Il Guggenheim quando nacque
L'edificio disegnato dall'architetto Frank Lloyd Wright fu inaugurato il 21 ottobre del 1959 e divenne subito il museo più opera d'arte del mondo
Il 21 ottobre del 1959, 60 anni fa, venne inaugurato a New York il Guggenheim, museo dedicato all’arte moderna e contemporanea tra i più importanti al mondo, da subito ammirato soprattutto per essere un’opera d’arte in sé. L’edificio venne infatti disegnato dall’architetto Frank Lloyd Wright, che impiegò 15 anni per progettarlo; venne inaugurato a sei mesi dalla sua morte e a 10 da quella del collezionista Solomon Guggenheim, suo committente insieme a Hilla von Rebay, la direttrice della Fondazione S. Guggenheim, nata nel 1937. La forma esterna, in cemento bianco, corrisponde alla rampa a spirale che percorre i sei piani all’interno fino alla cupola in vetro e le opere sono esposte in nicchie e gallerie lungo i muri della spirale. È quasi un «tempio, puro e astratto» e anche per questo privo di gallerie e grandi spazi per gli archivi.
È facile immaginare la meraviglia che provocò allora, quando nessuno aveva mai visto niente di simile, tanto che alcuni temevano che la struttura avrebbe sovrastato le opere d’arte stesse; Wright spiegò invece di averla progettata perché si accompagnasse con i quadri esposti in una «sinfonia bella e ininterrotta come mai accaduto prima nel mondo dell’arte».
Il museo è stato sottoposto a lavori di allargamento e ristrutturazione nel 1992 e poi dal 2005 al 2008. Della collezione permanente fanno parte molte opere astratte e surrealiste raccolte dalla nipote del fondatore, Peggy Guggenheim, la collezione di Impressionisti e Post-impressionisti di Justin K. Thannhauser, l’arte minimalista e concettuale europea e statunitense del collezionista italiano Giuseppe Panza di Biumo e un archivio di fotografie di Robert Mapplethorpe, a cui negli anni si sono aggiunti altre donazioni e acquisti. Al momento sono esposti, tra le altre cose, lavori di Mapplethorpe, del writer e pittore Jean-Michel Basquiat e dello scultore romeno Costantin Brancusi.