Cape Cod non sa come tenere lontani gli squali
Ce ne sono sempre di più, anche a causa del ritorno delle foche, e per una località turistica è un problema
Cape Cod è una penisola dello stato del Massachusetts (Stati Uniti) molto nota come meta turistica, soprattutto per appassionati di vela, pesca e surf. La parte più a nord della penisola, chiamata Outer Cape, è quella meno popolata ed è conosciuta perché negli ultimi anni ci sono stati molti attacchi di squali nei confronti di bagnanti (nell’area, soprattutto nella vicina isola di Martha’s Vineyard, nel 1974 è stato girato il film Lo squalo, peraltro). Gli ultimi sono avvenuti lo scorso anno, quando ad agosto un uomo era stato attaccato e ferito da uno squalo e a settembre un altro uomo era stato ucciso mentre nuotava: quest’ultimo è stato il primo caso in 82 anni di morte di una persona in seguito all’attacco di uno squalo nella zona. Dopo questi incidenti le autorità locali hanno deciso di commissionare uno studio per valutare come contrastare l’avvicinamento degli squali alle coste di Cape Cod, ed evitare altri attacchi che possano danneggiare gli affari e il turismo.
I risultati dello studio, finanziato dalla sovrintendenza delle spiagge di Cape Cod e dalle città della zona, sono stati pubblicati questa settimana (PDF) e hanno evidenziato come per contrastare gli attacchi degli squali al momento non ci siano soluzioni che possano garantire al 100 per cento la sicurezza dei bagnanti. Lo studio è stato realizzato dall’organizzazione di ricerca e consulenza Woods Hole Group, che ha analizzato nel corso di questi mesi tutte le possibili soluzioni per evitare l’avvicinamento degli squali ai bagnanti o, quantomeno, il loro avvistamento per tempo.
Questi metodi comprendono boe radar in grado di segnalare la presenza di squali, barriere artificiali, droni, abbigliamento mimetico da far indossare ai bagnanti e strumenti come cavigliere elettromagnetiche per respingere gli squali quando si avvicinano. Tutte le tecniche analizzate, secondo lo studio, risultano però troppo costose per essere applicate estesamente a tutta la zona balneabile di Outer Cape, e non sempre efficaci. I sistemi di avvistamento, per esempio, funzionano ma non abbastanza velocemente per fare in tempo ad avvertire i bagnanti della presenza degli squali.
«La cosa importante da capire è che non è realistico pensare che una qualsiasi forma di avvistamento possa eliminare gli attacchi degli squali», si legge nello studio. «Il presupposto che l’avvistamento possa rendere da solo le spiagge sicure può essere esso stesso pericoloso, perché fa sì che le persone adottino più facilmente comportamenti non sicuri». Il modo migliore per evitare gli attacchi da parte degli squali, secondo il Woods Hole Group è “modificare il comportamento delle persone”, quindi rispettare i divieti di balneazione laddove ci siano, nuotare sempre vicino alla riva, preferibilmente non da soli, e non avvicinarsi ai gruppi di foche.
Proprio le foche sono risultate uno dei principali fattori legati all’arrivo degli squali a Cape Cod negli ultimi anni. Dopo che per molti anni, tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, il numero di esemplari di foche nella zona era diminuito, a causa della caccia promossa dallo stato del Massachusetts, a partire dal 1962 sono state inserite tra le specie protette dello stato, e il loro numero è cresciuto rapidamente: si stima che nel 2015 nel solo Massachusetts del sud ce ne fossero tra 28mila e 40mila. Una presenza così massiccia di foche attira ovviamente gli squali, ma secondo lo studio non si può fare molto per evitarlo. L’abbattimento delle foche non è consentito, così come i sistemi di sterilizzazione per limitare le nascite di nuovi esemplari. Ma anche se fosse legale, sottolinea lo studio, sarebbe un’operazione estremamente costosa, e la comunità di Cape Cod non potrebbe permettersela.