Cosa succede oggi con Brexit, in ordine
Johnson sta cercando i 320 voti necessari per fare approvare dal parlamento britannico l'accordo con l'Unione Europea e sembra che potrebbe farcela
Oggi il parlamento britannico dovrà votare sul nuovo accordo per Brexit raggiunto dal governo di Boris Johnson con l’Unione Europea. Se l’accordo sarà approvato sarà quasi certamente evitato il rischio del cosiddetto no deal, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza un accordo che regoli le loro relazioni future; se l’accordo sarà respinto le cose si complicheranno nuovamente e si tornerà a parlare con maggiore insistenza del no deal. La novità più rilevante delle ultime ore sembra essere che comunque vada la giornata di oggi, il Regno Unito potrebbe essere costretto a chiedere un rinvio della scadenza del 31 ottobre per l’uscita dall’Unione Europea.
Super Saturday
Anche se con Brexit ci sono già stati molti momenti “decisivi” che non lo erano, ciò che succederà oggi sarà effettivamente molto importante e i giornali britannici hanno definito la giornata “storica” e “cruciale“; il Guardian parla di “super Saturday”. Qualcosa di straordinario, il dibattito di oggi lo ha già: visti i tempi stretti che ci sono per approvare l’accordo – la scadenza di Brexit è il 31 ottobre, come abbiamo detto – il parlamento è stato convocato di sabato per la prima volta dai tempi della guerra nelle Falkland.
Programma della giornata
Il parlamento si è riunito alle 9.30 ora locale (le 10.30 in Italia) e i lavori sono cominciati con una dichiarazione di Boris Johnson sull’accordo raggiunto. Poi sarà presentata la mozione che riguarda l’accordo: verranno quindi presentati gli emendamenti selezionati per essere discussi e si procederà al dibattito. In base al numero di emendamenti presentati, il voto finale sulla mozione originale potrà essere tenuto tra il primo pomeriggio e le prime ore della sera.
Di quanti voti ha bisogno Johnson
Per fare approvare l’accordo dalla Camera bassa del Parlamento britannico, Johnson ha bisogno di 320 voti. Trovarli non sarà semplicissimo e i giornali britannici hanno raccontato che nelle ultime ore ci sono stati incessanti contatti tra il governo e i parlamentari di maggioranza e opposizione, per convincere il maggior numero di loro a votare a favore dell’accordo. Johnson potrà quasi certamente contare sul voto di 287 parlamentari Conservatori; si parla poi del possibile sostegno dei 20 parlamentari Conservatori espulsi dal partito nelle ultime settimane, di 19 parlamentari Laburisti che si sono schierati a favore dell’accordo e di una manciata di ex Laburisti che sono passati tra gli indipendenti. Sky News, facendo i conti, stima che Johnson possa contare in tutto su 316 voti: quattro meno del necessario. Il Guardian ha invece contato 321 parlamentari favorevoli all’accordo: abbastanza per farlo approvare.
Sappiamo già che altri voti favorevoli all’accordo non dovrebbero arrivare dal DUP (Partito Unionista Democratico), alleato del governo Johnson, che ha già detto che voterà contro. Il DUP è un partito nordirlandese cosiddetto “unionista”, perché è a favore della permanenza dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito. Il DUP, che controlla 10 seggi, è contrario all’accordo perché crea una notevole differenza di trattamento tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord, con il rischio che l’Irlanda del Nord si stacchi progressivamente dal resto del paese e si avvicini di fatto verso l’unione con l’Irlanda.
Sappiamo inoltre che il partito Laburista sta facendo enormi pressioni sui suoi parlamentari affinché votino contro l’accordo. Venerdì Jon Lansman, fondatore di Momentum, organizzazione laburista formata dai sostenitori del leader del partito, Jeremy Corbyn, ha detto che tutti i parlamentari laburisti che voteranno a favore dell’accordo potrebbero essere sostituiti da altri candidati alle prossime elezioni. Bisognerà quindi capire che peso avranno queste minacce al momento del voto.
Se l’accordo sarà approvato, cosa succederà?
Se il parlamento approverà l’accordo di Johnson senza emendamenti dovranno allora essere calendarizzati altri voti necessari per approvare le leggi secondarie necessarie perché l’accordo abbia reale valore. Nella migliore delle possibilità, le leggi sarebbero presentate lunedì al parlamento, ma non è detto che si riesca comunque ad approvarle entro il 31 ottobre. Anche se l’accordo verrà approvato oggi, potrebbe essere quindi necessario un rinvio di Brexit (ed è probabile che l’Unione Europea lo approverebbe).
Se il parlamento dovesse approvare l’accordo con degli emendamenti, tutto il processo sarebbe rallentato e sarebbe ancora più probabile un nuovo rinvio di Brexit.
L’accordo dovrebbe comunque essere approvato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Europeo, ma a quel punto sarebbero solo una formalità.
L’emendamento più discusso
Nelle ultime ore si è molto parlato di un emendamento – “emendamento Letwin” – che se approvato rimanderebbe l’ultimo decisivo voto sull’accordo per Brexit a dopo l’approvazione di tutte le altre leggi che lo regoleranno. Il motivo di questa complicazione è il timore che se l’accordo venisse approvato prima delle altre leggi di cui ha bisogno per essere effettivo, qualcuno potrebbe farlo fallire in uno dei successivi voti, costringendo di fatto il Regno Unito a uscire dall’Unione Europea senza un accordo. Sembra che l’emendamento sarà sostenuto dai Laburisti e dai liberaldemocratici, ma per essere approvato avrà bisogno del voto anche di una parte dei Conservatori.
E se l’accordo sarà respinto?
Tutto quanto tornerebbe ancora una volta in discussione e – come abbiamo imparato negli ultimi anni – è difficile prevedere con chiarezza cosa potrebbe succedere. La possibilità che si rinunci a un accordo e si vada verso il no deal esiste: ma Johnson dovrebbe vincere un voto che sostenga questa possibilità, altrimenti dovrebbe attenersi alla legge approvata poche settimane fa che gli impone di chiedere una nuova proroga. Spetterebbe poi all’Unione Europea decidere se concedere o meno un nuovo rinvio: ma molto potrebbe dipendere anche da cosa succederà intanto nel Regno Unito e cosa farà Johnson.
La diretta