario nichilista» e che porta una maschera che ricorda i disegni astratti del test di Rorschach, introdotto poco meno di un secolo fa dallo psichiatra svizzero Hermann Rorschach.
Senza dire troppo, Watchmen – stiamo sempre parlando del fumetto – è la storia di un’indagine effettuata da Rorschach che finisce per parlare delle differenti posizioni tra i supereroi (o vigilanti mascherati) che hanno scelto di stare vicino al governo, aiutandolo nella lotta all’Unione Sovietica, e di quelli che invece sono praticamente spariti. Tutto cose che, intanto, hanno grandissime conseguenze sulla storia degli Stati Uniti e del mondo. Sempre secondo il New York Times, «Watchmen non solo superò in qualità, complessità e ambizione quello che erano stati i fumetti fino ad allora, ma reinventò anche cosa potesse essere e a cosa potesse ambire una storia sui supereroi».
Il film
Nel 2009 il fumetto, che Moore riteneva praticamente impossibile da trasformare in un film, divenne un film diretto da Zach Snyder, che pochi anni prima si era fatto notare come regista di 300, ispirato a un fumetto di Frank Miller, che raccontava molto liberamente la storia della battaglia delle Termopili. 300 non piacque granché – di certo non a Moore – e fece dire a molti che era molto difficile, se non impossibile, trasformare le centinaia di pagine del fumetto – ricche di riflessioni, citazioni, temi, personaggi e avvenimenti – in un film di un paio d’ore.
Nel sintetizzare l’opinione prevalente che i critici ebbero a proposito del film, il sito Rotten Tomatoes scrisse: «Crudo e visivamente notevole, è un adattamento fedele della storia di Moore, ma la sua complessa struttura narrativa lo rende difficile da capire per chi non conosce già la storia». Il film è ricordato soprattutto per la sua efficace scena iniziale, che mostra in pochi minuti, con in sottofondo The Times They Are a-Changin‘ di Bob Dylan, un’alternativa e supereroistica storia degli Stati Uniti del Ventesimo secolo.
La serie
Per provare a fare una serie tv di un fumetto considerato impossibile da trasformare in un film, Lindelof ha detto di voler fare un “remix” dell’originale. Watchmen, la serie, è ambientata nel 2019, circa trent’anni dopo la fine degli eventi del fumetto, in un mondo in cui sembra di capire che sia effettivamente successo quel che succede nel fumetto, ma in cui molte cose sono notevolmente cambiate. Un solo esempio: nel 2019 di Watchmen – la serie – il presidente degli Stati Uniti è Robert Redford, in carica da ormai diversi mandati, e Richard Nixon è tra i presidenti scolpiti sul Monte Rushmore.
Già dai primi minuti del primo episodio, si scopre che gli Stati Uniti di Watchmen arrivano da anni molto complicati segnati da gravissimi episodi di razzismo. I poliziotti si nascondono il viso con delle bandane gialle per evitare di essere riconosciuti ed esiste un gruppo di suprematisti bianchi che si fa chiamare Settima Cavalleria, i cui membri, per non farsi riconoscere, indossano maschere che ricordano chiaramente quella del personaggio di Rorschach. Sì, è una descrizione quantomeno spaesante. Il fatto è che guardare la serie, almeno nel suo primo episodio, non fa granché per ridurre questa sensazione.
Il primo episodio
Giusto per complicare ancora di più le cose, il primo episodio di Watchmen – “It’s Summer and We’re Running Out of Ice” – inizia nel 1921, mostrando un evento reale: il “massacro di Tulsa”. Tra il 31 maggio e il primo giugno di quell’anno a Tulsa, in Oklahoma, un gruppo di uomini bianchi attaccò i neri della città, in particolare il quartiere noto come Black Wall Street, uccidendo decine, forse centinaia di persone. La serie mostra parte di quel che successe, in particolare attraverso gli occhi di un bambino che riesce però a scappare da Tulsa e salvarsi. Dopodiché, senza ulteriori spiegazioni, la serie fa un salto di diversi decenni, raccontando quindi una storia ambientata nella Tulsa del 2019.
In mezzo è successo più o meno quel che succede nel fumetto, ma i dettagli e le conseguenze non vengono spiegati: vengono solo accennati e citati qua e là, rinforzando ogni volta la sensazione di spaesamento. I protagonisti del primo episodio sono il capo della polizia cittadina, interpretato da Don Johnson e due detective mascherati (con dei veri e propri costumi, non solo con le bandane gialle) interpretati da Regina King e Tim Blake Nelson. Ben presto si inizia a capire qualcosa su cosa sia la Settima Cavalleria, e sul perché i poliziotti si coprano il viso.
Ma, di nuovo, per una mezza risposta che arriva allo spettatore ci sono altre dieci domande che ci si fa su quel che si vede succedere. In particolare per quanto riguarda le stranissime e quasi surreali scene del personaggio interpretato da Jeremy Irons (dire chi sia è un po’ spoiler e un po’ no: non lo scriviamo, ma chi ha letto il fumetto probabilmente lo intuirà).
Quindi
La prima stagione di Watchmen è composta da nove episodi, e uno solo è oggettivamente poco per dire quanto e come saranno poi tirate le fila della storia. Per ora è una di quelle serie che, un po’ come succedeva per Westworld, chiede a chi la guarda molta attenzione e tanta pazienza, e di cui già iniziano a esserci podcast e articoli di analisi, con interpretazioni, teorie e domande. I critici, che in molti casi hanno avuto modo di vedere anche altri episodi oltre a quello già disponibile, dicono in genere che ne vale la pena.
James Poniewozik ha scritto sul New York Times: «Watchmen fa emozionare? Moltissimo. Diverte? Tantissimo. È inventivo e sorprendente? Come un mago con mille cappelli e conigli». Il consiglio, per chi ne ha voglia e ci riesce, è di tenere duro per i primi episodi.